Renato Zilio ci parla del libro di Alain Durel della Collana Libroteca Paoline
In questo testo ci si incammina in una scrittura chiara, leggibile, leggera. Come il passo di un viandante. E l’autore lo è effettivamente: viaggiatore instancabile, uomo di teatro, regista, studioso di filosofia e di saggezze del mondo. Passa tra molteplici e diversificate esperienze: il filo rosso ne è la ricerca ansiosa di sè, del bene e della verità. Non dimenticando, però, quanto scriveva Mallarmé: “Ogni cosa sacra, e che vuole rimanere sacra, si avvolge nel mistero”. La lezione più grande - in cui si penetra come in un misterioso labirinto - resta quella del mondo monastico del monte Athos. Un percorso del combattente compiuto contemporaneamente dall’anima e dal corpo, dallo spirito, dalla mente e dallo sguardo. Tutto si impregna di questa realtà a-temporale che si libra tra ascesi, preghiera, humour, azione e meditazione. Si comprende con l’autore, così, come “il monaco non sia un irresponsabile che fugge le sofferenze del mondo per rifugiarsi in un’oasi di pace. Al contrario, l’Athos è il fronte più violento della guerra che infiamma la terra tutta. Il monaco è un combattente, una colonna di intercessione”.
Nei meandri della sua scrittura l’autore vi raccoglie pure le perle di spiritualità più belle incontrate qui. Assetato di saggezza e affinato dalla sua ricerca orientale egli accosta con l’animo sensibile del discepolo i vari maestri - tra cui Efrem, uno che sa leggere nei cuori “come si guarda la televisione”, dice scherzando - e varie situazioni nel mondo monastico del monte Athos, definito qui sinteticamente, in una meravigliosa triade, “un gioiello, un mistero, un miracolo”. Si introduce, così, nella teologia ortodossa, “teologia esistenziale: non si impara nelle scuole, bisogna viverla!”. Vi incontra uomini che possono essere “uomini semplici, pastori illetterati o pescatori di aragoste, ma anche individui dal percorso eccezionale, artisti, intellettuali, uomini appassionati di bellezza e di assoluto”.
Si seguono con interesse anche osservazioni puntuali sul mondo spirituale, come quella di Theodosios che faceva notare “che i sacerdoti che vivono nel mondo sono sempre di corsa, a destra e a sinistra, per radunare le persone, parlare loro... e si occupano degli altri ma non di loro stessi. Insegnano il Vangelo ma molto spesso non lo praticano piu”. Mentre la vita monastica si rivela “la testimonianza di tutta una vita consacrata a Dio”.
Seguendo il filo del racconto di questo universo monastico, così libero nella sua autonomia spirituale e reale, si percepisce la grande verità che un monaco “è chiamato a vivere ogni secondo come se fosse l’ultimo istante del mondo”. E resta icasticamente abbozzata una lezione finale, in seguito a una breve ed intensa esperienza di viaggio a Parigi. “Solo quando si rinuncia a voler possedere, avere, dominare, che la Provvidenza accorda gratuitamente i suoi favori. Gratuitamente, perchè tutto è grazia. La vita e la morte non dipendono da noi, ma sono offerte. L’amore non si compera, nemmeno con i buoni sentimenti”.
Sublime il finale, ancora tutto impregnato dello spirito del monte Athos, benchè ci si trovi con l’autore in un angolo di Francia, nel suo eremo, davanti alla cassetta della posta desolatamente vuota. “Compresi allora che la lettera che aspettavo mi era già arrivata: era un messaggio incorporeo, ma quanto reale! Una missiva non scritta da mano d’uomo, una buona novella ‘Cristo è risorto’”.
Un cammino come questo, in fondo, apre su orizzonti inediti, insegna a percorre sentieri nuovi, inseguendo le tracce di un uomo alla ricerca. Con passo leggero e meditativo. Da percorrere con interesse, senz’altro, come queste pagine.
