"Il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi: più che di multiculturalità, termine che afferma semplicemente una vicinanza, dovremmo parlare di interculturalità, che significa scambio, dialogo e confronto. Dialogo che comprende certo la fiducia e un confronto sistematico: è il tipico lavoro del film”.
Radio Vaticana - Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha aperto questa mattina la seconda giornata di lavori del convegno internazionale “Film and Faith”, presso la Pontificia Università Lateranense (Roma), organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il Pontificio Consiglio della cultura, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e la Pontificia Università Lateranense. “Il dialogo – ha proseguito il cardinale Ravasi – suggerisce tre prospettive: quella filosofica, il cui autore di riferimento è Paul Ricoeur e in particolare il libro ‘Se come un altro’, dove si spiega che noi, di nostra natura, siamo un altro rispetto alle persone che incontriamo. Simbolo di questa prospettiva è il volto. La seconda prospettiva – ha ricordato il cardinale – è quella religiosa, in particolare quella ebraico-cristiana dell’Occidente, che possiamo ritrovare nel libro del Levitico: ama il prossimo tuo come te stesso. Da ultimo, la prospettiva culturale, che offre altre possibilità per il raggiungimento dell’interculturalità”. Il cardinale Ravasi ha quindi sottolineato l’importanza del medium cinematografico: “Le immagini di prossimità”, attraverso le quali “il cinema può veramente esplicitare questa funzione decisiva mostrando immagini, storie, volti diversi che ci conquistano. Ricordo il maestro a cui sono molto legato, Andrei Tarkovsky, attraverso le cui immagini abbiamo creato prossimità con la cultura e la spiritualità ortodossa”. Dunque, ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio, “il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi”. (R.P.)
Radio Vaticana - Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha aperto questa mattina la seconda giornata di lavori del convegno internazionale “Film and Faith”, presso la Pontificia Università Lateranense (Roma), organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il Pontificio Consiglio della cultura, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e la Pontificia Università Lateranense. “Il dialogo – ha proseguito il cardinale Ravasi – suggerisce tre prospettive: quella filosofica, il cui autore di riferimento è Paul Ricoeur e in particolare il libro ‘Se come un altro’, dove si spiega che noi, di nostra natura, siamo un altro rispetto alle persone che incontriamo. Simbolo di questa prospettiva è il volto. La seconda prospettiva – ha ricordato il cardinale – è quella religiosa, in particolare quella ebraico-cristiana dell’Occidente, che possiamo ritrovare nel libro del Levitico: ama il prossimo tuo come te stesso. Da ultimo, la prospettiva culturale, che offre altre possibilità per il raggiungimento dell’interculturalità”. Il cardinale Ravasi ha quindi sottolineato l’importanza del medium cinematografico: “Le immagini di prossimità”, attraverso le quali “il cinema può veramente esplicitare questa funzione decisiva mostrando immagini, storie, volti diversi che ci conquistano. Ricordo il maestro a cui sono molto legato, Andrei Tarkovsky, attraverso le cui immagini abbiamo creato prossimità con la cultura e la spiritualità ortodossa”. Dunque, ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio, “il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi”. (R.P.)
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