Nell’era del web duepuntozero spunta in Rete una novità: un social network. Un altro!? potrebbe chiedere qualcuno. Sì, ma si tratta di un servizio che si presenta con un carattere innovativo: il suo nome è Zwiggo e si propone come piattaforma ideale per la condivisione e la collaborazione tra utenti riuniti in gruppo.
Nbtimes - La proposta è semplice e presto spiegata: ci si iscrive creando un account molto spartano – senza la richiesta di particolari informazioni personali – e si crea uno spazio pubblico da utilizzare in gruppo, da personalizzare con applicazioni e a cui sarà possibile invitare altri utenti in modo semplice e rapido. Il “gruppo” potrà avere un obiettivo ben preciso e quindi avere una durata determinata nel tempo: chi vuole programmare un viaggio, un evento o organizzare un team per un attività, può invitare altre persone e chiedere loro di unirsi all’iniziativa e partecipare al gruppo creato su Zwiggo.
Ad iscrizione appena avvenuta, un utente ha uno “spazio” a disposizione, che è completamente vuoto e letteralmente da costruire: non c’è nulla di predefinito, nulla che un utente non scelga volontariamente. Non c’è nemmeno una bacheca, ma è possibile configurarne una, così come è possibile integrare il proprio spazio con altre applicazioni come gallerie di immagini, chat in tempo reale, calendari, elenchi di attività da svolgere, eventi. E’ inoltre possibile lo sviluppo di applicazioni di terze parti – attraverso l’uso delle API – per offrire alla piattaforma stessa maggiori possibilità di crescita.
Alternativa ai gruppi di Facebook e di LinkedIn, ma anche alle cerchie di Google+, per la sua dinamica Zwiggo sembra più vicino a strumenti come Orchestra (sviluppato da alcuni transfughi di Apple e Ideo) o Fridge (acquisito e poi chiuso da Google).
Ma come si “mantiene” Zwiggo e, soprattutto, in che cosa differisce da altre piattaforme di taglio social? Chris Norton, il fondatore, ne ha parlato a The New Blog Times:
“Al momento non esiste un vero e proprio business model. In questo momento, il sito comporta solo dei costi. In un’ottica di breve periodo questo non è un grosso problema, ma se decollerà dovremo trovare un investitore in grado di finanziare la crescita”.
Come per tutti i finanziamenti, però, un investitore si aspetterà – legittimamente – un ritorno sul proprio investimento. Da dove potrebbe essere ottenuto?
“Come si può immaginare, le possibilità di generare ricavi sono varie. Ad esempio: ora è possibile fare l’upload di foto e documenti senza alcun limite di spazio, ma in futuro potremmo fissare un vincolo (1 GB al mese) e un prezzo da pagare per esigenze di spazio superiori”.
Senza puntare – almeno per il momento – all’advertising, in controtendenza con i social network che oggi prosperano in Internet, il target di Zwiggo è identificato unicamente dall’utenza consumer. Il mondo business (ambiente nativo di LinkedIn, obiettivo pubblicitario per Facebook e Google) è escluso dagli obiettivi del progetto e Norton lo ha motivato così:
“Fondamentalmente perché in Internet esistono già realtà orientate alle esigenze del mercato business. Per gli utenti privati crediamo invece che non esista ancora uno strumento in grado di dare loro ciò che realmente cercano. Certo, ci sono molti servizi che offrono la possibilità di condividere foto, chattare con amici o altro. Ma nessuno è davvero in grado di offrire questi servizi contemporaneamente a un gruppo di persone come fa Zwiggo. Ecco perché lo abbiamo realizzato”.
Nel presentare il proprio progetto, il founder non esita a sottolineare di avere “grandi progetti per il futuro”. Quali?
“Dipenderà da vari fattori, ma se Zwiggo riuscirà a crescere con un’utenza consumer per una naturale evoluzione dei suoi servizi (come chat o condivisione foto) e non per qualcosa di pianificato a tavolino, potremmo introdurre più novità mirate. L’evoluzione potrebbe portare a trasformare il tutto in una piattaforma di gaming, o in uno strumento di business. Non sappiamo ancora nulla, tutto dipenderà da come gli utenti lo utilizzeranno”.
Nbtimes - La proposta è semplice e presto spiegata: ci si iscrive creando un account molto spartano – senza la richiesta di particolari informazioni personali – e si crea uno spazio pubblico da utilizzare in gruppo, da personalizzare con applicazioni e a cui sarà possibile invitare altri utenti in modo semplice e rapido. Il “gruppo” potrà avere un obiettivo ben preciso e quindi avere una durata determinata nel tempo: chi vuole programmare un viaggio, un evento o organizzare un team per un attività, può invitare altre persone e chiedere loro di unirsi all’iniziativa e partecipare al gruppo creato su Zwiggo.
Ad iscrizione appena avvenuta, un utente ha uno “spazio” a disposizione, che è completamente vuoto e letteralmente da costruire: non c’è nulla di predefinito, nulla che un utente non scelga volontariamente. Non c’è nemmeno una bacheca, ma è possibile configurarne una, così come è possibile integrare il proprio spazio con altre applicazioni come gallerie di immagini, chat in tempo reale, calendari, elenchi di attività da svolgere, eventi. E’ inoltre possibile lo sviluppo di applicazioni di terze parti – attraverso l’uso delle API – per offrire alla piattaforma stessa maggiori possibilità di crescita.
Alternativa ai gruppi di Facebook e di LinkedIn, ma anche alle cerchie di Google+, per la sua dinamica Zwiggo sembra più vicino a strumenti come Orchestra (sviluppato da alcuni transfughi di Apple e Ideo) o Fridge (acquisito e poi chiuso da Google).
Ma come si “mantiene” Zwiggo e, soprattutto, in che cosa differisce da altre piattaforme di taglio social? Chris Norton, il fondatore, ne ha parlato a The New Blog Times:
“Al momento non esiste un vero e proprio business model. In questo momento, il sito comporta solo dei costi. In un’ottica di breve periodo questo non è un grosso problema, ma se decollerà dovremo trovare un investitore in grado di finanziare la crescita”.
Come per tutti i finanziamenti, però, un investitore si aspetterà – legittimamente – un ritorno sul proprio investimento. Da dove potrebbe essere ottenuto?
“Come si può immaginare, le possibilità di generare ricavi sono varie. Ad esempio: ora è possibile fare l’upload di foto e documenti senza alcun limite di spazio, ma in futuro potremmo fissare un vincolo (1 GB al mese) e un prezzo da pagare per esigenze di spazio superiori”.
Senza puntare – almeno per il momento – all’advertising, in controtendenza con i social network che oggi prosperano in Internet, il target di Zwiggo è identificato unicamente dall’utenza consumer. Il mondo business (ambiente nativo di LinkedIn, obiettivo pubblicitario per Facebook e Google) è escluso dagli obiettivi del progetto e Norton lo ha motivato così:
“Fondamentalmente perché in Internet esistono già realtà orientate alle esigenze del mercato business. Per gli utenti privati crediamo invece che non esista ancora uno strumento in grado di dare loro ciò che realmente cercano. Certo, ci sono molti servizi che offrono la possibilità di condividere foto, chattare con amici o altro. Ma nessuno è davvero in grado di offrire questi servizi contemporaneamente a un gruppo di persone come fa Zwiggo. Ecco perché lo abbiamo realizzato”.
Nel presentare il proprio progetto, il founder non esita a sottolineare di avere “grandi progetti per il futuro”. Quali?
“Dipenderà da vari fattori, ma se Zwiggo riuscirà a crescere con un’utenza consumer per una naturale evoluzione dei suoi servizi (come chat o condivisione foto) e non per qualcosa di pianificato a tavolino, potremmo introdurre più novità mirate. L’evoluzione potrebbe portare a trasformare il tutto in una piattaforma di gaming, o in uno strumento di business. Non sappiamo ancora nulla, tutto dipenderà da come gli utenti lo utilizzeranno”.
Dario Bonacina
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