sabato, gennaio 21, 2012
Ringraziando per aver potuto prendere parte alla loro vita

di Felicina Proserpio (CSERPE Basilea)

In un ufficio che presta consulenza legale a richiedenti asilo e rifugiati come quello del BAS (Beratungsstelle für Asylsuchende) di Basilea, preoccupazioni e problemi non mancano, anzi ritmano il quotidiano così come gli appuntamenti con i rifugiati. Eppure, con il giusto team, si possono attraversare anche i tempi più duri. È così che Michel Meier e Astrid Geistert hanno potuto celebrare lo scorso novembre - con la schiettezza e la semplicità che li caratterizza - il loro ventennale impegno presso il BAS. Lo hanno fatto insieme ai colleghi, agli interlocutori delle diverse autorità e organizzazioni con cui collaborano e con alcuni rifugiati: qualche cenno alla loro ventennale esperienza e un aperitivo preparato da amici rifugiati di diverse nazionalità e tradizioni culinarie.

“Il 1° gennaio del 1990 – ha ricordato Astrid Geistert – ho iniziato il mio lavoro presso il BAS, senza potermi immaginare che avrei continuato così a lungo. Sono rimasta anzitutto per le persone che vengono da noi, per i richiedenti asilo che danno nome anche al nostro ufficio. Con loro ho imparato a guardare il mondo diversamente, al di là della Svizzera e dell’Europa. Con loro la mia paura e la mia sfiducia nei confronti degli stranieri si sono sgretolate e il mondo, grazie a questi numerosi contatti, mi è diventato più familiare. […] Abbiamo condiviso molto: attese inquiete, speranze e gioie. E le volte nelle quali una pratica si è potuta concludere con il raggiungimento di un permesso B o addirittura con una naturalizzazione sono state per me tra le circostanze più belle. Ringrazio tutti i nostri clienti per la fiducia che ci hanno concesso e per averci permesso di prendere parte alla loro vita”. La Geistert rivolgendosi poi al collega e responsabile dell’ufficio, concludeva: “Abbiamo condiviso molto, abbiamo sopportato e tenuto duro. Molti aspetti belli e molti difficili. Insieme nondimeno abbiamo saputo cogliere i lati positivi e allegri della vita. E anche per questo ti ringrazio”. Michel Meier, prendendo la parola, ha ripercorso brevemente le varie fasi dei vent’anni trascorsi al BAS, in connessione con i vari focolai di guerra accesisi e spentisi nel mondo: “Quando ho iniziato a lavorare per il BAS avevamo molti clienti sikh dall’India, tamil, turchi, curdi... La situazione è cambiata velocemente con l’inizio della guerra in Jugoslavia e l’arrivo anzitutto dei bosniaci. Questi casi ci hanno impegnato fino circa al 2000. Poi, dopo l’Accordo di pace di Dayton e la fine della guerra in Bosnia, pensavamo che per noi il lavoro sarebbe diminuito, ma purtroppo è iniziato ben presto il conflitto in Kosovo. Contemporaneamente arrivavano anche persone in fuga dai conflitti nell’attuale Congo, in Sierra Leone, Liberia, Somalia. La crisi del Kosovo ci ha visti impegnati fino al 2004. Poi dovetti provare a progettare il nostro lavoro con un numero inferiore di clienti, date le previsioni governative. Ma le riduzioni annunciate non si sono mai verificate. […]. Ci sono stati invece dei periodi in cui siamo stati troppo oberati di lavoro, ma siamo riusciti ad attraversarli..” Un grazie è stato rivolto poi dai due colleghi ai principali finanziatori del BAS: HEKS (Hilfswerk der Evangelischen Kirchen Schweiz) e Caritas, SAH (Schweizerische Arbeiterhilfswerk) e Croce Rossa, chiese cantonali e singoli donatori.

“Il BAS è come una nave – concludeva nel suo saluto David Ventura, collega dei due festeggiati e responsabile tra l’altro della consulenza legale nel carcere per le espulsioni di Basilea – che tenacemente da oltre 26 anni naviga in acque burrascose. La rotta è data dal mandato ricevuto: offrire consulenza giuridica ai richiedenti asilo e – all’insegna della dignità della vita dell’uomo – aiutare le persone che in situazioni di bisogno si rivolgono al nostro paese. Si tratta di prestare aiuto proprio lì, dove forse, anche dalle nostre parti, troppo pochi aiutano; di ascoltare, dove forse troppo pochi ascoltano e dove non raramente ascoltare fa male. In altre parole e per rimanere nella metafora nautica, si tratta di una preannunciata rotta in acque perigliose. E l’imbarcazione? Di fronte all’altezza delle ondate si direbbe una barchetta. Anche lo scafo andrebbe rinforzato, ma per questo occorrono fondi, oggi non facili da reperire per simili barchette. Eppure il BAS attraversa ostinatamente da 26 anni tempesta dopo tempesta e non ne vuol proprio sapere di affondare. I membri dell’equipaggio conoscono il segreto: la loro barchetta ha un’anima e le barchette con l’anima sono inaffondabili! Da vent’anni, quasi da quando il BAS ha preso il largo, Astrid Geistert e Michel Meier custodiscono quest’anima …”. Anni di impegno fruttuoso non solo per i singoli clienti del BAS, ma anche per i rapporti con le autorità – Uffici per la Migrazione dei cantoni di Basilea Città e Campagna, Ufficio Federale della Migrazione, locale Centro di Registrazione e Procedura – e per la collaborazione con diversi uffici di consulenza presenti sul territorio.

Questi anni di navigazione, di quotidiano impegno e stima dell’uomo, meritano il grazie di molti e anzi di tutti – giacché anche secondo il preambolo alla costituzione elvetica “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. E per il 2012 si augurano al capitano e all’equipaggio ancora tanta creatività e coesione!

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