sabato, dicembre 24, 2011
Dopo l'archivio di Peppino, ritrovata anche una testimone del delitto

Liberainformazione - Cinisi, provincia di Palermo. E’ la notte fra l’8 e il 9 maggio del 1978 quando Cosa nostra uccide Peppino Impastato, giovane militante di Democrazia proletaria, animatore di Radio Aut. Un attentato dinamitardo sui binari della ferrovia che collega il paesino con il capoluogo siciliano mette a tacere l'impegno politico del giovane esponente della sinistra siciliana e animatore di trasmissioni radiofoniche che irridevano mafiosi e collusi. A 33 anni dall’omicidio di Impastato riemergono dalla procura di Palermo, dai faldoni ingialliti e impolverati, frammenti di un archivio che all’epoca dei fatti venne sequestrato per accertamenti, dagli investigatori. Per l’omicidio del giovane di Dp il 5 marzo del 2001 la Corte d'assise ha condannato i responsabili del delitto, Vito Palazzolo (condannato a trent'anni di reclusione) e Gaetano Badalamenti (all'ergastolo). Le indagini sull’omicidio del giovane militante furono oggetto di rallentamenti ma anche di depistaggi.

Questa l'ultima notizia sul caso Impastato, nell'aprile del 2011, scritta da Libera Informazione per l'inserto quindicinale di "Terra". Oggi a questi tasselli che riemergono dalle inchieste parziali e oggetto di depistaggio, di quegli anni, se ne aggiunge un altro. La notizia è firmata da Salvo Palazzolo su Repubblica - Palermo che da anni segue questo e molti altri casi giudiziari, di omicidi importanti e dei tanti "pezzi mancanti" nelle inchieste (così si intitola il suo libro che ne ripercorre molte storie siciliane, sotto il profilo giudiziario e investigativo): riguarda la testimone del delitto Impastato.

«Prima, scrissero che era emigrata negli Stati Uniti. Poi, che era irrintracciabile. Trent'anni fa, i carabinieri della stazione di Cinisi assicurarono alla magistratura che la testimone chiave del delitto di Peppino Impastato era "irreperibile" - scrive Salvo Palazzolo». «E da allora non si è saputo più nulla di lei: Provvidenza Vitale, la casellante del passaggio al livello di Cinisi, sembrava davvero scomparsa nel nulla. E invece non si era mai allontanata da casa sua: l'incredibile scoperta è stata fatta dagli investigatori della Dia di Palermo, coordinati dal colonnello Giuseppe D'Agata, dopo la riapertura del caso Impastato disposta dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene».

Una storia ancora avvolta dal mistero, dopo tantissimi anni e in grado di restituire un quadro complessivo, sempre più chiaro. «.. perché tante reticenze e omissioni? Forse, il caso Impastato ha segnato l'inizio della trattativa fra mafia e Stato, questa è l'ipotesi che adesso seguono i magistrati di Palermo. [....] Forse, Peppino Impastato l'aveva già scoperto nel 1978: ecco, perché non si doveva scoprire la verità sulla sua morte».

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