Dopo sette mesi dall'inizio dell'intervento militare l'Alleanza è pronta a lasciare la Libia
PeaceReporter - A sette mesi dall'inizio della missione, la Nato sigla la fine del suo intervento nel territorio libico. Si concludono così, a partire da questo lunedì, le operazioni militari portate avanti dall'Alleanza. Entusiasti i commenti di leader politici e funzionari militari che hanno partecipato alla campagna, che sostengono che i bombardamenti hanno portato solo ad una minima perdita della popolazione civile, riuscendo in tal modo a prevenire quello che poteva essere un massacro per la popolazione libica.
Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale dell'Alleanza, dopo aver confermato che "il nostro compito militare è ormai concluso", ha postato sulla pagina di Twitter: "Uno dei maggiori successi nella storia della Nato". Mentre l'Ammiraglio James G. Stavridis, comandante supremo delle forze alleate in Europa, ha affermato: "Un momento di orgoglio storico per la Nato che ha concluso con successo le operazioni per proteggere il popolo della Libia".
Durante questi mesi le forze alleate hanno compiuto 9600 bombardamenti, distruggendo circa 5.900 obiettivi militari.
I funzionari libici avevano inizialmente chiesto una proroga della missione almeno fino alla fine dell'anno, per monitorare il Paese in questa fase di transizione e per aiutare i militari a catturare i lealisti in fuga dalla Libia, ma il ministro dell'Informazione del Cnt, Mahmoud Shamman, ha poi ratificato che la Libia è ora pronta per continuare senza gli aiuti degli alleati.
La campagna lanciata dalla Nato ha però causato anche molte tensioni all'interno dell'Alleanza. I critici dell'operazione - tra cui Russia, Cina e Unione Africana - hanno sostenuto che mancavano i numeri per poter dare il via ad una no-fly zone.
La Nato ha anche ribadito che in Siria non è previsto alcun intervento, perché mancherebbero tutti i presupposti possibili per ipotizzare un'operazione simile a quella lanciata nella Libia.
PeaceReporter - A sette mesi dall'inizio della missione, la Nato sigla la fine del suo intervento nel territorio libico. Si concludono così, a partire da questo lunedì, le operazioni militari portate avanti dall'Alleanza. Entusiasti i commenti di leader politici e funzionari militari che hanno partecipato alla campagna, che sostengono che i bombardamenti hanno portato solo ad una minima perdita della popolazione civile, riuscendo in tal modo a prevenire quello che poteva essere un massacro per la popolazione libica.
Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale dell'Alleanza, dopo aver confermato che "il nostro compito militare è ormai concluso", ha postato sulla pagina di Twitter: "Uno dei maggiori successi nella storia della Nato". Mentre l'Ammiraglio James G. Stavridis, comandante supremo delle forze alleate in Europa, ha affermato: "Un momento di orgoglio storico per la Nato che ha concluso con successo le operazioni per proteggere il popolo della Libia".
Durante questi mesi le forze alleate hanno compiuto 9600 bombardamenti, distruggendo circa 5.900 obiettivi militari.
I funzionari libici avevano inizialmente chiesto una proroga della missione almeno fino alla fine dell'anno, per monitorare il Paese in questa fase di transizione e per aiutare i militari a catturare i lealisti in fuga dalla Libia, ma il ministro dell'Informazione del Cnt, Mahmoud Shamman, ha poi ratificato che la Libia è ora pronta per continuare senza gli aiuti degli alleati.
La campagna lanciata dalla Nato ha però causato anche molte tensioni all'interno dell'Alleanza. I critici dell'operazione - tra cui Russia, Cina e Unione Africana - hanno sostenuto che mancavano i numeri per poter dare il via ad una no-fly zone.
La Nato ha anche ribadito che in Siria non è previsto alcun intervento, perché mancherebbero tutti i presupposti possibili per ipotizzare un'operazione simile a quella lanciata nella Libia.
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