Mentre da Cannes giungono poco rassicuranti notizie di proposte linee di credito all'Italia da parte dell'Fmi, nonché dell'intenzione dello stesso fondo di monitorare sulle riforme economiche promesse dallo Stivale all'Europa (ma ancora tutte da definire ed attuare), le avvisaglie parlano di un progressivo commissariamento dei vertici nostrani, con un esecutivo indebolito e totalmente privo di credibilità internazionale, che non ha la forza di negoziare condizioni da una posizione di parità.
GreenReport - La chiusura del vertice del G20, intanto, è prevista per oggi. All'orizzonte non si profila alcuna svolta decisiva, confermando dunque le aspettative di basso profilo che hanno accompagnato fin dall'inizio la riunione dei grandi a Cannes. A meno di cambiamenti di rotta repentini quanto decisi, il vertice si chiuderà proprio come il segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-Moon (Nella foto), chiedeva invece che non finisse: come un «estintore finanziario», dall'efficacia oltretutto risibile.
Di fronte alla debacle totale di un modello di crescita insostenibile e squilibrata, tutto quel che i vertici cercano è di infondere è semplicemente l'assurda paura (venduta come coraggio) necessaria per stringere ancora di più la cinghia e tirare dritto, senza ripensamenti concreti sul modello economico che infine ci governa, anziché essere governato dalle democrazie. Scene da inabissamento del Titanic (venduto come "inaffondabile", ovviamente), con la proverbiale orchestra che seguita a suonare il solito motivo.
Eppure, ogni tanto sprazzi di luce - magari lanciati con il minimo della convinzione anche dalla fonte da cui partono - arrivano comunque a fendere la nebbia che ci attornia. Lo stesso Ban, all'apertura del G20, ha parlato di come la ripresa dell'economia globale debba essere condotta verso una ‹‹crescita sostenibile ed inclusiva. È giunto il momento di scrivere un nuovo contratto sociale per il XXI secolo››, come riporta una nota dell'Onu.
Con la piaga della disoccupazione in crescita ovunque, coi giovani che «non hanno un lavoro, e scarse possibilità di trovarne uno», l'allarme più significativo per la società arriva forse proprio dalle «disuguaglianze che si stanno ampliando. Troppe persone non possono ancora vedere la luce alla fine di un lungo, lungo tunnel. Ecco perché sono in marcia, ansiose, arrabbiate ed indignate. In fondo, questo è un appello per la dignità umana - la dignità ed il rispetto che vengono da un lavoro decente».
«Abbiamo bisogno di una decisa ripresa del lavoro - ha proseguito Ban. I policy-makers devono fare dell'occupazione una priorità, e non un ripiego. Il nuovo contratto sociale deve includere anche un piano di protezione sociale con forti garanzie per i più poveri e i più vulnerabili».
Snocciolando le linee di principio sulle quali muoversi per uscire «da questo disastro», Ban pone come prima priorità quella di uno sviluppo sostenibile, dato che «quella per la crescita economica e quella per lo sviluppo sostenibile sono la stessa battaglia. Energie sostenibili rappresentano nutrimento per posti di lavoro - posti di lavoro che ricaricano le economie, posti di lavoro per costruire infrastrutture e, sopra ogni cosa, posti di lavoro per proteggere il pianeta ed i più poveri.
Non possiamo bruciare la nostra via per il futuro. Non possiamo erodere la strada per una maggiore prosperità. La ripresa economica e lo sviluppo sostenibile devono andare di pari passo. Crescita e sviluppo devono essere sostenibili». L'evidenza mostra come la crescita tout court, governata (?) solo da mercati drogati, porti solo a disuguaglianza e periodici crolli economici (intrinseci in un continuum del sistema), in attesa dell'ultimo e più disastroso default: quello dell'ecosistema, che non prevede aggiustamenti finanziari possibili per tappare le falle.
Gattopardeschi cambiamenti di rotta, per cui infine tutto cambia per non cambiare mai, rappresentano solo pillole amare da inghiottire, ma che non regalano alcun orizzonte diverso e migliore cui aspirare. Con le parole di Ban Ki-Moon, ‹‹in questo momento di crisi e di confusione, discordia e divisione, disuguaglianza e ingiustizia siamo tutti chiamati alla battaglia morale ancora una volta. Abbiamo bisogno di una rivoluzione nel nostro modo di pensare››.
GreenReport - La chiusura del vertice del G20, intanto, è prevista per oggi. All'orizzonte non si profila alcuna svolta decisiva, confermando dunque le aspettative di basso profilo che hanno accompagnato fin dall'inizio la riunione dei grandi a Cannes. A meno di cambiamenti di rotta repentini quanto decisi, il vertice si chiuderà proprio come il segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-Moon (Nella foto), chiedeva invece che non finisse: come un «estintore finanziario», dall'efficacia oltretutto risibile.
Di fronte alla debacle totale di un modello di crescita insostenibile e squilibrata, tutto quel che i vertici cercano è di infondere è semplicemente l'assurda paura (venduta come coraggio) necessaria per stringere ancora di più la cinghia e tirare dritto, senza ripensamenti concreti sul modello economico che infine ci governa, anziché essere governato dalle democrazie. Scene da inabissamento del Titanic (venduto come "inaffondabile", ovviamente), con la proverbiale orchestra che seguita a suonare il solito motivo.
Eppure, ogni tanto sprazzi di luce - magari lanciati con il minimo della convinzione anche dalla fonte da cui partono - arrivano comunque a fendere la nebbia che ci attornia. Lo stesso Ban, all'apertura del G20, ha parlato di come la ripresa dell'economia globale debba essere condotta verso una ‹‹crescita sostenibile ed inclusiva. È giunto il momento di scrivere un nuovo contratto sociale per il XXI secolo››, come riporta una nota dell'Onu.
Con la piaga della disoccupazione in crescita ovunque, coi giovani che «non hanno un lavoro, e scarse possibilità di trovarne uno», l'allarme più significativo per la società arriva forse proprio dalle «disuguaglianze che si stanno ampliando. Troppe persone non possono ancora vedere la luce alla fine di un lungo, lungo tunnel. Ecco perché sono in marcia, ansiose, arrabbiate ed indignate. In fondo, questo è un appello per la dignità umana - la dignità ed il rispetto che vengono da un lavoro decente».
«Abbiamo bisogno di una decisa ripresa del lavoro - ha proseguito Ban. I policy-makers devono fare dell'occupazione una priorità, e non un ripiego. Il nuovo contratto sociale deve includere anche un piano di protezione sociale con forti garanzie per i più poveri e i più vulnerabili».
Snocciolando le linee di principio sulle quali muoversi per uscire «da questo disastro», Ban pone come prima priorità quella di uno sviluppo sostenibile, dato che «quella per la crescita economica e quella per lo sviluppo sostenibile sono la stessa battaglia. Energie sostenibili rappresentano nutrimento per posti di lavoro - posti di lavoro che ricaricano le economie, posti di lavoro per costruire infrastrutture e, sopra ogni cosa, posti di lavoro per proteggere il pianeta ed i più poveri.
Non possiamo bruciare la nostra via per il futuro. Non possiamo erodere la strada per una maggiore prosperità. La ripresa economica e lo sviluppo sostenibile devono andare di pari passo. Crescita e sviluppo devono essere sostenibili». L'evidenza mostra come la crescita tout court, governata (?) solo da mercati drogati, porti solo a disuguaglianza e periodici crolli economici (intrinseci in un continuum del sistema), in attesa dell'ultimo e più disastroso default: quello dell'ecosistema, che non prevede aggiustamenti finanziari possibili per tappare le falle.
Gattopardeschi cambiamenti di rotta, per cui infine tutto cambia per non cambiare mai, rappresentano solo pillole amare da inghiottire, ma che non regalano alcun orizzonte diverso e migliore cui aspirare. Con le parole di Ban Ki-Moon, ‹‹in questo momento di crisi e di confusione, discordia e divisione, disuguaglianza e ingiustizia siamo tutti chiamati alla battaglia morale ancora una volta. Abbiamo bisogno di una rivoluzione nel nostro modo di pensare››.
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