venerdì, dicembre 30, 2011
A ottobre greenreport.it aveva dato la notizia di una malattia misteriosa che da luglio stava facendo una strage di foche dagli anelli (Pusa hispida) lungo le coste artiche dell' Alaska, ora gli scienziati stanno indagando se questo possa essere la conseguenza del disastro nucleare della centrale giapponese di Fukushima Daiichi.

GreenReport - La malattia, che si presenta con lesioni sanguinanti sulle pinne posteriori, irritazioni della pelle e intorno al naso e agli occhi e perdita di peli e chiazze sulle pellicce. Alcuni dei mammiferi malati mostrano un respiro affannoso e appaiono letargici. Le autopsie hanno rivelato liquido nei polmoni, macchie bianche sul fegato, e crescite anomale nel cervello. Alcune foche e trichechi hanno linfonodi sottodimensionati, il che può indicare un sistema immunitario compromesso. Gli scienziati non hanno ancora individuato una singola causa di questa malattia, ma gli esami indicano che la causa non è un virus, anche perché finora è riuscito ad identificarlo, quindi sono in corso test per scoprire se il fattore scatenante siano le radiazioni prodotte dagli scarichi di sostanze radioattive nell'Oceano Pacifico dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi dell'11 marzo. Sintomi simili sono stati segnalati anche in popolazioni di foche dagli anelli in Russia e in Canada, «Anche se non è chiaro se gli eventi siano collegati alla malattia - dice la National oceanic and atmospheric administration (Noaa) - la tempistica e la localizzazione della malattia suggerisce la possibilità di una trasmissione tra le popolazioni, o l'esposizione condivisa ad una causa ambientale».

Le misurazioni della radioattività in mare non hanno mostrato alcuna prova di elevate radiazioni nel Pacifico statunitense dopo il terremoto/tsunami in Giappone. A novembre le agenzie federali Usa e i loro partner hanno istituito il Working group on marine mammal unusual mortality events, un gruppo di esperti provenienti da istituzioni scientifiche e universitarie, organizzazioni ambientaliste e le agenzie statali e federali, per capire se le morti di foche e trichechi rappresentino un evento insolito di mortalità e a metà dicembre la Noaa ha ufficialmente dichiarato che «La recente morte di foche dagli anelli nelle regioni dell'Artico e dello Stretto di Bering in Alaska è un evento insolito di mortalità» ed ha avviato «Un'indagine di esperti focalizzata sulle cause. Una decisione da parte del Fish and wildlife service Usa di fare una simile dichiarazione sui trichechi del Pacifico in Alaska è in sospeso».

John Kelley, professore emerito all'Institute of marine science dell'university of Alaska Fairbanks, ha spiegato alla Reuters: «Abbiamo recentemente ricevuto campioni di tessuto prelevati da animali malati catturati vicino alla St. Lawrence Island, con la richiesta di esaminare il materiale per la radioattività. C'è la preoccupazione, espressa da diversi membri delle comunità locali, che ci possa essere qualche relazione con i danni ai reattori nucleari di Fukushima. I risultati dei test non saranno disponibili per diverse settimane».

I test comunque proseguono per una vasta gamma di possibili fattori: malattie collegate al sistema immunitario, funghi, biotossine artificiali, inquinanti, stress legato allo scioglimento del ghiaccio marino causato dal global warming e, appunto, esposizioni alle radiazioni. Queste indagini potrebbero richiedere mesi o anche anni di raccolta dati e analisi.

La Noaa sottolinea che «Da metà luglio, oltre 60 foche morte e 75 malate, molte delle quali foche dagli anelli, sono stati segnalate in Alaska, e le segnalazioni continuano ad arrivare». Durante questo studio, i ricercatori del Fish and wildlife service hanno anche trovato trichechi malati e morti nell'area dove si raggruppano più numerosi: Point Lay.

Fortunatamente i cacciatori e le comunità tribali continuano a vedere numerosi animali sani e, nonostante i contatti frequenti con gli animali malati dei cacciatori e dei ricercatori scientifici sul campo, non sono segnalate malattie simili negli esseri umani. Ma la Noaa ricorda che «Non è noto se la malattia può essere trasmessa agli esseri umani, agli animali domestici, o ad altri animali».

I più a rischio per un possibile contagio sembrano i cacciatori delle comunità autoctone locali che cacciano le foche per cibarsene e che utilizzano pratiche tradizionali e consuetudinarie che non comprendono una manipolazione sicura degli animali uccisi. L'Alaska division of public health raccomanda di cucinare tutta la carne e di lavare accuratamente mani e attrezzature con una soluzione di acqua e candeggina.

«Ogni persona che incontra una foca o un tricheco che sembrano malati o si comportano insolitamente, ad esempio, non fuggendo dagli esseri umani - spiega la Noaa, dovrebbe evitare di avvicinarsi o entrare in contatto con l'animale». I mammiferi marini morti o malati devono essere segnalati alle agenzie governative.

di Umberto Mazzantini

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