Carolina Girasole è sindaco di Isola Capo Rizzuto dal 2008. Fra solitudine e determinazione continua a lottare per cambiare questo paese
Liberainformazione - «Non sono più tranquilla. Quando esco mi guardo sempre intorno, per vedere chi c’è. E di sera non vado mai da sola. La mia libertà è ormai limitata, me la autolimito perché non sono serena. Però vado avanti fino in fondo. Noi ci stiamo provando a cambiare questo paese». La voce di Carolina Girasole si incrina pronunciando queste ultime parole. Quarantotto anni, mamma di due ragazze, biologa, sindaco dal 2008 di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, splendida e famosa terra di vacanze, ma anche di una violenta e pervasiva ’ndrangheta. Comune sciolto per infiltrazione mafiosa. E poi è toccato a lei provare a cambiarlo. Con iniziative forti, dagli appalti, alle gestione dei beni confiscati. E sono cominciati gli attentati. Una lunga fila.
Così come ad altri due sindaci-donna calabresi, Maria Carmela Lanzetta, di Monasterace, e Elisabetta Tripodi, alla guida di Rosarno. «Credo che sia una reazione alla buona amministrazione che stiamo mettendo in campo – commenta la Girasole –. Ma anche perché le donne hanno un modo diverso di governare. Siamo più determinate degli uomini. E questo crea delle reazioni spropositate da parte di chi, in questa parte del Sud, il confronto con la donna non lo vuole fino in fondo. Pensano che una donna si possa spaventare di più». In fondo lei, e le sue colleghe, lo sanno che può succedere. Ma non fino a certi livelli. «Chi accetta di fare il sindaco di Isola Capo Rizzuto sicuramente sa che non avrà una vita semplice, soprattutto quando decidi di impostare l’attività amministrativa cambiando completamente le cose, dando delle regole, applicandole, senza fare eccezione per nessuno. Sai che è probabile che ti incendino la macchina, ma certo non pensi che la tua vita, e quella della tua famiglia, possa essere così denigrata, insultata, infangata. È qualcosa che non si può sopportare, mi creda...». Di nuovo l’emozione. Così ricorda la «macchina del fango che è stata messa in campo per minacciarmi e intimidirmi usando un blog anonimo con cui si dice di tutto e di più. Attacchi personali e non solo a me».
Nel dicembre 2010 il sindaco presenta una denuncia. Ma da allora non si è saputo nulla, anche perché il blog è registrato un Usa. «Non mi sento tutelata. Non chiedo di oscurarlo ma almeno di sapere chi c’è dietro. Perché devo avere la possibilità di difendermi ». Intanto gli attacchi continuano, giornalmente. E non solo quelli. «Mi seguono per vedere se faccio qualcosa di particolare...», confessa. Non sa ma capisce Carolina Girasole. «Ritengo che questo sistema venga utilizzato da alcune persone che non possono più gestire i propri interessi all’interno dell’amministrazione. Vogliono costringerci ad andare a casa». E non è tranquilla.
«La mia preoccupazione è che qualcuno, leggendo quel blog, pensi poi di venire ad ammazzarmi perché la colpa della sua condizione è mia. È già capitato che qualcuno sia venuto cercando di agire contro di me con violenza ». Una violenza verbale che arma altre mani... Ma quello che le fa più male è la solitudine. «Quando ti candidi per dare un tuo contributo al cambiamento del paese pensi di poter avere accanto tante persone che vogliono la stessa cosa. Così quando cercano di isolarti, attaccando anche chi ti difende, ti prende lo sconforto». Ma, ripete, «non sono una che molla facilmente, né io né i miei assessori. Sappiamo quello che abbiamo fatto e siamo certi di voler andare avanti».
Liberainformazione - «Non sono più tranquilla. Quando esco mi guardo sempre intorno, per vedere chi c’è. E di sera non vado mai da sola. La mia libertà è ormai limitata, me la autolimito perché non sono serena. Però vado avanti fino in fondo. Noi ci stiamo provando a cambiare questo paese». La voce di Carolina Girasole si incrina pronunciando queste ultime parole. Quarantotto anni, mamma di due ragazze, biologa, sindaco dal 2008 di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, splendida e famosa terra di vacanze, ma anche di una violenta e pervasiva ’ndrangheta. Comune sciolto per infiltrazione mafiosa. E poi è toccato a lei provare a cambiarlo. Con iniziative forti, dagli appalti, alle gestione dei beni confiscati. E sono cominciati gli attentati. Una lunga fila.
Così come ad altri due sindaci-donna calabresi, Maria Carmela Lanzetta, di Monasterace, e Elisabetta Tripodi, alla guida di Rosarno. «Credo che sia una reazione alla buona amministrazione che stiamo mettendo in campo – commenta la Girasole –. Ma anche perché le donne hanno un modo diverso di governare. Siamo più determinate degli uomini. E questo crea delle reazioni spropositate da parte di chi, in questa parte del Sud, il confronto con la donna non lo vuole fino in fondo. Pensano che una donna si possa spaventare di più». In fondo lei, e le sue colleghe, lo sanno che può succedere. Ma non fino a certi livelli. «Chi accetta di fare il sindaco di Isola Capo Rizzuto sicuramente sa che non avrà una vita semplice, soprattutto quando decidi di impostare l’attività amministrativa cambiando completamente le cose, dando delle regole, applicandole, senza fare eccezione per nessuno. Sai che è probabile che ti incendino la macchina, ma certo non pensi che la tua vita, e quella della tua famiglia, possa essere così denigrata, insultata, infangata. È qualcosa che non si può sopportare, mi creda...». Di nuovo l’emozione. Così ricorda la «macchina del fango che è stata messa in campo per minacciarmi e intimidirmi usando un blog anonimo con cui si dice di tutto e di più. Attacchi personali e non solo a me».
Nel dicembre 2010 il sindaco presenta una denuncia. Ma da allora non si è saputo nulla, anche perché il blog è registrato un Usa. «Non mi sento tutelata. Non chiedo di oscurarlo ma almeno di sapere chi c’è dietro. Perché devo avere la possibilità di difendermi ». Intanto gli attacchi continuano, giornalmente. E non solo quelli. «Mi seguono per vedere se faccio qualcosa di particolare...», confessa. Non sa ma capisce Carolina Girasole. «Ritengo che questo sistema venga utilizzato da alcune persone che non possono più gestire i propri interessi all’interno dell’amministrazione. Vogliono costringerci ad andare a casa». E non è tranquilla.
«La mia preoccupazione è che qualcuno, leggendo quel blog, pensi poi di venire ad ammazzarmi perché la colpa della sua condizione è mia. È già capitato che qualcuno sia venuto cercando di agire contro di me con violenza ». Una violenza verbale che arma altre mani... Ma quello che le fa più male è la solitudine. «Quando ti candidi per dare un tuo contributo al cambiamento del paese pensi di poter avere accanto tante persone che vogliono la stessa cosa. Così quando cercano di isolarti, attaccando anche chi ti difende, ti prende lo sconforto». Ma, ripete, «non sono una che molla facilmente, né io né i miei assessori. Sappiamo quello che abbiamo fatto e siamo certi di voler andare avanti».
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È presente 1 commento
forza non mollare!Ricordati che la parte migliore di Isola Capo Rizzuto è con te. Vincenzo Lepera.
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