Loukàs Papadimos, il nuovo primo ministro greco, si trova a Bruxelles per il viaggio inaugurale del capo dell'esecutivo
PeaceReporter - Un viaggio non facile questo, che avviene in un momento cruciale non solo per la Grecia ma per tutta Europa, ormai al centro di una bufera economica che ne sta ridisegnando i tratti politici. La Grecia ha urgente bisogno della sesta tranche del prestito di 110 miliardi ma deve anche attuare, il più brevemente possibile, le decisioni prese a Bruxelles per la riduzione del debito.
Questa la missione di Papadimos ma mai, come questa volta, i creditori si mostrano così decisi a far correre sul rasoio del default interno il Paese ellenico; le pensioni e le tredicesime di dicembre sono, infatti, a rischio e Papadimos dovrà, in sostanza, prestare giuramento di fedeltà a nome del suo governo ma anche a nome dei governi che gli succederanno.
Durissima, infatti, la posizione dei vertici europei: come ha ribadito oggi stesso il portavoce di Olli Rehn, Amadeu Altafaj, al fine di accordare la sesta tranche del prestito i capi dei partiti politici greci devono firmare una dichiarazione nella quale confermino il rispetto degli accordi di salvataggio sin qui presi tra l'Ue, il Fmi e la Grecia.
Il 19 novembre, Wolfgang Schäuble, ministro tedesco delle finanze, ha ribadito che l'erogazione della sesta tranche dipende dalle firme, aggiungendo che queste ultime non costituiscono un fatto ''indegno'' e ricordando gli esempi virtuosi di Irlanda e Portogallo, che non hanno avuto difficoltà ad apporre firme analoghe in analoghe dichiarazioni. Dichiarazioni e firme che sono state oggetto anche degli incontri avvenuti tra i vertici ellenici e la troika, nel corso della settimana scorsa.
I partiti coinvolti dalle pressioni europee sono quelli di maggioranza, il Pasok di Ghiorgos Papandreou e la Nea Dimokratia di Antonis Samaràs. Quest'ultimo insiste nel dichiarare che una firma del genere ferirebbe ogni senso di ''dignità nazionale'', aggiungendo che i partner europei conoscono molto bene come, sostenendo il governo Papadimos, votando a favore della legge di bilancio del 2012 e accettando la piena attuazione del patto sulla riduzione del debito greco, la Nea Dimokratia abbia dimostrato pieno consenso alle decisioni dell'Ue.
Eppure, l'Europa ha paura della elezioni politiche elleniche (quando che esse saranno) e il neo Primo Ministro, durante la conferenza stampa congiunta con Manuel Barroso, ha sottolineato che il governo, da parte sua, ha garantito e garantisce il rispetto degli impegni presi dalla Grecia attraverso le procedure parlamentari. Quanto ai capi politici, Papadimos ha sostenuto che è importante che essi si adeguino alla richiesta di una dichiarazione scritta e firmata ma la decisione finale spetta a questi ultimi.
Loukàs Papadimos ha aggiunto come il consenso politico raggiunto in Grecia e del quale il suo governo è frutto, sarà fondamentale per ''portare il Paese sulla via della stabilità e per attuare le decisioni prese'' dagli europei e dal Fmi. Stando al Primo Ministro, obiettivo del governo è il rafforzamento della competitività dell'economia greca e la riduzione della disoccupazione: ''non abbiamo molto tempo a disposizione ma se la Grecia ritroverà la stabilità necessaria, avremo indicato la strada al governo che ci seguirà''.
PeaceReporter - Un viaggio non facile questo, che avviene in un momento cruciale non solo per la Grecia ma per tutta Europa, ormai al centro di una bufera economica che ne sta ridisegnando i tratti politici. La Grecia ha urgente bisogno della sesta tranche del prestito di 110 miliardi ma deve anche attuare, il più brevemente possibile, le decisioni prese a Bruxelles per la riduzione del debito.
Questa la missione di Papadimos ma mai, come questa volta, i creditori si mostrano così decisi a far correre sul rasoio del default interno il Paese ellenico; le pensioni e le tredicesime di dicembre sono, infatti, a rischio e Papadimos dovrà, in sostanza, prestare giuramento di fedeltà a nome del suo governo ma anche a nome dei governi che gli succederanno.
Durissima, infatti, la posizione dei vertici europei: come ha ribadito oggi stesso il portavoce di Olli Rehn, Amadeu Altafaj, al fine di accordare la sesta tranche del prestito i capi dei partiti politici greci devono firmare una dichiarazione nella quale confermino il rispetto degli accordi di salvataggio sin qui presi tra l'Ue, il Fmi e la Grecia.
Il 19 novembre, Wolfgang Schäuble, ministro tedesco delle finanze, ha ribadito che l'erogazione della sesta tranche dipende dalle firme, aggiungendo che queste ultime non costituiscono un fatto ''indegno'' e ricordando gli esempi virtuosi di Irlanda e Portogallo, che non hanno avuto difficoltà ad apporre firme analoghe in analoghe dichiarazioni. Dichiarazioni e firme che sono state oggetto anche degli incontri avvenuti tra i vertici ellenici e la troika, nel corso della settimana scorsa.
I partiti coinvolti dalle pressioni europee sono quelli di maggioranza, il Pasok di Ghiorgos Papandreou e la Nea Dimokratia di Antonis Samaràs. Quest'ultimo insiste nel dichiarare che una firma del genere ferirebbe ogni senso di ''dignità nazionale'', aggiungendo che i partner europei conoscono molto bene come, sostenendo il governo Papadimos, votando a favore della legge di bilancio del 2012 e accettando la piena attuazione del patto sulla riduzione del debito greco, la Nea Dimokratia abbia dimostrato pieno consenso alle decisioni dell'Ue.
Eppure, l'Europa ha paura della elezioni politiche elleniche (quando che esse saranno) e il neo Primo Ministro, durante la conferenza stampa congiunta con Manuel Barroso, ha sottolineato che il governo, da parte sua, ha garantito e garantisce il rispetto degli impegni presi dalla Grecia attraverso le procedure parlamentari. Quanto ai capi politici, Papadimos ha sostenuto che è importante che essi si adeguino alla richiesta di una dichiarazione scritta e firmata ma la decisione finale spetta a questi ultimi.
Loukàs Papadimos ha aggiunto come il consenso politico raggiunto in Grecia e del quale il suo governo è frutto, sarà fondamentale per ''portare il Paese sulla via della stabilità e per attuare le decisioni prese'' dagli europei e dal Fmi. Stando al Primo Ministro, obiettivo del governo è il rafforzamento della competitività dell'economia greca e la riduzione della disoccupazione: ''non abbiamo molto tempo a disposizione ma se la Grecia ritroverà la stabilità necessaria, avremo indicato la strada al governo che ci seguirà''.
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