Mentre sono in corso a Torino le trattative tra azienda e sindacati senza la Fiom, fuori dalla palazzina dell'Unione industriale un presidio dei Cobas è stato fermato dalle forze dell'ordine
Città Nuova - Torino ha vissuto attimi di tensione questa mattina davanti alla sede dell’Unione industriale, dove era in corso il nuovo incontro tra azienda e sindacati per estendere a tutto il gruppo Fiat, - Pomigliano, Mirafiori ed ex Bertone - il controverso contratto di Pomigliano. I Cobas hanno tentato di forzare le transenne messe dalla polizia per impedire l’accesso alla palazzina dell’Unione industriale di via Vela, e sono stati fermati, tra urla e tensione, dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Si sono levate grida e insulti, diretti sia al presidio vicino dei sindacalisti del fronte del sì - Fim, Uilm e Fismic - sia ad alcuni rappresentanti delle delegazioni sindacali entrati per il tavolo negoziale, tra cui il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo e quello della Fiom, Maurizio Landini.
All’intero la trattativa è proseguita regolarmente. In apertura il capo delegazione della Fiat, Paolo Rebaudengo, ha chiesto ai sindacati la disponibilità a giungere a una firma entro la giornata di domani. Perplessità sono state espresse da Landini all’entrata: «Stiamo constatando che una trattativa non c’è. Fiat ha già deciso di estendere il modello di Pomigliano: siamo addirittura al punto che adesso nemmeno i delegati sindacali possono partecipare. Questo per Fiat è coerente, perché a suo dire non c’è nulla da discutere: sta semplicemente spiegando come estenderà il contratto». Riferendosi proprio all’accordo di Pomigliano, Landini ha ribadito di considerarlo grave «sia perché cancella il contratto sindacale, sia perché è basato sull’esclusione dei sindacati che non piacciono a Fiat. Questo mi pare contro le libertà sindacali. Noi arriviamo al tavolo con le nostre idee e valuteremo cosa succede. Di sicuro non abbiamo firmato Pomigliano e non abbiamo intenzione di firmare l’estensione».
Detto, fatto. Dopo l’incontro di questa mattina il negoziato sta proseguendo senza la Fiom. «Non c’è una trattativa in corso - sottolinea Landini - c’è l’adesione dei sindacati alle richieste dell’azienda. Questo cambia la natura del sindacato, che da confederale diventa aziendale e apre la strada alla cancellazione del contratto nazionale nel nostro Paese». Hanno invece sottoscritto la richiesta Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri.
Il parametro è l’accordo di Pomigliano, con più soldi in busta ma in cambio maggiore utilizzo degli impianti, flessibilità e obbligatorietà degli impegni da parte di tutti i lavoratori. La paga base mensile dei lavoratori di Fiat Industrial crescerà da 1.466 a 1.543 euro, con un aumento del 5,2 per cento. L’aumento si ottiene spostando alcune voci contrattuali sulla paga base, come ad esempio la quattordicesima, e consentirà l’incremento conseguente di altre voci variabili come i turni e gli straordinari.
Città Nuova - Torino ha vissuto attimi di tensione questa mattina davanti alla sede dell’Unione industriale, dove era in corso il nuovo incontro tra azienda e sindacati per estendere a tutto il gruppo Fiat, - Pomigliano, Mirafiori ed ex Bertone - il controverso contratto di Pomigliano. I Cobas hanno tentato di forzare le transenne messe dalla polizia per impedire l’accesso alla palazzina dell’Unione industriale di via Vela, e sono stati fermati, tra urla e tensione, dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Si sono levate grida e insulti, diretti sia al presidio vicino dei sindacalisti del fronte del sì - Fim, Uilm e Fismic - sia ad alcuni rappresentanti delle delegazioni sindacali entrati per il tavolo negoziale, tra cui il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo e quello della Fiom, Maurizio Landini.
All’intero la trattativa è proseguita regolarmente. In apertura il capo delegazione della Fiat, Paolo Rebaudengo, ha chiesto ai sindacati la disponibilità a giungere a una firma entro la giornata di domani. Perplessità sono state espresse da Landini all’entrata: «Stiamo constatando che una trattativa non c’è. Fiat ha già deciso di estendere il modello di Pomigliano: siamo addirittura al punto che adesso nemmeno i delegati sindacali possono partecipare. Questo per Fiat è coerente, perché a suo dire non c’è nulla da discutere: sta semplicemente spiegando come estenderà il contratto». Riferendosi proprio all’accordo di Pomigliano, Landini ha ribadito di considerarlo grave «sia perché cancella il contratto sindacale, sia perché è basato sull’esclusione dei sindacati che non piacciono a Fiat. Questo mi pare contro le libertà sindacali. Noi arriviamo al tavolo con le nostre idee e valuteremo cosa succede. Di sicuro non abbiamo firmato Pomigliano e non abbiamo intenzione di firmare l’estensione».
Detto, fatto. Dopo l’incontro di questa mattina il negoziato sta proseguendo senza la Fiom. «Non c’è una trattativa in corso - sottolinea Landini - c’è l’adesione dei sindacati alle richieste dell’azienda. Questo cambia la natura del sindacato, che da confederale diventa aziendale e apre la strada alla cancellazione del contratto nazionale nel nostro Paese». Hanno invece sottoscritto la richiesta Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri.
Il parametro è l’accordo di Pomigliano, con più soldi in busta ma in cambio maggiore utilizzo degli impianti, flessibilità e obbligatorietà degli impegni da parte di tutti i lavoratori. La paga base mensile dei lavoratori di Fiat Industrial crescerà da 1.466 a 1.543 euro, con un aumento del 5,2 per cento. L’aumento si ottiene spostando alcune voci contrattuali sulla paga base, come ad esempio la quattordicesima, e consentirà l’incremento conseguente di altre voci variabili come i turni e gli straordinari.
Tobia Di Giacomo
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