martedì, dicembre 06, 2011
Si tratta della sessantesima vittima dall'inizio dell'anno

PeaceReporter - La scorsa notte, nel carcere del Dozza di Bologna, si è tolto la vita un carcerato di 34 anni di origine marocchina. Era detenuto da luglio, in attesa del processo per traffico di stupefacenti. Si tratta del secondo suicidio in pochi giorni a Bologna, il terzo in Emilia in due settimane e il sessantesimo in Italia dall'inizio del 2011. L'uomo si è tolto la vita inalando gas da una bomboletta e a nulla è servito l'intervento degli agenti.

Lo denuncia il Sappe, il sindacato autonomo di polizia giudiziaria. E la Uil si unisce con un comunicato che grida all'emergenza: ''Proprio la Dozza, con circa 1.100 detenuti presenti contro i 480 che potrebbe ospitare, è uno dei luoghi emblematici del sovraffollamento penitenziario".

È presente 1 commento

dr Gennaro Iasevoli, Psicolgo ha detto...

dr Gennaro Iasevoli psicologo > Anche i detenuti, affetti da depressione psichica, potrebbero scontare la pena residua ai domiciliari. La depressione psichica purtroppo non risparmia neanche i detenuti, anzi spesso anticipa il suo decorso morboso, costringendoli a cerimoniali di vita simili a quelli monacali e quindi ad una separazione sempre maggiore anche dalle fantasie delinquenziali. Nonostante gli studi sulla depressione dei detenuti siano solo agli inizi, alla luce di vari casi di cronaca, si può ipotizzare che, nella loro età matura (corrispondente all’incirca all’età matura degli sportivi che, pieni di medaglie, abbandonano le competizioni), per l’insorgere prematuro della depressione senile, siano portati ad una progressiva chiusura dei rapporti con i gregari fino a modificare e ridurre anche gli stessi obiettivi economici giovanili. Uno scenario per certi versi positivo nel caso della riabilitazione del criminale, che potrebbe considerarsi idoneo alla fruizione degli arresti domiciliari. La depressione, principalmente nei maschi, può portare alla chiusura in se stessi, così tutte le ambizioni d’accumulo illecito di beni e servizi, generalmente lasciano il posto a desideri di una affermazione sociale di facciata più che di sostanza. La depressione, all’uscita dal carcere, pertanto dovrà essere curata per lunghi periodi, altrimenti crescerà l’effetto chiusura.
Per prima cosa direi che non bisogna cercare le cause soltanto nel vissuto recente, od attribuire la colpa a maltrattamenti, fallimenti, sconfitte, perdite di familiari, affaticamenti da studio o da lavoro, delle persone che ne sono affette, come generalmente si crede, ma occorre scavare nelle delusioni e nelle sofferenze più remote dell’età evolutiva.
Alcuni giovani ed adulti presentano disturbi psichici che indicano uno stato di “depressione”, che si manifesta attraverso stanchezza mentale, sensazione generale di sconforto, ansia e tensione, ma anche disinformazione e decadenza culturale per effetto dell’auto-esclusione sociale, sensi di colpa e diminuzione dell’autostima, perdita di concentrazione, forme di chiusura, indecisione, incapacità di reagire; disturbi dell'umore (assenza di umorismo), melanconia, trascuratezza personale, perdita del piacere di vivere (anedonia), mancanza di motivazioni e di entusiasmo, tendenza ad opporsi alle buone pratiche consigliate. A questi sintomi, per effetto della somatizzazione, si accompagnano anche i disturbi fisici secondari: sonnolenza, mancanza di sonno, astenia, affaticamento, diminuzione del tono muscolare, rallentamento dei ritmi motori, cefalea, dolori muscolo-scheletrici, disturbi gastrointestinali, disturbi dell’alimentazione, amaro in bocca, bulimia, anoressia, dimagrimento.
G.I.

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa