Il prossimo gennaio a Kingston in Giamaica aprirà il Centro “Santi Innocenti” che garantirà ogni giorno assistenza gratuita a più di 200 donne e avrà venti stanze per accogliere mamme e bambini
ACS - La struttura è frutto dell’impegno dei Missionari dei Poveri che hanno raccolto numerose donazioni, tra queste gli oltre 30mila euro offerti dai benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Per il fondatore dell’Ordine monastico - nato nella capitale giamaicana nel 1981 e diffuso oggi in tredici Paesi – il centro rappresenta un importante passo in avanti nella lotta alla liberalizzazione dell’aborto nel Paese e una risposta alle pressioni delle agenzie internazionali sul governo giamaicano. «Ho scoperto – racconta ad ACS padre Richard Ho Lung - che buona parte dell’aiuto umanitario è subordinato al cambiamento della legge che permette il ricorso all’aborto esclusivamente in caso di anomalie fetali, di pericolo per la madre e in seguito a stupro o incesto». Una modifica a cui le autorità hanno rinunciato da tempo, dopo che in un sondaggio il 65% dei giamaicani si è detto contrario all’interruzione volontaria di gravidanza.
«Considero gli aiuti internazionali ‘denaro insanguinato’ - continua il religioso - perché legati alle agenzie di pianificazione familiare che sposano il ricorso all’aborto». Per padre Ho Lung il sostegno proveniente da Europa e Stati Uniti dovrebbe essere destinato alla costruzione di scuole, infrastrutture e ospedali «incondizionatamente e non per influenzare la vita interna e la politica del Paese beneficiario».
In risposta alle pressioni esterne i Missionari dei Poveri hanno deciso di creare una struttura che ruoti interamente intorno al nascituro. «Non basta dire che è sbagliato porre fine a una vita che cresce – afferma il fondatore – si deve fornire un’alternativa pratica e propositiva». Il primo risultato dell’impegno pro-vita dell’Ordine è la piccola comunità di suore che si è formata negli ultimi nove mesi ed è già al lavoro. In questi giorni, in una clinica del centro aperta al pubblico, le sei religiose assistono circa un centinaio di mamme in attesa ogni settimana. «Quando inaugureremo l’intero complesso – dice padre Ho Lung – potremo finalmente offrire alle future e alle giovani madri consulenze, ospitalità e cure per tutta la durata della gravidanza».
Nonostante le diverse richieste di partecipazione - «un fatto sorprendente in Giamaica, dove la fede cattolica non è prevalente» - i monaci hanno scelto di limitare il numero delle religiose a sei per formare la piccola comunità all’impegno in favore di senza tetto, bisognosi, madri e bambini in difficoltà. «Non avrei mai pensato di educare delle suore, dopo essermi dedicato a più di 600 confratelli».
Il fondatore dei Missionari dei Poveri si è rivolto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre perché il nuovo centro possa offrire gratuitamente qualunque servizio: dai trattamenti medici all’assistenza psicologica. «Fare così tanto solo con la forza della nostra fiducia in Dio e negli uomini di buona volontà, è un miracolo della fede. E dico grazie ad ACS che è stata una delle più importanti realtà al nostro fianco».
ACS - La struttura è frutto dell’impegno dei Missionari dei Poveri che hanno raccolto numerose donazioni, tra queste gli oltre 30mila euro offerti dai benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Per il fondatore dell’Ordine monastico - nato nella capitale giamaicana nel 1981 e diffuso oggi in tredici Paesi – il centro rappresenta un importante passo in avanti nella lotta alla liberalizzazione dell’aborto nel Paese e una risposta alle pressioni delle agenzie internazionali sul governo giamaicano. «Ho scoperto – racconta ad ACS padre Richard Ho Lung - che buona parte dell’aiuto umanitario è subordinato al cambiamento della legge che permette il ricorso all’aborto esclusivamente in caso di anomalie fetali, di pericolo per la madre e in seguito a stupro o incesto». Una modifica a cui le autorità hanno rinunciato da tempo, dopo che in un sondaggio il 65% dei giamaicani si è detto contrario all’interruzione volontaria di gravidanza.
«Considero gli aiuti internazionali ‘denaro insanguinato’ - continua il religioso - perché legati alle agenzie di pianificazione familiare che sposano il ricorso all’aborto». Per padre Ho Lung il sostegno proveniente da Europa e Stati Uniti dovrebbe essere destinato alla costruzione di scuole, infrastrutture e ospedali «incondizionatamente e non per influenzare la vita interna e la politica del Paese beneficiario».
In risposta alle pressioni esterne i Missionari dei Poveri hanno deciso di creare una struttura che ruoti interamente intorno al nascituro. «Non basta dire che è sbagliato porre fine a una vita che cresce – afferma il fondatore – si deve fornire un’alternativa pratica e propositiva». Il primo risultato dell’impegno pro-vita dell’Ordine è la piccola comunità di suore che si è formata negli ultimi nove mesi ed è già al lavoro. In questi giorni, in una clinica del centro aperta al pubblico, le sei religiose assistono circa un centinaio di mamme in attesa ogni settimana. «Quando inaugureremo l’intero complesso – dice padre Ho Lung – potremo finalmente offrire alle future e alle giovani madri consulenze, ospitalità e cure per tutta la durata della gravidanza».
Nonostante le diverse richieste di partecipazione - «un fatto sorprendente in Giamaica, dove la fede cattolica non è prevalente» - i monaci hanno scelto di limitare il numero delle religiose a sei per formare la piccola comunità all’impegno in favore di senza tetto, bisognosi, madri e bambini in difficoltà. «Non avrei mai pensato di educare delle suore, dopo essermi dedicato a più di 600 confratelli».
Il fondatore dei Missionari dei Poveri si è rivolto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre perché il nuovo centro possa offrire gratuitamente qualunque servizio: dai trattamenti medici all’assistenza psicologica. «Fare così tanto solo con la forza della nostra fiducia in Dio e negli uomini di buona volontà, è un miracolo della fede. E dico grazie ad ACS che è stata una delle più importanti realtà al nostro fianco».
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