Via Minzolini, al suo posto Maccari fino al 31 gennaio 2012. L’ex direttore minaccia la denuncia: atto «frettoloso, carente nei presupposti, sostanzialmente e profondamente immotivato»
In questa settimana si respira aria nuova nella grande azienda televisiva pubblica, la Rai: Augusto Minzolini è stato rimosso dal suo incarico di direttore del Tg1 poiché rinviato a giudizio per peculato, a causa delle spese sostenute con carte di credito aziendali. L’ormai ex direttore del Tg era iscritto nella lista degli indagati dallo scorso maggio, in seguito all’esposto presentato dall’Idv. La decisione di sospenderlo dall’incarico è stata presa dal Cda riunitosi il 13 dicembre su proposta del direttore generale Lorenza Lei. Quattro i voti favorevoli al trasferimento di Minzolini ad altro incarico equivalente: Giorgio van Straten e Nino Rizzo Nervo (i due consiglieri di centro sinistra), Alessio Gorla e il presidente Paolo Garimberti (il cui voto, in caso di parità, vale doppio) e quattro i voti contrari: Angelo Maria Petroni e Giovanna Bianchi Clerici, Antonio Verro e Guglielmo Rositani (i consiglieri di centrodestra).
Il Cda della Rai ha inoltre votato a maggioranza il via libera all'interim per Alberto Maccari, ex-direttore del Tgr, che fino al 31 gennaio 2012 prenderà il posto di Minzolini alla direzione del Tg1.
I sospetti sul corretto comportamento di Minzolini sono iniziati più di un anno fa quando al momento di analizzare il bilancio 2010 della Rai venne fuori che le spese di rappresentanza del direttore del Tg1 superavano di molto quelle dei suoi colleghi: “oltre 5mila euro al mese - scriveva Repubblica - tra pranzi, hotel di lusso e weekend di lavoro. […] in 14 mesi avrebbe effettuato 129 giorni lavorativi in trasferta, su 56 trasferte (Istanbul, Londra, Marrakech, Cannes, Praga) solo in 11 verrebbe indicato lo scopo della missione”.
Minzolini parla di atto «frettoloso, carente nei presupposti, sostanzialmente e profondamente immotivato» annunciando causa al Giudice del Lavoro. In un’intervista di ieri al quotidiano “Libero” l’ormai ex direttore si difende dichiarando di essere vittima di un complotto e di aver sempre informato in maniera imparziale: “Il mio telegiornale aveva un'impronta idonea a garantire un minimo di pluralismo televisivo in questo Paese". A Sky24 spiega invece come le accuse che gli sono state rivolte dall’azienda siano infondate: “Mi è stata data una carta di credito che lo stesso direttore generale chiamò benefit compensativo. Dopo due anni, alla vigilia di quella che doveva essere la crisi del governo Berlusconi, il 14 dicembre dello scorso anno, mi dicono che quel benefit non era compatibile con l'ordinamento interno della Rai. Ne prendo atto e dico 'potevate dirmelo prima'. Loro dicono che si dovevano mettere i nomi dei commensali nelle ricevute dei pranzi di rappresentanza. Ma non credo ci sia un direttore che lo faccia, se non altro per problemi di privacy. Se lo avessi saputo li avrei messi". La regola "dei nomi - ricorda Minzolini - è contenuta in una circolare del 2003 fatta da Cattaneo, ma fu permesso all'allora direttore Mimun di non mettere i nomi, bensì di scrivere 'pranzi privati'. Mi trovo a dover pagare per aver fatto una cosa che anche i miei predecessori hanno fatto". In ogni caso, ricorda il direttore del Tg1, "amministrativamente ho restituito alla Rai tutti i soldi che mi hanno chiesto, senza trattare. Nel frattempo però c'è stata una denuncia non di uno qualunque, ma di Di Pietro".
La Rai intanto dichiara che si costituirà parte civile “entro il termine di decadenza previsto dalla legge, che è quello dell'udienza dibattimentale fissata per il prossimo 8 marzo, per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale".
