mercoledì, gennaio 11, 2012
«Il governo del Sud Sudan deve risolvere le cause dei conflitti».

ACS - In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Daniel Adwok Kur, vescovo ausiliario di Khartoum, esprime preoccupazione per la rapida «propagazione» dei disordini nel neo nato Sudan del Sud. Le parole del presule giungono appena dopo quelle di Benedetto XVI che, durante l’incontro annuale con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha invitato tutti «ad unire gli sforzi affinché per i popoli del Sudan e del Sud Sudan si apra finalmente un periodo di pace, di libertà e di sviluppo».

Dalla Sala Regia al Palazzo di Vetro, dove ieri i quindici membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - informati dal sottosegretario generale per le operazioni di pace in Sud Sudan, Herve Ladsous, di nuovi scontri interetnici tra Lou Nuer e Murle - hanno definito le violenze «inaccettabili».
Monsignor Adwok racconta ad ACS che in molte zone la situazione è estremamente tesa e che numerose contese riguardanti il bestiame o le proprietà terriere sono presto sfociate in faide tribali. Il presule si rivolge quindi al governo guidato dal presidente Salva Kiir Mayardit: «Juba deve approfondire le cause degli scontri e tentare la via della riconciliazione». Un appello che il vescovo ausiliario di Khartoum aveva già lanciato mesi prima dell’indipendenza del 9 luglio 2011. «Le autorità sudsudanesi – aveva detto alla Fondazione pontificia lo scorso aprile - dovranno risolvere tutti i problemi all’origine delle agitazioni. Inclusa la consegna di armi ai ribelli da parte del Nord islamico».
Monsignor Adwok è convinto che la Chiesa cattolica possa fornire un contributo determinante nel «favorire un clima di riconciliazione». In Sud Sudan la Chiesa ha infatti un discreto potere d’influenza non solo per l’alta percentuale di cattolici - in alcune regioni arrivano al 75% della popolazione - «ma soprattutto per l’essenziale aiuto umanitario prestato durante la guerra civile».
Negli ultimi cinque anni Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato al Sudan oltre quattro milioni di euro. Quasi un milione e ottocentomila euro nel solo 2010. Tra i numerosi progetti realizzati grazie ai benefattori della fondazione pontificia, si ricorda «Save the Saveable», il programma scolastico nato nel 1986 per volere dell’arcivescovo di Khartoum, il cardinale Gabriel Zubeir Wako, e grazie al quale tutti i bambini costretti dalla guerra ad abbandonare il Sud del Paese e a trasferirsi con le famiglie nei campi per rifugiati nei dintorni di Khartoum hanno potuto ricevere un’istruzione. Il progetto ha permesso di studiare anche a molte bambine che sono escluse dalle scuole statali d’ispirazione islamica.

“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa