venerdì, novembre 04, 2011
Il Vertice del G20 a Cannes si è concluso: tra i principali risultati raggiunti figurano il rafforzamento del Fondo monetario internazionale e il monitoraggio sulle misure anticrisi che saranno adottate dall’Italia: monitoraggio chiesto dallo stesso governo italiano, che preferisce parlare di “certificazione” per dare fiducia ai mercati.

Radio Vaticana - E’ stato adottato un "Piano di Azione" in sei punti per "sostenere la ripresa nel breve termine e ristabilire la stabilità finanziaria". I Venti Grandi si impegnano innanzitutto "a intraprendere tutte le azioni necessarie per preservare la stabilità dei sistemi bancari e dei mercati finanziari", assicurando che le banche siano adeguatamente capitalizzate. E' stato inoltre deciso che "le politiche monetarie manterranno la stabilità dei prezzi nel medio periodo e continueranno a sostenere la ripresa". Un particolare sforzo "sarà compiuto in termini di consolidamento fiscale da quegli Stati membri dell'area euro che stanno sperimentando tensioni sui mercati del debito sovrano". Washington dovrà "realizzare un pacchetto di misure per sostenere la ripresa" coerente con "un credibile piano di risanamento dei conti nel medio termine". Tokyo è stata, invece, chiamata a varare misure fiscali per favorire la icostruzione post-terremoto. Nei Paesi dove "le finanze pubbliche rimangono relativamente forti", tra cui la Germania, "saranno lasciati operare gli stabilizzatori automatici". Le nazioni emergenti, infine, "si impegnano ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento delle loro economie". I Grandi affermano anche il loro impegno per "muovere più rapidamente verso un sistema dei cambi più determinato dal mercato e per rafforzare la flessi bilità dei tassi di cambio per evitare la svalutazione competitiva delle valute". E in questa direzione il G20 ha inteso fare un plauso alla politica monetaria di Cina e Russia.

Il documento uscito dal vertice prevede 6 punti per la crescita e la stabilità finanziaria, comprese le misure necessarie per mettere in sicurezza il sistema bancario. E' stato poi deciso che il Fondo monetario internazionale possa creare un nuovo strumento per prestare soldi ai Paesi in crisi di liquidità. E’ la ricetta giusta, questa, per combattere la crisi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà: ascolta

R. – Potrebbe essere la ricetta giusta se dal G20 uscissero anche altre due questioni fondamentali: una, sapere quando – effettivamente – questo accadrà, due, con quanti soldi viene capitalizzato questo strumento speciale, questo “special vehicle” come di solito lo chiamano nel mondo finanziario.

D. – L’importante, a questo punto, è che non restino – queste – solamente parole: bisogna passare effettivamente ai fatti, adesso …

R. – Assolutamente! Ai fatti che abbiano anche un dettaglio sul “quando” e sul “quanto”, perché questa crisi è stata terribilmente minimizzata dalla politica europea, a partire da quando – qualche mese fa – si diceva che con 40 miliardi di finanziamenti la Grecia si sarebbe facilmente salvata e non avrebbe creato problemi di contagio. Vediamo adesso, invece, che lo scenario è completamente diverso.

D. – Presumibilmente saranno i Paesi in via di sviluppo a mettere le mani al portafoglio; e proprio loro sono stati grandi protagonisti a Cannes: riusciranno a svolgere quel ruolo di traino per l’Europa in modo da traghettarla fuori dalla crisi?

R. – La parte di mondo che si sta espandendo in questi ultimi cinque-dieci anni, cioè quelli che si chiamano “brics” (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), hanno un interesse alla stabilità finanziaria simile a quello che abbiamo noi europei o a quello che hanno gli americani; ma ne hanno anche uno dal punto di vista economico, perché la Russia sta già vedendo scendere i prezzi ed i consumi delle “commodities” energetiche di cui è uno dei più grandi fornitori del mondo; il Brasile sta vedendo calare le richieste legate alle “commodities” agricole, invece, di cui è uno dei più grandi esportatori netti del mondo; e la Cina potrebbe vedere calare – e già qualcosa si inizia a vedere – la richiesta di produzione di manufatti per gli Stati Uniti e soprattutto per l’Europa. Teniamo anche presente che in questi Paesi la crescita così alta è comunque già bilanciata da un’inflazione notevole, in termini di percentuale; quindi, se vedessero calare la loro crescita con un’inflazione ancora alta, anche loro andrebbero incontro ad una stagnazione-inflazione come quella a cui stiamo andando incontro noi, in Europa, e anche negli Stati Uniti.

D. – E a proposito di Stati Uniti: si ha l’impressione che abbiano svolto un ruolo secondario in questo vertice. Eppure, la crisi riguarda anche loro …

R. – Il ruolo secondario dipende dal fatto che gli Stati Uniti, in questo momento, hanno delle notevolissime “gatte da pelare” a casa loro, tant’è vero che negli ultimi giorni anche il capo della Fed ha cominciato a preparare un terzo round di “quantitative easing”, cioè di ulteriori immissioni di liquidità nel sistema.

D. – Parliamo ora di Francia e Germania che nel vertice di Cannes hanno ricoperto il ruolo-guida dell’Europa. Le istituzioni comunitarie non rischiano di essere messe in ombra, tanto da non riuscire ad essere credibili, anche dal punto di vista economico e finanziario?

R. – Secondo me, più che un rischio, ormai è una certezza: infatti, le spinte e le controspinte che abbiamo visto in queste ultime settimane nelle varie occasioni, sia di incontri formali che in occasione, invece, di dichiarazioni di Merkel e Sankozy, vanno in questa netta direzione. (gf)

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