Il Gip Salvatore Fanti respinge la richiesta di archiviazione delle indagini sulla morte del medico
Liberainformazione - L`edicolante ogni mattina sfoglia i quotidiani. Se trova qualche articolo sul caso Manca lo fotocopia e lo consegna a Gino, il padre di Attilio, l`urologo trovato morto nel febbraio 2004 a Viterbo. Oggi gli articoli interessanti erano almeno due. Salvatore Fanti, Gip della città laziale, ha respinto la terza richiesta di archiviazione del PM sul caso. Il magistrato Franco Antonio Cassata è stato rinviato a giudizio per diffamazione nell`ambito di un`altra vicenda della mafia locale, il suicidio del professor Adolfo Parmaliana. Lo scorso febbraio, il giudice aveva chiesto il ritiro del libro 'L`enigma di Attilio Manca` perché lo riteneva diffamante della sua figura.
Storie che si intrecciano da Barcellona Pozzo di Gotto a Palermo, dove la figura di Bernardo Provenzano è ancora piuttosto ingombrante. Eppure oggi la verità sulla morte di Attilio è meno lontana, dopo tanti anni di attesa. Secondo la famiglia è un omicidio di mafia. Secondo altri si tratta di una morte per overdose da stupefacenti. Secondo la Procura, finora, niente. Dopo otto anni di attesa, l`indicazione è quella di indagare sulla pista della droga. 'Attilio non ha mai fatto uso di stupefacenti`, ribadisce con convinzione la madre Angela. 'Nel corso dell`autopsia non sono stati trovati altri buchi che non fossero quelli che hanno portato alla sua morte`. Oggi il magistrato di Viterbo chiede un supplemento di indagine, ma solo per la voce indicata dalla famiglia come extrema ratio, cioè la cessione di droga che porta alla morte. Un reato, insomma, ci deve essere. Se non l`omicidio è lo spaccio di stupefacenti. Ora si aprono nuove indagini e potranno essere analizzate le questioni poste dai familiari.
'Ci sono alcuni punti che non sono stati mai esaminati`, spiega il fratello Gianluca. Almeno tre sono gli elementi da analizzare. L`impronta trovata nell`appartamento di Viterbo, che ancora non ha una paternità certa. I tabulati telefonici con le ultime chiamate ai genitori, che sono letteralmente scomparse. Il viaggio di Manca a Marsiglia, in contemporanea con l`intervento subito da Provenzano. Solo quando saranno date risposte a questi punti i familiari avranno pace. La rete di solidarietà che si è creata intorno alla famiglia ha esultato per la notizia della riapertura delle indagini. Centinaia di persone avevano aderito alla nostra campagna che chiedeva la riapertura dell`indagine. I Manca hanno ricevuto telefonate da tutta Italia. Tra i primi, don Luigi Ciotti e Federica Sciarelli.
Col sole quasi primaverile di questi primi giorni di dicembre si chiude la stagione del fango. Quello metaforico che una comunità incattivita - nel corso degli anni - ha gettato sulla figura di Attilio, che da brillante medico era diventato un tossicodipendente, senza uno straccio di prova. E anche il fango reale che i Manca hanno visto a casa propria: Barcellona è stata colpita dall`alluvione che ha riversato detriti e fanghiglia nelle strade e nelle case. Angela ricorda con sofferenza le ultime telefonate del figlio e il corpo straziato dalla colluttazione. "Ho visto centinaia di ragazzi morti di overdose", le disse un giorno don Ciotti. "E quella non è una morte per droga". Il naso deviato da un colpo violento, il corpo devastato dalle ecchimosi, il braccio destro usato per l`iniezione letale (Attilio era mancino) non sono compatibili con un suicidio.
Ieri è arrivato anche il rinvio a giudizio per diffamazione (con l`aggravante dei motivi abietti di vendetta, riferisce il Corriere della Sera) contro il magistrato Cassata. Secondo l`accusa, ancora da provare, sarebbe stato l`autore di un dossier anonimo contro Adolfo Parmaliana, il docente che sceglierà la strada del suicidio dopo aver denunciato inutilmente il sistema di potere locale. "Forse è la prima volta che un magistrato finisce sotto processo per aver diffamato un morto", annota il quotidiano milanese. Lo stesso Cassata, qualche mese fa, si era sentito diffamato dal libro 'L`enigma di Attilio Manca`, che semplicemente annotava in un capitolo marginale alcuni episodi che lo riguardano. Paradossalmente, nonostante tanti delitti, finora l`editore terrelibere.org era stato l`unico ad andare in tribunale nelle vesti di imputato. 'Colpevole` di aver dato alle stampe un volume che semplicemente ricostruiva il caso Manca e chiedeva verità. Da oggi non è più così.
