Una decisione senza fondamento. La reazione del commissario Ue per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, alla scure di S&P sul rating di molti paesi europei è forte e usa toni e parole nette.
E-il mensile - S&P ha picchiato duro: il rating francese e quello austriaco perdono la tripla A e calano di un livello; quello italiano scende di due gradini a BBB+. Confermata la tripla A per la Germania (con prospettive stabili), i Paesi Bassi, la Finlandia e il Lussemburgo, mentre, tagliando di due gradini il rating del Portogallo, porta il giudizio su Lisbona da BBB- a BB, in categoria junk. “Siamo dispiaciuti della decisione senza fondamento presa oggi da S&P sul rating di diversi paesi dell’area euro”, ha aggiunto il commissario europeo. Il presidente dell’Eurogruppo, Junker, ricorda anche la decisione presa il 9 dicembre scorso per anticipare a luglio 2012 l’entrata in funzione del fondo permanente salva-stati Esm. Un fondo che, afferma Juncker, “avrà una propria base di capitale e che quindi sarà meno soggetta ai rating dei paesi che vi parteciperanno”.
Vulnerabili ai rischi di finanziamento esterni, aggravati da un peggioramento dei problemi politici, finanziari ed economici dell’Europa. Un debito pubblico che continua ad essere eccessivamente alto e con prospettive di crescita che restano deboli. In più, considerati i risultati delle aste del 2011, ci troveremo a pagare almeno per i prossimi due anni alti tassi di interesse che indeboliranno ulteriormente le nostre già traballanti finanze e freneranno una ripresa che comunque stenta a decollare. Standard & Poor’s, nella nota con cui spiega nel dettaglio le ragioni del taglio con cui ha escluso per la prima volta l’Italia dal livello ‘À, mette in fila uno per uno tutti i problemi strutturali del Paese, ma ‘salva l’azione dei primi mesi del Governo Monti, a cui riconosce il coraggio delle riforme promesse e un’azione politica ed economica che potrebbe avere ripercussioni per l’intera Europa. Anche se, non manca di avvertire S&P, la mancata attuazione delle riforme, che avvenga per colpa delle pressioni delle lobby o per la fine prematura del mandato, potrebbe portare ad un nuovo taglio del rating nel 2012 o nel 2013.
L’annuncio di S&P arriva, come spesso accaduto in passato, con una tempistica che innervosisce tanto gli operatori finanziari quanto i protagonisti della scena politica. L’euro ha subito un forte arresto nei confronti del dollaro scendendo ai minimi da due anni a questa parte. L’abbassamento del rating di Francia e Austria indebolisce anche la struttura dell’attuale fondo europeo salva stati. Il fondo, infatti, non ha soldi propri ma si basa sulle garanzie dei paesi membri: il 58 percento di tali garanzie è fornito da paesi con tripla A. L’assottigliamento della fetta di garanzie più sicure metterebbe in pericolo il fondo stesso che non potrebbe più contare su risorse solide per aiutare i paesi in difficoltà come Italia, Portogallo, Spagna e soprattutto Grecia.
In Grecia, intanto, è arrivato a un punto morto l’accordo tra il governo e finanziatori privati sulla ristrutturazione del debito che prevede una rinuncia da parte delle banche al 50 percento dei loro crediti. Questo accordo rimane un requisito essenziale per la prossima erogazione di aiuti da parte di Fmi e Ue, essenziali per la sopravvivenza del paese che ha le settimane contate.
“In questi ultimi mesi siamo diventati le vittime predestinate delle 3 principali agenzie di rating, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, che hanno ripetutamente ridotto il nostro grado di affidabilità proprio al termine di una lunga e complessa analisi dei nostri conti da parte dei propri rispettivi analisti, preoccupati dalle prospettive, politiche, economiche e sociali di un Paese che detiene il terzo debito mondiale”, ha scritto su E il Mensile Niccolò Mancini – rubrica Il Capitale -. “I giudizi di questi analisti sono precisi e molto articolati anche se non sempre affidabili come testimonia la tripla A (massimo grado di affidabilità) con cui sono stati giudicati i conti del colosso bancario americano Lehman Brother’s fino a poche settimane del clamoroso fallimento”.
