lunedì, novembre 21, 2011
Le elezioni politiche anticipate di ieri in Spagna hanno decretato la vittoria del Partito Popolare di Mariano Rajoy, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, 186 su 350, con il 44,6% dei voti.

Radio Vaticana - Sconfitta storica, invece, per il Partito Socialista di Alfredo Perez Rubalcaba, che ha guadagnato 110 seggi col 28,7% dei consensi. Oggi a Madrid sia il Pp, sia il Psoe hanno convocato i loro vertici per una prima analisi della nuova situazione politica del Paese, dopo la fine dell’era di José Luis Rodríguez Zapatero, al potere dal 2004. Da Madrid, il servizio di Michela Coricelli: ascolta
Maggioranza assoluta per il Partito Popolare: il centrodestra spagnolo ha ottenuto il miglior risultato della storia, con 186 seggi contro i 110 del Partito Socialista. I sondaggi sono stati confermati dal voto. Ieri notte il leader dei popolari, Mariano Rajoy, prossimo presidente del governo spagnolo, ha lanciato un messaggio chiaro al Paese: ha parlato della più difficile situazione economica degli ultimi 30 anni e della necessità di uno sforzo collettivo. “Gli unici nemici – ha detto – saranno la disoccupazione, il deficit, il debito eccessivo e il rallentamento economico. Dobbiamo lavorare duro, quello che ci aspetta – ha avvertito Rajoy - non è facile”. Dopo gli otto anni di governo di José Luis Rodríguez Zapatero, per i socialisti è stato il peggior risultato mai ottenuto. Il candidato Alfredo Perez Rubacalba ha incassato una dura sconfitta. Nel nuovo Parlamento spagnolo, infine, ci sarà una maggiore presenza dei partiti più piccoli.

Sulle ragioni della netta vittoria dei popolari spagnoli, Giada Aquilino ha intervistato Antonio Pelayo, corrispondente da Roma dell’emittente spagnola di “Antena Tres”: ascolta

R. - Non è stata una sorpresa. Poteva variare un po’ lo “spread” tra un partito e l’altro ma la vittoria è stata così netta perché due cose hanno contato sicuramente tantissimo: cinque milioni di disoccupati e poi anche un’usura del governo socialista che, dopo sette anni di mandato, non ha saputo rispondere al cambiamento, alla crisi che stava scoppiando in tutto il mondo.

D. – I socialisti, che avevano battuto i popolari nel 2004 e 2008, ora hanno ottenuto il loro peggiore risultato elettorale dal ’77. Cosa è cambiato?


R. – Sì: da quando esiste la democrazia in Spagna, non avevano avuto un voto così negativo. Questo evidentemente è da ricondurre ai governi presieduti da Zapatero, sia in campo economico – e questo credo sia evidente - sia in altri campi, come ad esempio per quanto riguarda l’amministrazione territoriale della Spagna. Non è un caso che, sia nella Catalogna sia nei Paesi Baschi, i partiti indipendentisti hanno avuto un bel successo.


D. – Soffermiamoci su questo punto. Sono state le prime elezioni in cui non c’era una minaccia di attentati dell’Eta e con un cartello elettorale legale per l’organizzazione basca - Amaiur - che ha ottenuto sette seggi. Come vanno letti questi dati, anche in rapporto con i risultati dei catalani, che non sono mai stati così forti?

R. – Il fatto che le elezioni - e tutta la campagna elettorale - si siano sviluppate in un clima di assoluta tranquillità e normalità, senza minacce, è stata una bellissima cosa della quale tutti siamo molto felici. Ma sia nella Catalogna, sia nei Paesi Baschi i partiti più indipendentisti hanno avuto un risultato che - soprattutto in questi ultimi - nessuno si aspettava. E ciò crea un problema non piccolo, perché questa nuova coalizione Amaiur è stata sostenuta pubblicamente dall’Eta e dalla frangia più radicale dell’indipendentismo.


D. – Questo cosa significherà per il futuro?


R. – Bisogna aspettare le prossime elezioni delle autonomie perché le attuali sono nazionali: evidentemente la presenza di sette deputati appartenenti a questi gruppi indipendentisti baschi nel Parlamento nazionale non vuol dire molto. Vediamo cosa succede nelle prossime consultazioni delle autonomie e in che modo queste potranno influire sul governo dei Paesi Baschi, che in questo momento è composto da socialisti e Partito Popolare.


D. – Nel pieno della crisi economica in Europa, con i timori anche sulla solidità dei titoli di Stato spagnoli, quali saranno allora i primi provvedimenti del governo Rajoy?


R. – Salutando la folla che ieri sera era davanti la sede del Partito Popolare, Rajoy ha detto: “Da domattina sarò nel mio ufficio a prendere le prime decisioni”. Rajoy ora prima deve decidere la composizione del suo governo e, soprattutto, chi sarà il nuovo ministro dell’Economia. Intanto, misure miracolose non ci sono; vedremo quali saranno, ma certamente saranno molto differenti da quelle del governo socialista; poi vedremo il risultato. (bi)


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