giovedì, dicembre 15, 2011
«Pianteremo 26 miliardi di alberi in 10 anni». Il vice-presidente dell'Accademia delle scienze della Cina, Ding Zhongli, ha annunciato che «la Cina prevede di sviluppare un proprio sistema per sorvegliare e calcolare con precisione le emissioni di gas serra. Ad oggi non c'è un sistema comparabile in vigore»

GreenReport - La messa in atto di questo sistema aiuterà la Cina a calcolare esattamente le sue emissioni di gas serra, gettando così una base solida per lo sforzo del Paese nella riduzione delle emissioni. I ricercatori redigeranno delle liste di emissioni di gas serra per valutare quantitativamente le emissioni di anidride carbonica generate dalla natura o dalle attività umane. La Cina progetta anche di mettere in atto un sistema per sorvegliare il livello di CO2 in atmosfera attraverso l'analisi satellitare, la sorveglianza aerea ed al suolo e la modellizzazione atmosferica. Questo processo di ricerca dovrebbe fornire alla Cina delle informazioni più solide per poter trattare i dossier legati al cambiamento climatico, in particolare la riduzione delle emissioni di carbonio ed i negoziati internazionali.

La Cina non si fida da sempre delle stime internazionali sulle sue emissioni (così come gli occidentali non si fidano delle stime cinesi) e non vuole controlli in casa propria, la mossa "autarchica" di misurazione dei gas serra punta a risolvere questo doppio problema.

Ding ha anche detto all'agenzia ufficiale Xinhua che «La Comunità scientifica cinese si impegnerà sul sequestro del carbonio e gli impatti del cambiamento climatico nelle diverse regioni, al fine di preparare la Cina all'adattamento climatico ed allo sviluppo verde. A causa del riscaldamento climatico, il nord-est della Cina avrà probabilmente migliori condizioni per la coltura del riso, mentre il nord della Cina soffrirà della diminuzione delle precipitazioni e della siccità. Valuteremo gli impatti del riscaldamento climatico su un periodo più lungo in 5 regioni per fornire dei consigli per l'adattamento».

Secondo un rapporto pubblicato a novembre dalla seconda Assemblea nazionale cinese sul cambiamento climatico, «Aumentare i "pozzi di carbonio" del Paese, vale a dire l'utilizzo delle foreste e di altre risorse naturali ed umane per catturare l'anidride carbonica dall'atmosfera, è molto importante per la riduzione del carbonio».

In Cina è in atto un gigantesco piano di geoingegneria "vegetale": le foreste artificiali si estendono su 62 milioni di ettari e sono ormai un terzo della copertura forestale del Paese, che è passata dal 18,21% del 2005 al 20,36% del 2010 e potrebbe raggiungere il 21,66% nel 2015. Il direttore aggiunto dell'Ufficio nazionale delle foreste, Zhang Yongli, ha spiegato durante il 30esimo anniversario del programma nazionale di piantagione di alberi, che «Entro 10 anni, la Cina prevede di piantare 26 miliardi di alberi, cioè 2 alberi all'anno per abitante, per rafforzare notevolmente le sue condizioni ambientali. In media, 650 milioni di persone, cioè la metà della popolazione cinese, saranno mobilitate ogni anno per raggiungere questo obiettivo. Negli 11 primi mesi dell'anno, circa 614 milioni di cinesi hanno partecipato in maniera volontaria al rimboschimento in tutto il Paese, piantando 2,51 miliardi di alberi su una superficie di 6 milioni di ettari».

Il tutto si inscrive in un ambizioso piano per incrementare i "pozzi di carbonio" di cui parlava Ding dell'Accademia delle scienze; «Per assorbire l'anidride carbonica presente nell'atmosfera e contribuire a risolvere i problemi del cambiamento climatico mondiale».

Il governo si basa anche sull'emergere di una nuova sensibilità dei cinesi per l'ambiente. Anche se un recente sondaggio commissionato dal ministero per la protezione dell'ambiente all'Ufficio delle statistiche cinese ha rivelato che il 63% dei residenti nelle città cinesi si dichiara soddisfatto dell'ambiente locale, al centro delle loro preoccupazioni c'è l'inquinamento a atmosferico.

Nonostante l'aria spesso irrespirabile nelle grandi metropoli, il 55,2%, si è dichiarato soddisfatto della qualità dell'aria e il 62,9% dell'ambiente in generale. L'inquinamento sonoro è soddisfacente per il 62% dei cinesi che vivono nelle città.

Il governo comunista di Pechino ha proposto (e la maggioranza degli intervistati sembra sostenerlo), di introdurre la misura del "PM 2,5" al posto del "PM 10", «Per intensificare la sorveglianza sulla qualità dell'aria». Un piano per misurare il particolato che dovrebbe essere attuato in tutto il Paese entro il 2016.

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