mercoledì, dicembre 21, 2011
Acceso il dibattito sull'art. 18. Il no dei sindacati.

Radio Vaticana - “Nessuno strappo costituzionale, con Monti la democrazia non è stata sospesa”. Così il presidente della Repubblica Napolitano durante la cerimonia di auguri al Quirinale con le alte cariche dello Stato. Al centro delle sue parole ancora la crisi economica e l’appello alla coesione e al dialogo tra i partiti “senza rigide pregiudiziali”. Intanto le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno concluso la discussione generale sulla manovra, in tarda serata il voto dei 180 emendamenti. Resta acceso il dibattito sulla possibile riforma dell’articolo 18: i sindacati promettono battaglia. il servizio di Cecilia Seppia:
ascolta. Sulla riforma dell'articolo 18 Gabriella Ceraso ha parlato con Bruno Caruso, docente di Diritto del lavoro all’Università di Catania: ascolta.

R. – L’art. 18 sicuramente ha una valenza simbolica, perché quando fu inserito nello Statuto dei lavoratori era la risposta più significativa in termini di cambiamento rispetto ad una possibilità di licenziare più o meno arbitrariamente. Bisogna poi chiarire che l’art. 18 non è che introduca la causalità del licenziamento, la giusta causa: l’art. 18 si limita a predisporre una sanzione particolarmente significativa, nel caso in cui il licenziamento venisse dichiarato illegittimo. Quindi, anche l’art. 18 in fondo è una questione di quantum di risarcimento. Nella proposta tutto si basa su un calcolo economico del costo del licenziamento e quindi su una determinazione a priori di quanto costi il licenziamento. Quindi, non è che cambi moltissimo.

D. – Riformare il settore del lavoro, include passare anche attraverso questo articolo?

R. – L’art. 18 potrebbe essere modificato, concedendo al giudice la possibilità di valutare caso per caso. Il problema è che pensare che attraverso la riforma dell’art. 18 si risolvano i problemi del mercato del lavoro complessivamente è assolutamente falso. Il sistema degli ammortizzatori sociali italiani è il più arretrato d’Europa, perché non ci sono incentivi occupazionali funzionanti, non c’è una tutela effettiva nel periodo della transizione dalla perdita del posto di lavoro all’acquisizione, non funziona il sistema di riqualificazione e formazione, non esistono indennità per i giovani che si affacciano al mercato del lavoro, non funziona la legge sull’apprendistato, il sistema di apprendistato. Sono quelle le riforme vere, con cui si sdrammatizzerebbe il problema dell’art. 18 e credo che pure i sindacati alla fine potrebbero essere meno posizionati su questioni di principio. Non bisogna partire dall’art. 18 però, bisogna partire da altro e poi arrivare semmai all’art. 18.

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