Arrestato nella notte il faccendiere Daccò, indagato don Verzè, perquisizioni della Guardia di Finanza in tre regioni
PeaceReporter - Questa notte è stato arrestato, e sottoposto a due interrogatori, il faccendiere 55enne Piero Daccò, intermediario in rapporti d'affari e di consulenze con il polo della sanità privata lombarda San Raffaele. L'atto, motivato con il rischio di fuga dell'indagato, s'inquadra nell'inchiesta della Procura di Milano sul quasi crac della Fondazione San Raffaele-Monte Tabor, lo scorso 28 ottobre ammessa dal Tribunale fallimentare al concordato preventivo. Daccò, accreditato di ottime entrature in Regione Lombardia e indicato come molto vicino a Comunione e Liberazione, è indagato per concorso in bancarotta e ora il giudice si dovrà pronunciare sulla convalida del fermo.
Dopo l'arresto di Daccò, sono state effettuate venti perquisizioni della Guardia di Finanza in Lombardia, Liguria e Marche. Si tratta di società collegate, a vario titolo, con l'istituto sanitario milanese. Uffici, abitazioni e persino yacht, tutti intestati alla fondazione Monte Tabor o a persone vicine alla struttura di don Luigi Verzé, il 91enne fondatore e padre padrone del San Raffaele.
Con Daccò sono indagate altre cinque persone dalla Procura di Milano e, tra queste, anche il fondatore dell'ospedale, don Verzè. Secondo quanto riportato, oggi, dal Corriere della Sera, l'inchiesta per la bancarotta da 1 miliardo e mezzo dell'istituto, sarebbe a una svolta significativa. Il faccendiere avrebbe sottratto dalle casse del San Raffaele 3 milioni di euro. Secondo i pm milanesi, che martedì hanno interrogato fino a tarda notte i costruttori Zammarchi (anche loro indagati), sono tre gli episodi di concorso in bancarotta e in uno di essi risulta indagato anche il prete-manager.
PeaceReporter - Questa notte è stato arrestato, e sottoposto a due interrogatori, il faccendiere 55enne Piero Daccò, intermediario in rapporti d'affari e di consulenze con il polo della sanità privata lombarda San Raffaele. L'atto, motivato con il rischio di fuga dell'indagato, s'inquadra nell'inchiesta della Procura di Milano sul quasi crac della Fondazione San Raffaele-Monte Tabor, lo scorso 28 ottobre ammessa dal Tribunale fallimentare al concordato preventivo. Daccò, accreditato di ottime entrature in Regione Lombardia e indicato come molto vicino a Comunione e Liberazione, è indagato per concorso in bancarotta e ora il giudice si dovrà pronunciare sulla convalida del fermo.
Dopo l'arresto di Daccò, sono state effettuate venti perquisizioni della Guardia di Finanza in Lombardia, Liguria e Marche. Si tratta di società collegate, a vario titolo, con l'istituto sanitario milanese. Uffici, abitazioni e persino yacht, tutti intestati alla fondazione Monte Tabor o a persone vicine alla struttura di don Luigi Verzé, il 91enne fondatore e padre padrone del San Raffaele.
Con Daccò sono indagate altre cinque persone dalla Procura di Milano e, tra queste, anche il fondatore dell'ospedale, don Verzè. Secondo quanto riportato, oggi, dal Corriere della Sera, l'inchiesta per la bancarotta da 1 miliardo e mezzo dell'istituto, sarebbe a una svolta significativa. Il faccendiere avrebbe sottratto dalle casse del San Raffaele 3 milioni di euro. Secondo i pm milanesi, che martedì hanno interrogato fino a tarda notte i costruttori Zammarchi (anche loro indagati), sono tre gli episodi di concorso in bancarotta e in uno di essi risulta indagato anche il prete-manager.
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