lunedì, novembre 28, 2011
Aumentano i decessi e i casi di malattie incurabili

di Paola Bisconti

Se nel vocabolario la voce “eternit” riporta il significato eternità, nella vita reale il termine è sinonimo di morte certa. La questione amianto, infatti, continua ad essere attuale, nonostante dal 1992 la legge n°257 vieti l’impiego del materiale “serial-killer”. Le aziende produttrici non sono più in attività, ma ogni anno si contano 3000 vittime solo in Italia. Il tasso maggiore di mortalità, a causa del tumore definito mesotelioma, si concentra nel Piemonte, e in particolare a Palangero (To), dove sorge la più grande cava amiantifera d’Europa, e a Casal Monferrato (Al), dove fu costruito nel 1906 lo stabilimento Eternit, esperto nella produzione della miscela cemento-amianto, che ha provocato negli anni 1600 morti. Le vittime del materiale non furono solo i numerosi dipendenti della nota industria, ma anche tutti coloro che, involontariamente, venivano a contatto con le polveri sottili emanate dall’amianto in fase di lavorazione.

Recentemente Torino è stata sede del II Consensus Conference, svoltosi il 24 novembre presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano, diretta dal prof. Giorgio Scagliotti. L’evento, patrocinato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), è stato occasione di confronto fra 100 dei maggiori esperti italiani, che hanno affrontato il tema legato a epidemiologia, diagnostica e terapia. I problemi causati dall’amianto si concentrano anche nelle regioni di Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, rivelando una drammatica realtà per un vasto numero di malati, che a malapena possono beneficiare del risarcimento economico previsto dalla legge n° 13 per i lavoratori vittime di malattie professionali. I 32 milioni di tonnellate da smaltire alzano un polverone che rischia di diventare molto più di un’immagine retorica...

L’asbesto, ossia l’amianto, è un materiale fibroso, più sottile di un capello, e le polveri prodotte durante lo smaltimento sono altamente nocive, per questo è indispensabile far intervenire delle ditte autorizzate e specializzate nello smaltimento del materiale. La coibentazione degli edifici è l’utilizzo più usuale per l’amianto, che è stato impiegato però anche per usi più rari ed insoliti, come nei tessuti di tappezzeria, tendaggi, coperte, grembiuli, giacche, stivali, pantaloni, cachemire sintetico, nei filtri di sigarette, carta e cartone, nei sipari teatrali e negli scenari che simulano neve, la povere per le ragnatele, vecchi barili, nei giochi per bambini come la sabbia artificiale e nel mercato giapponese per il trattamento del riso.

L’utilizzo dell’amianto risale ad epoche antichissime, infatti i greci e i persiani impiegavano la polvere per scopi magici e rituali, avvolgendo i cadaveri da cremare (l’immagine, un po’ macabra, fa da presagio a quanto si è verificato a distanza di millenni). L’amianto ha sostituito il pregiato sughero per i rivestimenti ed è stato persino ingrediente di alcuni farmaci come una polvere contro la sudorazione dei piedi e una pasta dentaria per le otturazioni.

L’allarme, lanciato dalla Germania nazista, nel 1943, rivelò la natura cancerogena della sostanza e le numerose morti confermano la tragica scoperta. Alcune eclatanti inchieste sono ancora in corso e vedono coinvolte grandi aziende, come la Pirelli, accusata della morte di 20 operai presso le sedi milanesi delle fabbriche di viale Sarca e via Ripamonti. Mentre a Broni, in provincia di Pavia, l’azienda Fibronit, nonostante abbia smesso di operare già da vent’anni, continua a mietere vittime tra gli ex operai, le loro mogli e i loro figli. Clamorosa è l’inchiesta relativa a 223 marinai morti di mesioteloma a causa dell’amianto presente sulle navi della Marina Militare Italiana, dove gli uomini prestarono servizio fino agli anni ’90: il processo, aperto in agosto, vede imputati i massimi vertici della Marina e una dozzina di Capi di Stato Maggiore, accusati di non avere attuato le preventive cautele antinfortunistiche.

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