giovedì, dicembre 15, 2011
In Italia oggi è il giorno della fiducia sulla manovra economica, chiesta del governo Monti. L’obiettivo è di arrivare al voto definitivo del provvedimento entro domani sera.

Radio Vaticana - Il presidente del Consiglio ha affermato che l'alternativa a questa manovra erano sacrifici ancora più gravi. Tuttavia, in queste ore è di nuovo bagarre in aula alla Camera. Ce ne parla Eugenio Bonanata: ascolta
Il governo ha posto la fiducia al testo ma a dominare la scena a Montecitorio è stata ancora una volta la vivace protesta degli esponenti della Lega, che ha coinvolto anche altri parlamentari. Alla fine si è sfiorata la rissa, con il presidente della Camera Fini che ha espulso due deputati del Carroccio. L’appuntamento col voto finale – salvo imprevisti - è fissato per domani alle 19,30. Il premier Monti ha detto che non è vero che pagano solo i soliti noti. Inoltre, ha annunciato che presto ci saranno nuove misure a favore della crescita. Restano le perplessità di Pdl e Pd e la contrarietà dell’Idv, mentre il terzo polo apprezza lo sforzo per le famiglie. Il Paese comunque è in recessione. Lo ha affermato il centro studi di Confindustria che ha lanciato l’allarme sia sul fronte della crescita sia su quello dell’occupazione. L’inversione di tendenza – forse – nella primavera dell’anno prossimo. Tuttavia, nel 2013 c’è il rischio che arrivi a quota 800 mila il numero dei posti di lavoro persi a partire dal 2008. Il ministro dello Sviluppo economico Passera ha riconosciuto che la situazione è peggiore delle previsioni, ma l’Italia – ha detto - può farcela. Servono misure come le liberalizzazioni. A riguardo il governo – ha garantito - porterà fino in fondo i suoi progetti sebbene ci siano delle “resistenze pazzesche”. Si tratta di barricate inaccettabili – ha replicato la leader di Confindustria, Marcegaglia - che ha chiesto anche un impegno maggiore dell’Europa e soprattutto della Germania per evitare il fallimento dell’Euro che comunque resta improbabile.

Per il quotidiano Avvenire “gli emendamenti concordati tra il governo e la maggioranza paiono orientati nella giusta direzione". Tra le novità le detrazioni per chi ha figli e deve pagare l’Imu. Per un’opinione Alessandro Guarasci ha sentito il presidente del Forum delle Famiglie Francesco Belletti: ascolta

R. - È sicuramente un segnale positivo, tenendo conto che all’inizio della manovra non c’era assolutamente nessuna sensibilità, proprio su questo strumento. Nell’arco di due giorni ha anche aumentato i massimali, per cui la detrazione raddoppia se ci sono quattro figli e, addirittura, si triplica in presenza di otto figli. Quindi è un oggettivo, significativo cambiamento di una misura e, quindi, un segnale forte e reale. Certamente, in fondo, è un particolare, rispetto al complesso della manovra che rimane molto dura, molto penalizzante per le famiglie; resta un aumento dell’Iva indiscriminato e tante criticità. Ma questo è un segnale forte che, tra l’altro, porta quest’attenzione da parte dei comuni e al livello delle singole amministrazioni.


D. - Sulle pensioni, secondo lei, si è raggiunto un giusto compromesso?


R. - C’è stata una sufficiente flessibilità di fronte a delle criticità, sicuramente ancora molto forti. Io credo che si debba ancora migliorare; ma qui abbiamo una grande responsabilità, per sostenere le nuove generazioni, che sono state troppo penalizzate Però, contemporaneamente, le misure devono essere equilibrate anche di fronte alle persone che devono uscire.


D. - È stata introdotta una sorta di mini “Tobin tax”. L’importante è cominciare a colpire i grandi patrimoni, soprattutto, passare da una tassazione dalle persone alle cose?


R. – Dalle persone alle cose non sono così sicuro, perché se le cose sono i beni di largo consumo alla fine si ritorna ai consumi delle famiglie, mentre l’idea dello spostare le tasse dalle famiglie e dal lavoro verso le rendite da capitale è invece fondamentale. D’altra parte noi abbiamo un Paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per cento della ricchezza e, quindi, a questi occorre chiedere i maggiori sacrifici. Mi sembra il minimo di equità necessario oggi.


D. – Sembra che sulle liberalizzazioni invece si sia fatta marcia indietro. Questo vuol dire che alcune corporazioni in Italia sono ancora forti?


R. – Purtroppo i poteri forti sono in grado di bloccare il Paese con pochi provvedimenti e la nostra politica non ha ancora quella credibilità e quell’autorevolezza per riuscire a spostare questi vincoli. Io credo che ci dovrà essere un grande consenso nazionale per riuscire a sbloccare questi freni, che sono i freni alla modernizzazione, che bloccano il Paese e che rendono difficile quella ripresa di cui tutti abbiamo bisogno.


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