In questa settimana si respira aria nuova nella grande azienda televisiva pubblica, la Rai: Augusto Minzolini è stato rimosso dal suo incarico di direttore del Tg1 poiché rinviato a giudizio per peculato, a causa delle spese sostenute con carte di credito aziendali. L’ormai ex direttore del Tg era iscritto nella lista degli indagati dallo scorso maggio, in seguito all’esposto presentato dall’Idv. La decisione di sospenderlo dall’incarico è stata presa dal Cda riunitosi il 13 dicembre su proposta del direttore generale Lorenza Lei. Quattro i voti favorevoli al trasferimento di Minzolini ad altro incarico equivalente: Giorgio van Straten e Nino Rizzo Nervo (i due consiglieri di centro sinistra), Alessio Gorla e il presidente Paolo Garimberti (il cui voto, in caso di parità, vale doppio) e quattro i voti contrari: Angelo Maria Petroni e Giovanna Bianchi Clerici, Antonio Verro e Guglielmo Rositani (i consiglieri di centrodestra).
Il Cda della Rai ha inoltre votato a maggioranza il via libera all'interim per Alberto Maccari, ex-direttore del Tgr, che fino al 31 gennaio 2012 prenderà il posto di Minzolini alla direzione del Tg1.
I sospetti sul corretto comportamento di Minzolini sono iniziati più di un anno fa quando al momento di analizzare il bilancio 2010 della Rai venne fuori che le spese di rappresentanza del direttore del Tg1 superavano di molto quelle dei suoi colleghi: “oltre 5mila euro al mese - scriveva Repubblica - tra pranzi, hotel di lusso e weekend di lavoro. […] in 14 mesi avrebbe effettuato 129 giorni lavorativi in trasferta, su 56 trasferte (Istanbul, Londra, Marrakech, Cannes, Praga) solo in 11 verrebbe indicato lo scopo della missione”.
Minzolini parla di atto «frettoloso, carente nei presupposti, sostanzialmente e profondamente immotivato» annunciando causa al Giudice del Lavoro. In un’intervista di ieri al quotidiano “Libero” l’ormai ex direttore si difende dichiarando di essere vittima di un complotto e di aver sempre informato in maniera imparziale: “Il mio telegiornale aveva un'impronta idonea a garantire un minimo di pluralismo televisivo in questo Paese". A Sky24 spiega invece come le accuse che gli sono state rivolte dall’azienda siano infondate: “Mi è stata data una carta di credito che lo stesso direttore generale chiamò benefit compensativo. Dopo due anni, alla vigilia di quella che doveva essere la crisi del governo Berlusconi, il 14 dicembre dello scorso anno, mi dicono che quel benefit non era compatibile con l'ordinamento interno della Rai. Ne prendo atto e dico 'potevate dirmelo prima'. Loro dicono che si dovevano mettere i nomi dei commensali nelle ricevute dei pranzi di rappresentanza. Ma non credo ci sia un direttore che lo faccia, se non altro per problemi di privacy. Se lo avessi saputo li avrei messi". La regola "dei nomi - ricorda Minzolini - è contenuta in una circolare del 2003 fatta da Cattaneo, ma fu permesso all'allora direttore Mimun di non mettere i nomi, bensì di scrivere 'pranzi privati'. Mi trovo a dover pagare per aver fatto una cosa che anche i miei predecessori hanno fatto". In ogni caso, ricorda il direttore del Tg1, "amministrativamente ho restituito alla Rai tutti i soldi che mi hanno chiesto, senza trattare. Nel frattempo però c'è stata una denuncia non di uno qualunque, ma di Di Pietro".
La Rai intanto dichiara che si costituirà parte civile “entro il termine di decadenza previsto dalla legge, che è quello dell'udienza dibattimentale fissata per il prossimo 8 marzo, per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale".
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Sono presenti 2 commenti
Sono tutti innocenti vittime di complotti, e noi paghiamo per tutti.
Fra qualche giorno cominceranno con la solita menata del Canone RAI. e'ORA CHE VADA IN SOFFITTA!!!!! NOSTRI SOLDI SONO BUTTATI!!
Almeno il Berlusca non rompe le scatole e Mediaset ha dei bei programmi. Non tutti: il grande fratello é per la feccia.
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