«Ancora un Natale di assurde violenze. Per chi come Aiuto alla Chiesa che Soffre è da sempre al fianco della Chiesa perseguitata è stato triste, il giorno di Santo Stefano, ascoltare il Papa pronunciare le stesse identiche parole dello scorso anno». Il direttore di ACS-Italia, Massimo Ilardo, si unisce al cordoglio di Benedetto XVI per i tragici attentati in Nigeria. «Esattamente come nel 2010 la comunità cristiana ha pagato il prezzo della sua fede nel momento più importante e significativo: la nascita di nostro Signore».
Il 25 dicembre un’autobomba è scoppiata davanti alla Chiesa di Santa Teresa a Madalla nella periferia di Abuja, uccidendo trentacinque dei fedeli. Nelle ore seguenti sono esplosi altri ordigni a Jos, Damaturu e Gadaka. Le violenze sono state rivendicate dai Boko Haram - setta nata nel 2002 nel Nord a maggioranza musulmana – che nei giorni scorsi avevano annunciato di voler vendicare il raid dell’esercito nigeriano al loro quartier generale, «rovinando» le celebrazioni natalizie.
«E’ una tragedia che purtroppo non desta troppa sorpresa - continua il direttore italiano della Fondazione pontificia – in un Paese in cui le violenze settarie hanno causato oltre dodicimila morti nell’ultimo decennio». Negli ultimi tempi si è assistito ad un’escalation di attacchi a firma del gruppo estremista – chiamati «talebani africani» per la chiara ispirazione ai fondamentalisti afgani - dagli attentati a Jos nel gennaio 2010 fino a quelli dello scorso novembre, in cui sono morte più di cento persone in un solo fine settimana. «Oltre a ferire la comunità dei fedeli – commenta Ilardo – crimini del genere hanno ricadute deleterie sui rapporti tra cristiani e musulmani, anche se gli estremisti non sono che una minima parte degli islamici».
Come indica il nome stesso del gruppo oltranzista – che in lingua hausa significa «l’educazione non islamica è peccato» - i Boko Haram rifiutano ogni interpretazione moderata dell’Islam e pretendono l’adozione della sharia come fonte di diritto in tutto il Paese. In Nigeria - fatta eccezione per una piccola minoranza di animisti – i quasi 159milioni di abitanti si dividono piuttosto equamente tra il Sud cristiano e il Nord musulmano e la Costituzione non indica alcuna religione di Stato. Tuttavia nel 1999 dodici dei trentasei stati della federazione nigeriana – tutti settentrionali – hanno adottato la legge coranica. «Le norme civili e penali della sharia – spiega il direttore di ACS-Italia – non andrebbero applicate ai non musulmani, ma i cristiani sono spesso processati in base alla legge coranica. Ed è uno dei motivi che collocano la Nigeria tra le nazioni in cui la libertà religiosa è maggiormente violata».
Nel 2009, in seguito all’arresto e la morte del fondatore Mohammed Yousuf, si credeva che i Boko Haram si sarebbero sciolti. La setta si è invece rafforzata grazie ai legami con altre fazioni estremiste – come i somali di al Shabab e i miliziani magrebini dell’Aqim – e al reclutamento di nuove leve nel Nord del Paese. «Il gruppo – racconta Ilardo – ha molta presa sui giovani delle regioni settentrionali». Le gravi condizioni di povertà, la disoccupazione e la mancanza d’istruzione rendono i ragazzi prede ideali dei fondamentalisti. E gli stessi leader, privi di un’adeguata educazione, sono facilmente strumentalizzati da politici corrotti che – come ha recentemente denunciato ad ACS il vescovo di Maiduguri, monsignor Oliver Dashe Doeme – si servono di loro per i propri scopi.
«Abbiamo raccolto diverse testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici nigeriani – riferisce Ilardo – che segnalano l’immediata necessità d’istruzione. Una necessità cui la Chiesa cerca quotidianamente di far fronte attraverso le scuole cattoliche, anche grazie all’aiuto di ACS».
Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa nigeriana Nigeria quasi 600mila euro. Tra i progetti si segnala il sostegno al centro diocesano per la formazione dei giovani a Jalingo, gli importanti contributi alla formazione di seminaristi nella diocesi di Maiduguri e la stampa di mille copie del Messale in lingua Igbo. La Fondazione pontificia sostiene inoltre il seminario Catholic Bigard di Enugu che in 75 anni ha formato più di 4mila sacerdoti.
Il 25 dicembre un’autobomba è scoppiata davanti alla Chiesa di Santa Teresa a Madalla nella periferia di Abuja, uccidendo trentacinque dei fedeli. Nelle ore seguenti sono esplosi altri ordigni a Jos, Damaturu e Gadaka. Le violenze sono state rivendicate dai Boko Haram - setta nata nel 2002 nel Nord a maggioranza musulmana – che nei giorni scorsi avevano annunciato di voler vendicare il raid dell’esercito nigeriano al loro quartier generale, «rovinando» le celebrazioni natalizie.
«E’ una tragedia che purtroppo non desta troppa sorpresa - continua il direttore italiano della Fondazione pontificia – in un Paese in cui le violenze settarie hanno causato oltre dodicimila morti nell’ultimo decennio». Negli ultimi tempi si è assistito ad un’escalation di attacchi a firma del gruppo estremista – chiamati «talebani africani» per la chiara ispirazione ai fondamentalisti afgani - dagli attentati a Jos nel gennaio 2010 fino a quelli dello scorso novembre, in cui sono morte più di cento persone in un solo fine settimana. «Oltre a ferire la comunità dei fedeli – commenta Ilardo – crimini del genere hanno ricadute deleterie sui rapporti tra cristiani e musulmani, anche se gli estremisti non sono che una minima parte degli islamici».
Come indica il nome stesso del gruppo oltranzista – che in lingua hausa significa «l’educazione non islamica è peccato» - i Boko Haram rifiutano ogni interpretazione moderata dell’Islam e pretendono l’adozione della sharia come fonte di diritto in tutto il Paese. In Nigeria - fatta eccezione per una piccola minoranza di animisti – i quasi 159milioni di abitanti si dividono piuttosto equamente tra il Sud cristiano e il Nord musulmano e la Costituzione non indica alcuna religione di Stato. Tuttavia nel 1999 dodici dei trentasei stati della federazione nigeriana – tutti settentrionali – hanno adottato la legge coranica. «Le norme civili e penali della sharia – spiega il direttore di ACS-Italia – non andrebbero applicate ai non musulmani, ma i cristiani sono spesso processati in base alla legge coranica. Ed è uno dei motivi che collocano la Nigeria tra le nazioni in cui la libertà religiosa è maggiormente violata».
Nel 2009, in seguito all’arresto e la morte del fondatore Mohammed Yousuf, si credeva che i Boko Haram si sarebbero sciolti. La setta si è invece rafforzata grazie ai legami con altre fazioni estremiste – come i somali di al Shabab e i miliziani magrebini dell’Aqim – e al reclutamento di nuove leve nel Nord del Paese. «Il gruppo – racconta Ilardo – ha molta presa sui giovani delle regioni settentrionali». Le gravi condizioni di povertà, la disoccupazione e la mancanza d’istruzione rendono i ragazzi prede ideali dei fondamentalisti. E gli stessi leader, privi di un’adeguata educazione, sono facilmente strumentalizzati da politici corrotti che – come ha recentemente denunciato ad ACS il vescovo di Maiduguri, monsignor Oliver Dashe Doeme – si servono di loro per i propri scopi.
«Abbiamo raccolto diverse testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici nigeriani – riferisce Ilardo – che segnalano l’immediata necessità d’istruzione. Una necessità cui la Chiesa cerca quotidianamente di far fronte attraverso le scuole cattoliche, anche grazie all’aiuto di ACS».
Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa nigeriana Nigeria quasi 600mila euro. Tra i progetti si segnala il sostegno al centro diocesano per la formazione dei giovani a Jalingo, gli importanti contributi alla formazione di seminaristi nella diocesi di Maiduguri e la stampa di mille copie del Messale in lingua Igbo. La Fondazione pontificia sostiene inoltre il seminario Catholic Bigard di Enugu che in 75 anni ha formato più di 4mila sacerdoti.
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