mercoledì, novembre 23, 2011
Gli Stati Uniti d'America non hanno cambiato opinione sul Protocollo di Kyoto (che non hanno mai firmato) e l'amministrazione di Barack Obama invierà alla Cop 17 dell' United Nations framework convention on climate change (Unfccc), che si apre a Durban il 28 novembre, una delegazione con l'identico mandato ostruzionistico di quelle inviate da George W. Bush da Bali in poi: no al Protocollo di Kyoto.

GreenReport - Todd Stern, l'inviato speciale Usa sul cambiamento climatico, ha convocato una conferenza stampa per confermare che «il Protocollo di Kyoto non fa parte del nostro programma» e poi, con una notevole faccia tosta, ha detto: «Questo non dovrebbe costituire un ostacolo al buon svolgimento della Conferenza». Peccato che la maggioranza dei Paesi del mondo, a partire dai padroni di casa sudafricani, non la pensino affatto così.

E' abbastanza strano che un Paese, pur importante come gli Usa, che non ha mai voluto ratificare il Protocollo di Kyoto detti le condizioni che ne impediscono la prosecuzione, anche se propongono di rimpiazzarlo con un nuovo accordo che obblighi anche i Paesi emergenti, a cominciare da Cina, India, Brasile e Sudafrica, e quelli in via di Sviluppo, a ridurre le loro emissioni nelle stesse proporzioni dei Paesi industrializzati e degli Usa. Stern ha detto che per quanto riguarda i tagli ai gas serra promessi (tra i più bassi dei Paesi ricchi e ben inferiori a quelli dell'Ue) «Non li faremo se le altre grandi potenze economiche non parteciperanno tutte in maniera piena ed intera».

I cinesi non l'hanno presa bene e un giornalista dell'agenzia ufficiale Xinhua presente alla conferenza stampa ha chiesto a Stern il perché di questo "sdoppiamento" dei negoziati. L'inviato speciale di Obama ha risposto che «Gli Stati Uniti non hanno intrapreso una strada a parte. Sta ai protagonisti del Protocollo di Kyoto decidersi. L'altra strada, è la via che punta a far partecipare tutte le parti presenti. E' in quella che siamo impegnati, è quella che ci interessa. Il problema di sapere se avremo in futuro due strade separate e resta aperto. Aspetteremo di vedere come evolvono le cose». Un attendismo che puzza molto di campagna elettorale presidenziale Americana e che rischia di non portare nemmeno un voto ad Obama.

Con questa doppiezza Americana, spalleggiata apertamente da russi, giapponesi, australiani e sauditi e sotterraneamente da un gruppetto di Paesi eco-scettici dell'Ue (a proposito tra questi c'è ancora l'Italia del neo-governo Monti?) e con le posizioni ribadite da Cina e G77, la Cop17 dell'Unfccc di Durban rischia di trasformarsi, dal probabile stallo annunciato, in una lotta nelle sabbie mobili tra "ricchi" e "poveri", mentre solo ieri la World meteorogiical organization ci ricordava che le concentrazioni di gas serra in atmosfera hanno praticamente raggiunto il punto di non ritorno.

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