I negoziatori dei partiti che stanno trattando la formazione del nuovo governo federale del Belgio hanno raggiunto un accordo per l'uscita dal nucleare per il 2015, anche se resterebbe una certa confusione sul calendario per attuarla.
GreenReport - I negoziatori hanno previsto anche la messa a punto di un piano per realizzare le alternative energetiche necessarie per abbandonare il nucleare. Bisogna ricordare che una legge del 31 gennaio 2003 prevedeva già la chiusura progressiva di tutti i reattori nucleari del Belgio entro il 2025, cominciando da Doel 1, Doel 2 e Tihange 1 proprio nel 2015. I restanti 4 reattori dovevano essere chiusi tra il 2022 e il 2025.
Quindi si tratta di un obiettivo confermato con anticipo, ma alcuni negoziatori pensano che i piani per le energie alternative debbano essere stabiliti in funzione dell'uscita completa dal nucleare entro il 2015, mentre altri dicono che bisogna essere sicuri dell'attuazione delle alternative prima di confermare la data del 2015.
Il problema è come "ammortizzare" i costi per i gestori delle centrali nucleari e le tasse che lo Stato riceve dal nucleare. Non a caso l'amministratore delegato di Gdf Suez, Gérard Mestrallet, recentemente ha minacciato il Belgio di «Rivalutare la sua strategia di investimenti in Belgio ed in particolare la sua disposizione ad estendere la durata della vita dei tre più vecchi reattori», se il nuovo governo belga tenterà di rivedere l'accordo firmato da Gdf Suez ed il premier di centro-destra Herman Van Rompuy nel 2009 per prolungare di 10 anni la vita dei tre più vecchi reattori. La Gdf Suez gestisce 7 reattori nucleari belgi attraverso la sua filiale Electrabel che Electrabel aveva già investito 500 milioni di euro negli ultimi 5 anni nei reattori Doel 1, Doel 2 e Tihange 1, e un miliardo di investimenti in più sarebbe necessario per prolungare la loro durata di vita. La produzione nucleare belga venduta al 25 % a Gdf Suez, al 25 % alla francese Edf e al 40% alla tedesca Eon.
Alla borsa di Parigi il titolo Gdf Suez è affondato dopo l'annuncio della fuoriuscita anticipata del Belgio dal nucleare: alle 9,48 di stamattina perdeva il 4,18%.
Intanto la Commission de Régulation de l'électricité et du gaz (Creg) va in soccorso della lobby nucleare e dice che, in base ad un nuovo studio sulla produzione di elettricità installata in Belgio nel 2010, «Per il momento in Belgio esiste una mancanza di capacità di produzione elettrica ed aumenterà ancora entro il 2015». Il Creg già a giugno aveva messo in guardia contro il rischio di una carenza di elettricità tra il 2012 e il 2015 perché non si è investito in nuove centrali».
Ma il governo belga sa che i suoi cittadini sono contro il nucleare e che la piattaforma Stop and Go, formata da Greenpeace, Inter-Environnement Wallonie, Wef e Bond Beter Leefmilieu, ha scaricato sul tavolo delle trattative (dove i Verdi sono centrali) e direttamente nelle mani del premier incaricato, il socialista Elio Di Rupo, più di 100.000 firme raccolte in pochi giorni che chiedono ai politici lo Stop al nucleare, una delle poche cose che riunisce fiamminghi e valloni. Secondo un sondaggio Ipsos solo l'8% dei belgi sostengono apertamente il nucleare e più del 60% si dice assolutamente contrario.
Joëlle Hérin, responsabile della campagna energia di Greenpeace Belgique sottolinea che «La petizione non punta unicamente a far rispettare la legge sull'uscita dal nucleare dalla nuova equipe governativa presto in campo, invita anche i nostri dirigenti a rivolgersi risolutamente verso le energie rinnovabili. Un Belgio basato al 100% sulle energie rinnovabili è possibile entro il 2050 se il nostro governo tiene conto del segnale che la popolazione gli ha dato. Più di 100.000 persone in Belgio hanno reclamato il passaggio alle energie rinnovabili. Non è un aneddoto, è anche più del numero degli aderenti al Partito socialista».