Liberainformazione - L`edicolante ogni mattina sfoglia i quotidiani. Se trova qualche articolo sul caso Manca lo fotocopia e lo consegna a Gino, il padre di Attilio, l`urologo trovato morto nel febbraio 2004 a Viterbo. Oggi gli articoli interessanti erano almeno due. Salvatore Fanti, Gip della città laziale, ha respinto la terza richiesta di archiviazione del PM sul caso. Il magistrato Franco Antonio Cassata è stato rinviato a giudizio per diffamazione nell`ambito di un`altra vicenda della mafia locale, il suicidio del professor Adolfo Parmaliana. Lo scorso febbraio, il giudice aveva chiesto il ritiro del libro 'L`enigma di Attilio Manca` perché lo riteneva diffamante della sua figura.
Storie che si intrecciano da Barcellona Pozzo di Gotto a Palermo, dove la figura di Bernardo Provenzano è ancora piuttosto ingombrante. Eppure oggi la verità sulla morte di Attilio è meno lontana, dopo tanti anni di attesa. Secondo la famiglia è un omicidio di mafia. Secondo altri si tratta di una morte per overdose da stupefacenti. Secondo la Procura, finora, niente. Dopo otto anni di attesa, l`indicazione è quella di indagare sulla pista della droga. 'Attilio non ha mai fatto uso di stupefacenti`, ribadisce con convinzione la madre Angela. 'Nel corso dell`autopsia non sono stati trovati altri buchi che non fossero quelli che hanno portato alla sua morte`. Oggi il magistrato di Viterbo chiede un supplemento di indagine, ma solo per la voce indicata dalla famiglia come extrema ratio, cioè la cessione di droga che porta alla morte. Un reato, insomma, ci deve essere. Se non l`omicidio è lo spaccio di stupefacenti. Ora si aprono nuove indagini e potranno essere analizzate le questioni poste dai familiari.
'Ci sono alcuni punti che non sono stati mai esaminati`, spiega il fratello Gianluca. Almeno tre sono gli elementi da analizzare. L`impronta trovata nell`appartamento di Viterbo, che ancora non ha una paternità certa. I tabulati telefonici con le ultime chiamate ai genitori, che sono letteralmente scomparse. Il viaggio di Manca a Marsiglia, in contemporanea con l`intervento subito da Provenzano. Solo quando saranno date risposte a questi punti i familiari avranno pace. La rete di solidarietà che si è creata intorno alla famiglia ha esultato per la notizia della riapertura delle indagini. Centinaia di persone avevano aderito alla nostra campagna che chiedeva la riapertura dell`indagine. I Manca hanno ricevuto telefonate da tutta Italia. Tra i primi, don Luigi Ciotti e Federica Sciarelli.
Col sole quasi primaverile di questi primi giorni di dicembre si chiude la stagione del fango. Quello metaforico che una comunità incattivita - nel corso degli anni - ha gettato sulla figura di Attilio, che da brillante medico era diventato un tossicodipendente, senza uno straccio di prova. E anche il fango reale che i Manca hanno visto a casa propria: Barcellona è stata colpita dall`alluvione che ha riversato detriti e fanghiglia nelle strade e nelle case. Angela ricorda con sofferenza le ultime telefonate del figlio e il corpo straziato dalla colluttazione. "Ho visto centinaia di ragazzi morti di overdose", le disse un giorno don Ciotti. "E quella non è una morte per droga". Il naso deviato da un colpo violento, il corpo devastato dalle ecchimosi, il braccio destro usato per l`iniezione letale (Attilio era mancino) non sono compatibili con un suicidio.
Ieri è arrivato anche il rinvio a giudizio per diffamazione (con l`aggravante dei motivi abietti di vendetta, riferisce il Corriere della Sera) contro il magistrato Cassata. Secondo l`accusa, ancora da provare, sarebbe stato l`autore di un dossier anonimo contro Adolfo Parmaliana, il docente che sceglierà la strada del suicidio dopo aver denunciato inutilmente il sistema di potere locale. "Forse è la prima volta che un magistrato finisce sotto processo per aver diffamato un morto", annota il quotidiano milanese. Lo stesso Cassata, qualche mese fa, si era sentito diffamato dal libro 'L`enigma di Attilio Manca`, che semplicemente annotava in un capitolo marginale alcuni episodi che lo riguardano. Paradossalmente, nonostante tanti delitti, finora l`editore terrelibere.org era stato l`unico ad andare in tribunale nelle vesti di imputato. 'Colpevole` di aver dato alle stampe un volume che semplicemente ricostruiva il caso Manca e chiedeva verità. Da oggi non è più così.
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