Messa del Papa per l’America Latina. La riflessione del cardinale Ouellet
Radio Vaticana - Questo pomeriggio, alle 17.30, nella Memoria della Beata Vergine di Guadalupe, Benedetto XVI presiederà una solenne concelebrazione nella Basilica di San Pietro in occasione del bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latinoamericani e caraibici, dove vive quasi la metà dei cattolici del mondo intero. Nei singoli Paesi, questo gesto forte e significativo è stato accolto con grande favore. Nel corso della Messa, il Papa dovrebbe annunciare ufficialmente il suo viaggio apostolico a Cuba e in Messico, l’anno prossimo. A due secoli dall’indipendenza, la maggior parte dei Paesi latinoamericani si trovano a confrontarsi con molte sfide, che chiamano in causa le Chiese locali e la Santa Sede. Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ne ha parlato con il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina: ascolta
R. – Certainement, que le phénomène de la sécularisation pénètre aussi dans le … Certamente, il fenomeno della secolarizzazione ormai si sta diffondendo anche nel continente latinoamericano. Credo che questo rappresenti un aspetto nuovo per il quale c’è il desiderio di aiutare le comunità locali a prendere coscienza della loro identità cattolica e anche a conservare il loro patrimonio di devozione popolare. Ad esempio, la devozione alla Vergine Maria è un fatto culturale, continentale ed è – allo stesso tempo – una tutela nei riguardi dei pericoli di divisione che provengono dall’influenza di altri gruppi religiosi che entro certi limiti potrebbero distruggere questa eredità. Resta anche la grande sfida del divario tra ricchi e poveri, e la “nuova evangelizzazione” non significa che i problemi sociali siano lasciati da parte: al contrario. Essi vengono affrontati ma a partire dal vero centro della fede. Penso anche che ai problemi saranno apportate soluzioni più adeguate, meno ideologiche.
D. – A suo avviso, la Chiesa deve essere più vicina alla gente, anche per affrontare la sfida delle sette?
R. – Oui. Je crois aussi et surtout que l’apostolat des laïcs doit se développer … Sì. Credo anche e soprattutto che l’apostolato dei laici debba diventare più presente. Credo che per quanto riguarda le sette, ci sia effettivamente un’influenza forte che è necessario “affrontare”. Ma senza dare a questa parola un significato troppo polemico. Penso in particolare ai movimenti pentecostali che noi trattiamo con rispetto. Ci sono aspetti positivi: ci sono un fattore di “massa” ed un fattore mediatico molto importanti. La Chiesa si impegna sempre a rispettare le altre realtà religiose, perché in definitiva il sostrato culturale religioso è il medesimo, in quei Paesi. Quindi, è necessario costruire sui fattori che uniscono …
D. – Talora, in alcuni Paesi dell’America Latina c’è stato un forte confronto nella Chiesa tra quanti accentuavano nella pastorale la dimensione sociale e quanti l’aspetto spirituale …
R. – Je crois que il y a un équilibre à trouver qui n’a sans doute pas toujours été … Penso che sia necessario trovare un equilibrio che forse non è sempre stato osservato in maniera soddisfacente. Ad esempio, in alcune correnti della teologia della liberazione si aveva l’impressione che il cristianesimo fosse un simbolo che consentisse di supportare un certo impegno politico o sociale. Ora, lo sforzo della Chiesa attraverso i chiarimenti che si sono fatti sulla teologia della liberazione, ha permesso di rimettere l’attenzione su una cristologia soddisfacente. Questa chiarificazione è avvenuta e credo che ora siamo nella condizione di poter dare vita ad un’azione sociale più efficace, più creatrice che però nasca veramente dal cuore della fede e che quindi sia sostenuta a lungo termine.
