Nel clima di crisi economica che regna in Europa, la Grecia di nuovo a rischio default.
Radio Vaticana - Mentre riprendono le proteste di piazza contro le misure di austerity, imminente l’arrivo della troika, formata da Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, per trovare altre vie d’uscita alla crisi di Atene che a marzo ha in scadenza obbligazioni per quasi 14 miliardi e mezzo di euro. Ci si chiede ora quanto possa servire la manovra in parte già varata dal governo ellenico. Ascoltiamo l’economista Francesco Carlà, intervistato da Giancarlo La Vella: ascolta
R. – Non è sufficiente, se non è seguita da un fattore crescita che, nel caso della Grecia, dal 2010 ad oggi, non c’è stato di sicuro, anzi il Paese è entrato decisamente in recessione.
D. – Sta per arrivare ad Atene la troika: quale ruolo potrà avere?
R. – La troika di Ue, Fmi e Bce sta cercando di mettere insieme un pacchetto di salvataggio da circa 125-130 miliardi di euro, soldi di cui la Grecia ha assoluta necessità per rimanere a galla. Parliamo di esigenze vitali per il Paese, che servono per mandare avanti i servizi pubblici. Bisogna considerare che la Grecia ha circa 350 miliardi di debito pubblico e che ha la necessità assoluta di tagliare almeno 100 di questi 350 miliardi, altrimenti il rapporto tra debito e prodotto interno lordo continuerà a salire, come anche la disoccupazione e a quel punto sarà bancarotta, in tempi piuttosto brevi.
D. – Proseguono intanto le dimostrazioni di piazza: una situazione non facile per una presa di coscienza popolare in vista di una richiesta di sacrifici...
R. – Sì, è vero, ma sappiamo pure che la Grecia in questo anno e mezzo ha già cambiato due governi e si accinge a cambiare il terzo, perché le Camere saranno sciolte tra qualche mese e saranno indette nuove elezioni e si pensa che possa vincere di nuovo il centro-destra. Intanto la disoccupazione è vicina al 18%. Insomma, la situazione è piuttosto critica. Quello che è peggio è che la Grecia dovrebbe servire da modello per altre situazioni simili, in primis quella del Portogallo, che è già arrivato a 1200 di spread, e purtroppo anche quella della Spagna e dell’Italia.
D. – Manca ancora una volta una presa di posizione comune europea e si continua ad andare avanti con incontri bilaterali o trilaterali...
R. – E’ esattamente questo il problema: non sembra che l’Europa abbia capito molto di quello che è successo in questo anno e mezzo e non ha soprattutto capito che, a questo punto, se le vicende greche si ripeteranno anche in altri Paesi, la rottura dell’euro sarà molto probabile. Infatti, Draghi, il presidente della Bce, ieri ha detto che la situazione è gravissima. (ap)
Radio Vaticana - Mentre riprendono le proteste di piazza contro le misure di austerity, imminente l’arrivo della troika, formata da Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, per trovare altre vie d’uscita alla crisi di Atene che a marzo ha in scadenza obbligazioni per quasi 14 miliardi e mezzo di euro. Ci si chiede ora quanto possa servire la manovra in parte già varata dal governo ellenico. Ascoltiamo l’economista Francesco Carlà, intervistato da Giancarlo La Vella: ascolta
R. – Non è sufficiente, se non è seguita da un fattore crescita che, nel caso della Grecia, dal 2010 ad oggi, non c’è stato di sicuro, anzi il Paese è entrato decisamente in recessione.
D. – Sta per arrivare ad Atene la troika: quale ruolo potrà avere?
R. – La troika di Ue, Fmi e Bce sta cercando di mettere insieme un pacchetto di salvataggio da circa 125-130 miliardi di euro, soldi di cui la Grecia ha assoluta necessità per rimanere a galla. Parliamo di esigenze vitali per il Paese, che servono per mandare avanti i servizi pubblici. Bisogna considerare che la Grecia ha circa 350 miliardi di debito pubblico e che ha la necessità assoluta di tagliare almeno 100 di questi 350 miliardi, altrimenti il rapporto tra debito e prodotto interno lordo continuerà a salire, come anche la disoccupazione e a quel punto sarà bancarotta, in tempi piuttosto brevi.
D. – Proseguono intanto le dimostrazioni di piazza: una situazione non facile per una presa di coscienza popolare in vista di una richiesta di sacrifici...
R. – Sì, è vero, ma sappiamo pure che la Grecia in questo anno e mezzo ha già cambiato due governi e si accinge a cambiare il terzo, perché le Camere saranno sciolte tra qualche mese e saranno indette nuove elezioni e si pensa che possa vincere di nuovo il centro-destra. Intanto la disoccupazione è vicina al 18%. Insomma, la situazione è piuttosto critica. Quello che è peggio è che la Grecia dovrebbe servire da modello per altre situazioni simili, in primis quella del Portogallo, che è già arrivato a 1200 di spread, e purtroppo anche quella della Spagna e dell’Italia.
D. – Manca ancora una volta una presa di posizione comune europea e si continua ad andare avanti con incontri bilaterali o trilaterali...
R. – E’ esattamente questo il problema: non sembra che l’Europa abbia capito molto di quello che è successo in questo anno e mezzo e non ha soprattutto capito che, a questo punto, se le vicende greche si ripeteranno anche in altri Paesi, la rottura dell’euro sarà molto probabile. Infatti, Draghi, il presidente della Bce, ieri ha detto che la situazione è gravissima. (ap)
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