In questo testo ci si incammina in una scrittura chiara, leggibile, leggera. Come il passo di un viandante. E l’autore lo è effettivamente: viaggiatore instancabile, uomo di teatro, regista, studioso di filosofia e di saggezze del mondo. Passa tra molteplici e diversificate esperienze: il filo rosso ne è la ricerca ansiosa di sè, del bene e della verità. Non dimenticando, però, quanto scriveva Mallarmé: “Ogni cosa sacra, e che vuole rimanere sacra, si avvolge nel mistero”. La lezione più grande - in cui si penetra come in un misterioso labirinto - resta quella del mondo monastico del monte Athos. Un percorso del combattente compiuto contemporaneamente dall’anima e dal corpo, dallo spirito, dalla mente e dallo sguardo. Tutto si impregna di questa realtà a-temporale che si libra tra ascesi, preghiera, humour, azione e meditazione. Si comprende con l’autore, così, come “il monaco non sia un irresponsabile che fugge le sofferenze del mondo per rifugiarsi in un’oasi di pace. Al contrario, l’Athos è il fronte più violento della guerra che infiamma la terra tutta. Il monaco è un combattente, una colonna di intercessione”.
Nei meandri della sua scrittura l’autore vi raccoglie pure le perle di spiritualità più belle incontrate qui. Assetato di saggezza e affinato dalla sua ricerca orientale egli accosta con l’animo sensibile del discepolo i vari maestri - tra cui Efrem, uno che sa leggere nei cuori “come si guarda la televisione”, dice scherzando - e varie situazioni nel mondo monastico del monte Athos, definito qui sinteticamente, in una meravigliosa triade, “un gioiello, un mistero, un miracolo”. Si introduce, così, nella teologia ortodossa, “teologia esistenziale: non si impara nelle scuole, bisogna viverla!”. Vi incontra uomini che possono essere “uomini semplici, pastori illetterati o pescatori di aragoste, ma anche individui dal percorso eccezionale, artisti, intellettuali, uomini appassionati di bellezza e di assoluto”.
Si seguono con interesse anche osservazioni puntuali sul mondo spirituale, come quella di Theodosios che faceva notare “che i sacerdoti che vivono nel mondo sono sempre di corsa, a destra e a sinistra, per radunare le persone, parlare loro... e si occupano degli altri ma non di loro stessi. Insegnano il Vangelo ma molto spesso non lo praticano piu”. Mentre la vita monastica si rivela “la testimonianza di tutta una vita consacrata a Dio”.
Seguendo il filo del racconto di questo universo monastico, così libero nella sua autonomia spirituale e reale, si percepisce la grande verità che un monaco “è chiamato a vivere ogni secondo come se fosse l’ultimo istante del mondo”. E resta icasticamente abbozzata una lezione finale, in seguito a una breve ed intensa esperienza di viaggio a Parigi. “Solo quando si rinuncia a voler possedere, avere, dominare, che la Provvidenza accorda gratuitamente i suoi favori. Gratuitamente, perchè tutto è grazia. La vita e la morte non dipendono da noi, ma sono offerte. L’amore non si compera, nemmeno con i buoni sentimenti”.
Sublime il finale, ancora tutto impregnato dello spirito del monte Athos, benchè ci si trovi con l’autore in un angolo di Francia, nel suo eremo, davanti alla cassetta della posta desolatamente vuota. “Compresi allora che la lettera che aspettavo mi era già arrivata: era un messaggio incorporeo, ma quanto reale! Una missiva non scritta da mano d’uomo, una buona novella ‘Cristo è risorto’”.
Un cammino come questo, in fondo, apre su orizzonti inediti, insegna a percorre sentieri nuovi, inseguendo le tracce di un uomo alla ricerca. Con passo leggero e meditativo. Da percorrere con interesse, senz’altro, come queste pagine.
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