sabato, gennaio 21, 2012
Durante l’azione Nato contro Gheddafi, in Libia, le truppe britanniche affiancavano ai raid aerei delle azioni sul terreno. Per molti non è una novità, ma è comunque impressionante vederlo sottolineanto dalla Bbc, sempre così cauta in questo genere di questioni che riguardano l’intelligence di Londra.

E-ilmensile - Secondo chi era informato del programma le forze speciali “hanno fatto un lavoro eccezionale” per contribuire alla caduta del regime di Gheddafi. Sempre stando a quanto riferito dalla Bbc in settimana, i tempi e i modi dell’intervento “a terra” del Regno Unito è stato deciso in una serie di incontri da un gruppo molto ristretto: il primo ministro inglese David Cameron; il capo dell’esercito, generale Sir David Richard; il ministro della Difesa Liam Fox e quello degli Esteri William Hague.

Gli inglesi non erano comunque soli. Al loro fianco c’erano anche soldati dalla Giordania, gli Emirati Arabi Uniti e dal Qatar. Non è chiaro quanti di essi esattamente fossero presenti in Libia. A fine ottobre il capo della difesa del Qatar, infatti, rivelò la presenza di centinaia di soldati del Paese in territorio libico. Gli inglesi non parlano di più di duecento uomini, di cui una ventina dell’esercito britannico.

Gli interventi inglesi erano iniziati già a due settimane dall’inizio delle rivolte contro il regime di Gheddafi, il 3 marzo, quando un aereo della Royal Air Force fu inviato nel deserto vicino a Zillah (nel sud della Libia) per recuperare circa 150 lavoratori impiegati nel settore petrolifero, tra cui 20 britannici. L’operazione era stata portata a termine con successo, nonostante uno degli aerei fosse stato colpito dall’artiglieria di terra. Si trattava di un’operazione “discreta” che aveva creato solo un “breve dibattito” a Whitehall (via del quartiere governativo londinese).

L’operazione successiva però non fu portata a termine così brillantemente. Quando gli eventi portarono Benghazi ad essere il centro della rivolta contro Tripoli, gli inglesi pensarono bene di aprire dei contatti con il Consiglio nazionale di transizione (CNT). La parte ‘segreta’ dell’operazione prevedeva l’invio di agenti segreti dell’MI6 (il servizio segreto inglese) per incontrare membri del CNT. Fu impiegato l’E Squadron (corpo d’elite dell’esercito). Ma l’operazione non andò a buon fine. L’atterraggio dell’elicottero creò curiosità nella zona e i soldati catturati dalle forze ribelli.

A complicare le cose per gli inglesi arrivò la Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che autorizzava all’uso della forza “per proteggere i civili e le aree popolate dagli stessi dalla minaccia di attacchi” e indicava che tra i mezzi utilizzati per raggiungere l’obiettivo si escludesse “una forza di occupazione straniera sotto qualsiasi forma e tutto il territorio libico”.

Quando Gheddafi rilasciò le intercettazioni di una telefonata tra diplomatici inglesi e membri del CNT per il rilascio dei prigionieri, sicuramente qualche mal di pancia a Whitehall deve averlo provocato.

Fu allora che fu presa la decisione di inviatre piccoli gruppi di soldati poco armati da impegnare come consiglieri delle forze ribelli, affinchè gli aiutassero nel coordinamento, creando un commando centrale.

Quando le forze rivoluzionarie entrarono a Sirte, ad aiutarli oltre agli inglesi erano presenti membri dell’esercito giordano, degli Emirati Arabi Uniti e del Qatar.

Resta comunque una domanda a cui nessuno ha voluto/saputo dare una risposta: quando il 20 ottobre Gheddafi fu catturato e ucciso da un membro dei ribelli, i britannici ebbero un ruolo?

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