lunedì, dicembre 12, 2011
Il social network di Mountain View ha introdotto un'applicazione di riconoscimento facciale sulle immagini condivise dai propri utenti. La tutela della privacy è salva: l'opzione deve essere abilitata dall'utente.

Nb Times (Milano) - C’è sempre da aspettarsi qualche novità dalla competizione tra Facebook e Google+, anche se la creatura - nato sette anni fa, al momento giusto – è difficilmente raggiungibile nel campo dei social network generalisti, ossia non orientati ad una particolare fascia di mercato. Il secondo, comunque, non perde occasione per conquistare utenti e lancia una novità che si chiama Find my face, trova la mia faccia. Come si può intuire facilmente dal nome, Find my face è una funzionalità di riconoscimento facciale che mette a frutto le tecnologie sviluppate da PittPatt, società acquisita nel corso dell’estate dal gruppo di Mountain View proprio per il suo know how nelle applicazioni di face detection studiate con il supporto dei ricercatori dell’Heinz College della Carnegie Mellon University. La nuova feature analizza le foto caricate dagli iscritti nel proprio profilo e permette ad un utente di trovare, nelle cerchie del social network, tutte le foto che lo ritraggono.

L’opzione deve essere esplicitamente attivata dall’utente e per questo motivo si può ben dire che, dal punto di vista della tutela della privacy, Google abbia imparato una lezione dagli errori commessi dal suo social-concorrente: l’anno scorso, infatti, Facebook aveva iniziato a studiare la stessa possibilità e ne ha avviato l’introduzione, attivandola però per default con tanto di tagging automatico e incassando, di conseguenza, la bocciatura delle Authority competenti in materia di privacy, in primis quelle europee.

L’attenzione agli utenti è stata confermata da Peter Fleischer, global privacy Counsel di Google, che ha sottolineato come questa tecnologia vada a toccare una tematica ad un tempo di rilievo e delicata, precisando come oggi sia già possibile fotografare una persona con uno smartphone e identificarla proprio con un’applicazione di riconoscimento facciale, ma si tratti di uno scenario “troppo raccapricciante”.

Dario Bonacina

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