Francia costretta a richiamare il proprio ambasciatore a Parigi, Teheran si schiera al fianco della Siria, Turchia minaccia di staccare rifornimenti elettrici
PeaceReporter - La sospensione di Damasco dalla Lega Araba e le pressioni esercitate dai membri dell'Unione Europea, stanno avendo i loro primi effetti in Siria. Dopo l'annuncio del rilascio di 1.180 prigionieri, oggi torna a farsi sentire la tensione sul territorio siriano. Poche ore dopo che la decisione della Lega è stata ufficializzata, sostenitori fedeli ad Assad hanno circondato l'ambasciata degli Emirati Arabi Uniti imbrattandone le pareti. Prese d'assalto anche le organizzazioni diplomatiche francesi di Aleppo e Latakia. Il ministro degli Esteri, Alain Juppé, in seguito al verificarsi di questi episodi ha annunciato il richiamo dell'ambasciatore, Eric Chevallier, a Parigi.
Stessa sorte è toccata all'ambasciata Turca. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che il presidente della Siria "ha perso tutta la credibilità possibile", sottolineando come il governo di Assad si trovi effettivamente sul "filo del rasoio", mentre il ministro dell'Energia Taner Yildiz, ha riferito: "Esportiamo l'elettricità in Siria, ma se la situazione non cambierà rivedremo i nostri piani".
Il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, ha ribadito l'appoggio di Teheran al governo di Damasco.
"Se in Siria la maggioranza della popolazione avanza richieste legittime, è dovere del governo rispondere, ed è quello che il governo di Damasco ha fatto. Il presidente Assad non solo ha promesso di rispondere alle richieste del popolo, ma ha avviato anche iniziative concrete in questo senso - ed ha poi aggiunto - ad alcuni piacerebbe sfruttare questa situazione di crisi", mandando un chiaro riferimento a Stati Uniti ed Israele, che a loro volto accusano Teheran di aver supportato in vari modi il regime di Assad nella repressione.
PeaceReporter - La sospensione di Damasco dalla Lega Araba e le pressioni esercitate dai membri dell'Unione Europea, stanno avendo i loro primi effetti in Siria. Dopo l'annuncio del rilascio di 1.180 prigionieri, oggi torna a farsi sentire la tensione sul territorio siriano. Poche ore dopo che la decisione della Lega è stata ufficializzata, sostenitori fedeli ad Assad hanno circondato l'ambasciata degli Emirati Arabi Uniti imbrattandone le pareti. Prese d'assalto anche le organizzazioni diplomatiche francesi di Aleppo e Latakia. Il ministro degli Esteri, Alain Juppé, in seguito al verificarsi di questi episodi ha annunciato il richiamo dell'ambasciatore, Eric Chevallier, a Parigi.
Stessa sorte è toccata all'ambasciata Turca. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che il presidente della Siria "ha perso tutta la credibilità possibile", sottolineando come il governo di Assad si trovi effettivamente sul "filo del rasoio", mentre il ministro dell'Energia Taner Yildiz, ha riferito: "Esportiamo l'elettricità in Siria, ma se la situazione non cambierà rivedremo i nostri piani".
Il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, ha ribadito l'appoggio di Teheran al governo di Damasco.
"Se in Siria la maggioranza della popolazione avanza richieste legittime, è dovere del governo rispondere, ed è quello che il governo di Damasco ha fatto. Il presidente Assad non solo ha promesso di rispondere alle richieste del popolo, ma ha avviato anche iniziative concrete in questo senso - ed ha poi aggiunto - ad alcuni piacerebbe sfruttare questa situazione di crisi", mandando un chiaro riferimento a Stati Uniti ed Israele, che a loro volto accusano Teheran di aver supportato in vari modi il regime di Assad nella repressione.
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