Una parrocchia italiana a Londra si apre ad altri migranti ancora - portoghesi e filippini - e festeggia insieme il carisma scalabriniano
Domenica 27 novembre: i missionari scalabriniani di Londra hanno celebrato il loro 124.mo anniversario di nascita. Lo hanno fatto in maniera originale com’era da aspettarselo, viva e multicolore. Fu, infatti, più di un secolo fa che Mons. Scalabrini inviava i primi suoi due missionari nelle Americhe, per assistere spiritualmente un’enorme massa di italiani emigranti. Per questi la vita veramente diventava un’avventura, a volte una tragedia: il loro destino era la terra e la lingua degli altri. La loro provvidenza, però, furono dei sacerdoti, grandi pionieri del nostro carisma: i missionari scalabriniani appunto.
Abbiamo celebrato queste origini eroiche insieme a tre differenti comunità di migranti: italiani, portoghesi e filippini, abituati a frequentare il nostro Centro Scalabrini, che ognuno sente come casa propria. Ormai questo è un segno dei tempi: una multiculturalità dinamica che invade il mondo, specialmente quello inglese. Una cattolicità riscoperta di una Chiesa che vive la comunione e l’unità nella originalità di culture e storie di emigrazione differenti.
Presiede la celebrazione del mattino l’arcivescovo della diocesi, Peter Smith, ed è la prima volta che ci visita. Ne resta subito “sbalordito e impressionato” come confessa “per una wonderful atmosfera e un lavoro pastorale enorme, importante, strategico”. Le sue parole diventano per noi incoraggiamento e augurio. La comunità italiana, infatti, si è ormai affezionata alla portoghese e ambedue alla filippina. Era bello, allora, vedere sulla bocca di tutti “Sa ‘yo lamang ang puso ko”, un canto tagalog, mentre i filippini ripetevano con entusiasmo ritornelli italiani o portoghesi. Padre Francesco Buttazzo dirigeva il tutto con una maestria tutta sua. Amare la cultura dell’altro è l’arte segreta di colui che emigra ed è, in fondo, un modo originale di unire la terra.
Terminata la messa solenne, nel grande salone attendevano impazienti tutte le specialità del mondo. Era mezzogiorno, l’ora giusta di cominciare, quando l’arcivescovo benediceva una tavolata di delizie, che ormai tutti avevano già mangiato... con gli occhi! L’arrivo improvviso, poi, di un gruppo folkloristico portoghese e uno filippino dava ritmo ed eleganza all’insieme. Gli italiani, invece - ormai ben avanti nell’età, come pionieri da cinquant’anni in terra inglese - danzavano con la speranza che le gambe li reggessero fino alla fine. Ma anche questo miracolo ha fatto parte della festa.
Sorridevano dall’alto un grande uomo, Giovanni Battista Scalabrini, e una grande intuizione: amare i migranti, imparare a camminare con loro, ma soprattutto guardarli camminare assieme... come qui da noi, a Londra. Un centenario così, allora, sarà sempre un giovane e profetico birthday.
Domenica 27 novembre: i missionari scalabriniani di Londra hanno celebrato il loro 124.mo anniversario di nascita. Lo hanno fatto in maniera originale com’era da aspettarselo, viva e multicolore. Fu, infatti, più di un secolo fa che Mons. Scalabrini inviava i primi suoi due missionari nelle Americhe, per assistere spiritualmente un’enorme massa di italiani emigranti. Per questi la vita veramente diventava un’avventura, a volte una tragedia: il loro destino era la terra e la lingua degli altri. La loro provvidenza, però, furono dei sacerdoti, grandi pionieri del nostro carisma: i missionari scalabriniani appunto.
Abbiamo celebrato queste origini eroiche insieme a tre differenti comunità di migranti: italiani, portoghesi e filippini, abituati a frequentare il nostro Centro Scalabrini, che ognuno sente come casa propria. Ormai questo è un segno dei tempi: una multiculturalità dinamica che invade il mondo, specialmente quello inglese. Una cattolicità riscoperta di una Chiesa che vive la comunione e l’unità nella originalità di culture e storie di emigrazione differenti.
Presiede la celebrazione del mattino l’arcivescovo della diocesi, Peter Smith, ed è la prima volta che ci visita. Ne resta subito “sbalordito e impressionato” come confessa “per una wonderful atmosfera e un lavoro pastorale enorme, importante, strategico”. Le sue parole diventano per noi incoraggiamento e augurio. La comunità italiana, infatti, si è ormai affezionata alla portoghese e ambedue alla filippina. Era bello, allora, vedere sulla bocca di tutti “Sa ‘yo lamang ang puso ko”, un canto tagalog, mentre i filippini ripetevano con entusiasmo ritornelli italiani o portoghesi. Padre Francesco Buttazzo dirigeva il tutto con una maestria tutta sua. Amare la cultura dell’altro è l’arte segreta di colui che emigra ed è, in fondo, un modo originale di unire la terra.
Terminata la messa solenne, nel grande salone attendevano impazienti tutte le specialità del mondo. Era mezzogiorno, l’ora giusta di cominciare, quando l’arcivescovo benediceva una tavolata di delizie, che ormai tutti avevano già mangiato... con gli occhi! L’arrivo improvviso, poi, di un gruppo folkloristico portoghese e uno filippino dava ritmo ed eleganza all’insieme. Gli italiani, invece - ormai ben avanti nell’età, come pionieri da cinquant’anni in terra inglese - danzavano con la speranza che le gambe li reggessero fino alla fine. Ma anche questo miracolo ha fatto parte della festa.
Sorridevano dall’alto un grande uomo, Giovanni Battista Scalabrini, e una grande intuizione: amare i migranti, imparare a camminare con loro, ma soprattutto guardarli camminare assieme... come qui da noi, a Londra. Un centenario così, allora, sarà sempre un giovane e profetico birthday.
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