«Rafforzare la fede e assumere maggiori responsabilità in ambito politico e all’interno della società». Sono i doveri cui ha richiamato la sua comunità monsignor Djuro Hranić, vescovo ausiliario di Djakovo-Osijek in Croazia
Durante una visita in arcidiocesi di alcuni membri di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il presule ha indicato la necessità di un maggiore impegno del laicato nella Chiesa. «I laici non sono semplici consumatori della domenica – ha affermato monsignor Hranić – ma rappresentanti del proprio credo nella società». Specie nei Paesi in cui la fede va scomparendo, il primo compito dei cristiani è quello di testimoniare i propri valori, nei rapporti sociali quanto in politica.
Per sostenere la comunità in questo «incarico vitale», l’arcidiocesi ha posto tra gli obiettivi primari l’educazione ed il rafforzamento della fede. Per questo, nel Sinodo diocesano del 2008, fu delineato un intenso programma pastorale e di catechesi per giovani, ma soprattutto per gli adulti. «Durante il periodo comunista era vietato frequentare il catechismo – spiega il presule – e oggi che i bambini possono ricevere gli insegnamenti della nostra Chiesa, accade spesso che i figli ne sappiano più dei genitori». L’Assemblea consultiva dei fedeli ha inoltre indicato un intenso programma pastorale per aiutare gli studenti e i giovani intellettuali a prendere coscienza dei loro doveri verso la comunità. «Il desiderio di una Croazia indipendente si è finalmente realizzato – afferma– ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità».
Nell’area dell’arcidiocesi di Djakovo-Osijek – che si estende nell’Est della Croazia al confine con la Serbia – vivono circa 800mila cattolici e 50mila serbo-ortodossi. Monsignor Hranić descrive i rapporti interreligiosi nella regione sereni e amichevoli: «I fedeli delle due confessioni convivono pacificamente – racconta – sostenuti dall’impegno ecumenico dei loro vescovi. Le nostre Chiese lavorano sempre a stretto contatto».
Sul fronte dei rapporti Stato-Chiesa, sono da segnalare anche in Croazia ulteriori sviluppi nelle questioni di risarcimento/restituzione legate alle nazionalizzazioni subite nei Paesi dell’Europa Orientale durante il comunismo. E’ di qualche settimana fa la notizia per cui, proprio ad indennizzo di quanto accaduto in Croazia dopo il 1945, l’ex-sede della scuola politica per la formazione della classe dirigente comunista a Kumrovec – villaggio natale del maresciallo Tito, situato nel nord del Paese – sarebbe stata restituita alla Chiesa cattolica.
ACS è al fianco della Chiesa in Croazia con numerosi progetti sia a livello diocesano che nazionale. Da notare il contributo a interventi di costruzione e ristrutturazione, tra cui quello al monastero di Cristo Re nella diocesi di Sisak, e le iniziative di sostegno alla pastorale, come la pubblicazione di CD di supporto al lavoro formativo del Movimento dei Focolari di Cherca.
Durante una visita in arcidiocesi di alcuni membri di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il presule ha indicato la necessità di un maggiore impegno del laicato nella Chiesa. «I laici non sono semplici consumatori della domenica – ha affermato monsignor Hranić – ma rappresentanti del proprio credo nella società». Specie nei Paesi in cui la fede va scomparendo, il primo compito dei cristiani è quello di testimoniare i propri valori, nei rapporti sociali quanto in politica.
Per sostenere la comunità in questo «incarico vitale», l’arcidiocesi ha posto tra gli obiettivi primari l’educazione ed il rafforzamento della fede. Per questo, nel Sinodo diocesano del 2008, fu delineato un intenso programma pastorale e di catechesi per giovani, ma soprattutto per gli adulti. «Durante il periodo comunista era vietato frequentare il catechismo – spiega il presule – e oggi che i bambini possono ricevere gli insegnamenti della nostra Chiesa, accade spesso che i figli ne sappiano più dei genitori». L’Assemblea consultiva dei fedeli ha inoltre indicato un intenso programma pastorale per aiutare gli studenti e i giovani intellettuali a prendere coscienza dei loro doveri verso la comunità. «Il desiderio di una Croazia indipendente si è finalmente realizzato – afferma– ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità».
Nell’area dell’arcidiocesi di Djakovo-Osijek – che si estende nell’Est della Croazia al confine con la Serbia – vivono circa 800mila cattolici e 50mila serbo-ortodossi. Monsignor Hranić descrive i rapporti interreligiosi nella regione sereni e amichevoli: «I fedeli delle due confessioni convivono pacificamente – racconta – sostenuti dall’impegno ecumenico dei loro vescovi. Le nostre Chiese lavorano sempre a stretto contatto».
Sul fronte dei rapporti Stato-Chiesa, sono da segnalare anche in Croazia ulteriori sviluppi nelle questioni di risarcimento/restituzione legate alle nazionalizzazioni subite nei Paesi dell’Europa Orientale durante il comunismo. E’ di qualche settimana fa la notizia per cui, proprio ad indennizzo di quanto accaduto in Croazia dopo il 1945, l’ex-sede della scuola politica per la formazione della classe dirigente comunista a Kumrovec – villaggio natale del maresciallo Tito, situato nel nord del Paese – sarebbe stata restituita alla Chiesa cattolica.
ACS è al fianco della Chiesa in Croazia con numerosi progetti sia a livello diocesano che nazionale. Da notare il contributo a interventi di costruzione e ristrutturazione, tra cui quello al monastero di Cristo Re nella diocesi di Sisak, e le iniziative di sostegno alla pastorale, come la pubblicazione di CD di supporto al lavoro formativo del Movimento dei Focolari di Cherca.
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