E-il mensile - S&P ha picchiato duro: il rating francese e quello austriaco perdono la tripla A e calano di un livello; quello italiano scende di due gradini a BBB+. Confermata la tripla A per la Germania (con prospettive stabili), i Paesi Bassi, la Finlandia e il Lussemburgo, mentre, tagliando di due gradini il rating del Portogallo, porta il giudizio su Lisbona da BBB- a BB, in categoria junk. “Siamo dispiaciuti della decisione senza fondamento presa oggi da S&P sul rating di diversi paesi dell’area euro”, ha aggiunto il commissario europeo. Il presidente dell’Eurogruppo, Junker, ricorda anche la decisione presa il 9 dicembre scorso per anticipare a luglio 2012 l’entrata in funzione del fondo permanente salva-stati Esm. Un fondo che, afferma Juncker, “avrà una propria base di capitale e che quindi sarà meno soggetta ai rating dei paesi che vi parteciperanno”.
Vulnerabili ai rischi di finanziamento esterni, aggravati da un peggioramento dei problemi politici, finanziari ed economici dell’Europa. Un debito pubblico che continua ad essere eccessivamente alto e con prospettive di crescita che restano deboli. In più, considerati i risultati delle aste del 2011, ci troveremo a pagare almeno per i prossimi due anni alti tassi di interesse che indeboliranno ulteriormente le nostre già traballanti finanze e freneranno una ripresa che comunque stenta a decollare. Standard & Poor’s, nella nota con cui spiega nel dettaglio le ragioni del taglio con cui ha escluso per la prima volta l’Italia dal livello ‘À, mette in fila uno per uno tutti i problemi strutturali del Paese, ma ‘salva l’azione dei primi mesi del Governo Monti, a cui riconosce il coraggio delle riforme promesse e un’azione politica ed economica che potrebbe avere ripercussioni per l’intera Europa. Anche se, non manca di avvertire S&P, la mancata attuazione delle riforme, che avvenga per colpa delle pressioni delle lobby o per la fine prematura del mandato, potrebbe portare ad un nuovo taglio del rating nel 2012 o nel 2013.
L’annuncio di S&P arriva, come spesso accaduto in passato, con una tempistica che innervosisce tanto gli operatori finanziari quanto i protagonisti della scena politica. L’euro ha subito un forte arresto nei confronti del dollaro scendendo ai minimi da due anni a questa parte. L’abbassamento del rating di Francia e Austria indebolisce anche la struttura dell’attuale fondo europeo salva stati. Il fondo, infatti, non ha soldi propri ma si basa sulle garanzie dei paesi membri: il 58 percento di tali garanzie è fornito da paesi con tripla A. L’assottigliamento della fetta di garanzie più sicure metterebbe in pericolo il fondo stesso che non potrebbe più contare su risorse solide per aiutare i paesi in difficoltà come Italia, Portogallo, Spagna e soprattutto Grecia.
In Grecia, intanto, è arrivato a un punto morto l’accordo tra il governo e finanziatori privati sulla ristrutturazione del debito che prevede una rinuncia da parte delle banche al 50 percento dei loro crediti. Questo accordo rimane un requisito essenziale per la prossima erogazione di aiuti da parte di Fmi e Ue, essenziali per la sopravvivenza del paese che ha le settimane contate.
“In questi ultimi mesi siamo diventati le vittime predestinate delle 3 principali agenzie di rating, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, che hanno ripetutamente ridotto il nostro grado di affidabilità proprio al termine di una lunga e complessa analisi dei nostri conti da parte dei propri rispettivi analisti, preoccupati dalle prospettive, politiche, economiche e sociali di un Paese che detiene il terzo debito mondiale”, ha scritto su E il Mensile Niccolò Mancini – rubrica Il Capitale -. “I giudizi di questi analisti sono precisi e molto articolati anche se non sempre affidabili come testimonia la tripla A (massimo grado di affidabilità) con cui sono stati giudicati i conti del colosso bancario americano Lehman Brother’s fino a poche settimane del clamoroso fallimento”.
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