D. – A volte si dice vi siano differenze di percezione tra la gerarchia e i fedeli laici che stanno a contatto con situazioni drammatiche…
R. – Ce qui convient aux laïcs: bon, l’action politique, l’action sociale doit être … Quello che è di competenza dei laici – l’azione politica, l’azione sociale – deve essere fatto dai laici mentre i preti devono concentrarsi sull’annuncio della Parola di Dio, sul supporto sacramentale ai fedeli e non mescolarsi direttamente nella politica; devono piuttosto formare la coscienza dei cristiani affinché questi si impegnino in maniera efficace nel campo nel quale sono loro ad avere la competenza. Il vescovo, quindi, deve essere attento a distinguere i carismi, imporre i limiti, anche, ed aiutare la grande famiglia diocesana a lavorare nell’unità affinché il Vangelo sia testimoniato in termini credibili. (gf)
Radio Vaticana - Questo pomeriggio, alle 17.30, nella Memoria della Beata Vergine di Guadalupe, Benedetto XVI presiederà una solenne concelebrazione nella Basilica di San Pietro in occasione del bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latinoamericani e caraibici, dove vive quasi la metà dei cattolici del mondo intero. Nei singoli Paesi, questo gesto forte e significativo è stato accolto con grande favore. Nel corso della Messa, il Papa dovrebbe annunciare ufficialmente il suo viaggio apostolico a Cuba e in Messico, l’anno prossimo. A due secoli dall’indipendenza, la maggior parte dei Paesi latinoamericani si trovano a confrontarsi con molte sfide, che chiamano in causa le Chiese locali e la Santa Sede. Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ne ha parlato con il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina: ascolta
R. – Certainement, que le phénomène de la sécularisation pénètre aussi dans le … Certamente, il fenomeno della secolarizzazione ormai si sta diffondendo anche nel continente latinoamericano. Credo che questo rappresenti un aspetto nuovo per il quale c’è il desiderio di aiutare le comunità locali a prendere coscienza della loro identità cattolica e anche a conservare il loro patrimonio di devozione popolare. Ad esempio, la devozione alla Vergine Maria è un fatto culturale, continentale ed è – allo stesso tempo – una tutela nei riguardi dei pericoli di divisione che provengono dall’influenza di altri gruppi religiosi che entro certi limiti potrebbero distruggere questa eredità. Resta anche la grande sfida del divario tra ricchi e poveri, e la “nuova evangelizzazione” non significa che i problemi sociali siano lasciati da parte: al contrario. Essi vengono affrontati ma a partire dal vero centro della fede. Penso anche che ai problemi saranno apportate soluzioni più adeguate, meno ideologiche.
D. – A suo avviso, la Chiesa deve essere più vicina alla gente, anche per affrontare la sfida delle sette?
R. – Oui. Je crois aussi et surtout que l’apostolat des laïcs doit se développer … Sì. Credo anche e soprattutto che l’apostolato dei laici debba diventare più presente. Credo che per quanto riguarda le sette, ci sia effettivamente un’influenza forte che è necessario “affrontare”. Ma senza dare a questa parola un significato troppo polemico. Penso in particolare ai movimenti pentecostali che noi trattiamo con rispetto. Ci sono aspetti positivi: ci sono un fattore di “massa” ed un fattore mediatico molto importanti. La Chiesa si impegna sempre a rispettare le altre realtà religiose, perché in definitiva il sostrato culturale religioso è il medesimo, in quei Paesi. Quindi, è necessario costruire sui fattori che uniscono …
D. – Talora, in alcuni Paesi dell’America Latina c’è stato un forte confronto nella Chiesa tra quanti accentuavano nella pastorale la dimensione sociale e quanti l’aspetto spirituale …
R. – Je crois que il y a un équilibre à trouver qui n’a sans doute pas toujours été … Penso che sia necessario trovare un equilibrio che forse non è sempre stato osservato in maniera soddisfacente. Ad esempio, in alcune correnti della teologia della liberazione si aveva l’impressione che il cristianesimo fosse un simbolo che consentisse di supportare un certo impegno politico o sociale. Ora, lo sforzo della Chiesa attraverso i chiarimenti che si sono fatti sulla teologia della liberazione, ha permesso di rimettere l’attenzione su una cristologia soddisfacente. Questa chiarificazione è avvenuta e credo che ora siamo nella condizione di poter dare vita ad un’azione sociale più efficace, più creatrice che però nasca veramente dal cuore della fede e che quindi sia sostenuta a lungo termine.
D. – A volte si dice vi siano differenze di percezione tra la gerarchia e i fedeli laici che stanno a contatto con situazioni drammatiche…
R. – Ce qui convient aux laïcs: bon, l’action politique, l’action sociale doit être … Quello che è di competenza dei laici – l’azione politica, l’azione sociale – deve essere fatto dai laici mentre i preti devono concentrarsi sull’annuncio della Parola di Dio, sul supporto sacramentale ai fedeli e non mescolarsi direttamente nella politica; devono piuttosto formare la coscienza dei cristiani affinché questi si impegnino in maniera efficace nel campo nel quale sono loro ad avere la competenza. Il vescovo, quindi, deve essere attento a distinguere i carismi, imporre i limiti, anche, ed aiutare la grande famiglia diocesana a lavorare nell’unità affinché il Vangelo sia testimoniato in termini credibili. (gf)
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