«Opinione pubblica e media internazionali si sono ormai dimenticati di noi, ma tutti devono sapere che nello Zimbabwe non c’è democrazia», dichiarano fonti vicine ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, in vista delle elezioni parlamentari del prossimo marzo.
Le numerose violenze sono tuttora perpetrate verso gli oppositori del presidente Robert Mugabe e verso chiunque «esprima critiche al regime». Non si contano gli arresti, così come le espulsioni dei detrattori stranieri; perfino alcuni sacerdoti della Commissione Nazionale di Giustizia e Pace sono stati aggrediti. Dopo essere stato Primo ministro (1980-1987), Mugabe è Presidente da venticinque anni, durante i quali le Organizzazioni per i diritti umani lo hanno più volte accusato di persecuzione e tortura di avversari politici e minoranze (attraverso lo stupro, anche di aver adoperato l’AIDS come arma biologica contro le etnie rivali), di esproprio forzato dei beni e possedimenti terrieri, appropriazione di aiuti internazionali destinati alle popolazioni del Paese e brogli elettorali. «Ecco perché – spiegano le fonti locali ad ACS – la speranza per le prossime elezioni è oscurata dall’esperienza di quelle passate, ogni volta compromesse e sabotate».
Gran parte della popolazione teme di esprimere il proprio voto per le possibili ritorsioni, ma molti cittadini, stanchi delle attuali condizioni, sono pronti ad agire: «Se quelle del prossimo anno non saranno elezioni giuste e libere, non possiamo escludere una rivoluzione come quelle nordafricane».
Intanto la Chiesa locale è impegnata a rafforzare la pastorale giovanile per proteggere i ragazzi dalla totale assenza di morale in cui sono cresciuti. «Perfino i poliziotti – riferiscono ad ACS – spingono le ragazze a ubriacarsi per potersi approfittare di loro, come dimostrano i numerosi contagi da HIV e le molte gravidanze». Lo Stato utilizza i campi di addestramento per minare i valori morali degli adolescenti, «distribuendo birra e preservativi». In questo modo i ragazzi vengono manipolati, istigati all’uso della forza e apprendono facilmente come commettere furti ed altri crimini e, una volta addestrati alla violenza, possono servire agli scopi del Governo. Le gang sono infatti sfruttate per diffondere terrore tra i cittadini, ad esempio perlustrando i quartieri residenziali per controllare quanti hanno aderito ufficialmente allo ZANU (Unione Nazionale Africana Zimbabwe). Chi non possiede la tessera del partito di Mugabe è immediatamente picchiato e la sua casa saccheggiata e incendiata. Chi invece risulta iscritto è costretto a partecipare a comizi e manifestazioni.
Aiuto alla Chiesa che Soffre è da anni al fianco della Chiesa dello Zimbabwe. Nel 2010 l’Opera ha donato più di 300mila euro per sostenere progetti per la pastorale e nel 2011 continua a promuovere numerose iniziative nel Paese africano. Da segnalare gli interventi di edilizia religiosa come quello in favore della Casa generalizia della Confraternita di San Paolo a Gweru o del convento delle Clarettiane che operano nell’ospedale di Mtora. Nell’ambito della formazione, si ricordano invece il contributo al programma di Prevenzione e Educazione giovanile all’AIDS delle missionarie francescane e le borse di studio per sacerdoti e seminaristi. Oltre a veicoli per la pastorale, tra cui una jeep per le Piccole Figlie di Nostra Signora nella parrocchia di Santa Teresa a Seke, i benefattori di ACS hanno offerto numerose Intenzioni di Messe: sono state 2.500 quelle i 48 sacerdoti della diocesi di Gweru.
Le numerose violenze sono tuttora perpetrate verso gli oppositori del presidente Robert Mugabe e verso chiunque «esprima critiche al regime». Non si contano gli arresti, così come le espulsioni dei detrattori stranieri; perfino alcuni sacerdoti della Commissione Nazionale di Giustizia e Pace sono stati aggrediti. Dopo essere stato Primo ministro (1980-1987), Mugabe è Presidente da venticinque anni, durante i quali le Organizzazioni per i diritti umani lo hanno più volte accusato di persecuzione e tortura di avversari politici e minoranze (attraverso lo stupro, anche di aver adoperato l’AIDS come arma biologica contro le etnie rivali), di esproprio forzato dei beni e possedimenti terrieri, appropriazione di aiuti internazionali destinati alle popolazioni del Paese e brogli elettorali. «Ecco perché – spiegano le fonti locali ad ACS – la speranza per le prossime elezioni è oscurata dall’esperienza di quelle passate, ogni volta compromesse e sabotate».
Gran parte della popolazione teme di esprimere il proprio voto per le possibili ritorsioni, ma molti cittadini, stanchi delle attuali condizioni, sono pronti ad agire: «Se quelle del prossimo anno non saranno elezioni giuste e libere, non possiamo escludere una rivoluzione come quelle nordafricane».
Intanto la Chiesa locale è impegnata a rafforzare la pastorale giovanile per proteggere i ragazzi dalla totale assenza di morale in cui sono cresciuti. «Perfino i poliziotti – riferiscono ad ACS – spingono le ragazze a ubriacarsi per potersi approfittare di loro, come dimostrano i numerosi contagi da HIV e le molte gravidanze». Lo Stato utilizza i campi di addestramento per minare i valori morali degli adolescenti, «distribuendo birra e preservativi». In questo modo i ragazzi vengono manipolati, istigati all’uso della forza e apprendono facilmente come commettere furti ed altri crimini e, una volta addestrati alla violenza, possono servire agli scopi del Governo. Le gang sono infatti sfruttate per diffondere terrore tra i cittadini, ad esempio perlustrando i quartieri residenziali per controllare quanti hanno aderito ufficialmente allo ZANU (Unione Nazionale Africana Zimbabwe). Chi non possiede la tessera del partito di Mugabe è immediatamente picchiato e la sua casa saccheggiata e incendiata. Chi invece risulta iscritto è costretto a partecipare a comizi e manifestazioni.
Aiuto alla Chiesa che Soffre è da anni al fianco della Chiesa dello Zimbabwe. Nel 2010 l’Opera ha donato più di 300mila euro per sostenere progetti per la pastorale e nel 2011 continua a promuovere numerose iniziative nel Paese africano. Da segnalare gli interventi di edilizia religiosa come quello in favore della Casa generalizia della Confraternita di San Paolo a Gweru o del convento delle Clarettiane che operano nell’ospedale di Mtora. Nell’ambito della formazione, si ricordano invece il contributo al programma di Prevenzione e Educazione giovanile all’AIDS delle missionarie francescane e le borse di studio per sacerdoti e seminaristi. Oltre a veicoli per la pastorale, tra cui una jeep per le Piccole Figlie di Nostra Signora nella parrocchia di Santa Teresa a Seke, i benefattori di ACS hanno offerto numerose Intenzioni di Messe: sono state 2.500 quelle i 48 sacerdoti della diocesi di Gweru.
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