Un avvertimento popolare che Di Rupo sembra aver preso molto sul serio.
GreenReport - I negoziatori hanno previsto anche la messa a punto di un piano per realizzare le alternative energetiche necessarie per abbandonare il nucleare. Bisogna ricordare che una legge del 31 gennaio 2003 prevedeva già la chiusura progressiva di tutti i reattori nucleari del Belgio entro il 2025, cominciando da Doel 1, Doel 2 e Tihange 1 proprio nel 2015. I restanti 4 reattori dovevano essere chiusi tra il 2022 e il 2025.
Quindi si tratta di un obiettivo confermato con anticipo, ma alcuni negoziatori pensano che i piani per le energie alternative debbano essere stabiliti in funzione dell'uscita completa dal nucleare entro il 2015, mentre altri dicono che bisogna essere sicuri dell'attuazione delle alternative prima di confermare la data del 2015.
Il problema è come "ammortizzare" i costi per i gestori delle centrali nucleari e le tasse che lo Stato riceve dal nucleare. Non a caso l'amministratore delegato di Gdf Suez, Gérard Mestrallet, recentemente ha minacciato il Belgio di «Rivalutare la sua strategia di investimenti in Belgio ed in particolare la sua disposizione ad estendere la durata della vita dei tre più vecchi reattori», se il nuovo governo belga tenterà di rivedere l'accordo firmato da Gdf Suez ed il premier di centro-destra Herman Van Rompuy nel 2009 per prolungare di 10 anni la vita dei tre più vecchi reattori. La Gdf Suez gestisce 7 reattori nucleari belgi attraverso la sua filiale Electrabel che Electrabel aveva già investito 500 milioni di euro negli ultimi 5 anni nei reattori Doel 1, Doel 2 e Tihange 1, e un miliardo di investimenti in più sarebbe necessario per prolungare la loro durata di vita. La produzione nucleare belga venduta al 25 % a Gdf Suez, al 25 % alla francese Edf e al 40% alla tedesca Eon.
Alla borsa di Parigi il titolo Gdf Suez è affondato dopo l'annuncio della fuoriuscita anticipata del Belgio dal nucleare: alle 9,48 di stamattina perdeva il 4,18%.
Intanto la Commission de Régulation de l'électricité et du gaz (Creg) va in soccorso della lobby nucleare e dice che, in base ad un nuovo studio sulla produzione di elettricità installata in Belgio nel 2010, «Per il momento in Belgio esiste una mancanza di capacità di produzione elettrica ed aumenterà ancora entro il 2015». Il Creg già a giugno aveva messo in guardia contro il rischio di una carenza di elettricità tra il 2012 e il 2015 perché non si è investito in nuove centrali».
Ma il governo belga sa che i suoi cittadini sono contro il nucleare e che la piattaforma Stop and Go, formata da Greenpeace, Inter-Environnement Wallonie, Wef e Bond Beter Leefmilieu, ha scaricato sul tavolo delle trattative (dove i Verdi sono centrali) e direttamente nelle mani del premier incaricato, il socialista Elio Di Rupo, più di 100.000 firme raccolte in pochi giorni che chiedono ai politici lo Stop al nucleare, una delle poche cose che riunisce fiamminghi e valloni. Secondo un sondaggio Ipsos solo l'8% dei belgi sostengono apertamente il nucleare e più del 60% si dice assolutamente contrario.
Joëlle Hérin, responsabile della campagna energia di Greenpeace Belgique sottolinea che «La petizione non punta unicamente a far rispettare la legge sull'uscita dal nucleare dalla nuova equipe governativa presto in campo, invita anche i nostri dirigenti a rivolgersi risolutamente verso le energie rinnovabili. Un Belgio basato al 100% sulle energie rinnovabili è possibile entro il 2050 se il nostro governo tiene conto del segnale che la popolazione gli ha dato. Più di 100.000 persone in Belgio hanno reclamato il passaggio alle energie rinnovabili. Non è un aneddoto, è anche più del numero degli aderenti al Partito socialista».
Un avvertimento popolare che Di Rupo sembra aver preso molto sul serio.
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