lunedì, gennaio 30, 2012
“La Libia è il paese africano con le riserve di petrolio più ricche ma non è attualmente il principale produttore; poco prima dell’inizio delle rivolte che portarono poi alla caduta del regime di Muammar Gheddafi, la Libia produceva 1,7 milioni di barili al giorno, una quota decisamente inferiore alle sue potenzialità”. Parte da questi elementi, Nicolò Sartori, per fare un punto sul paese nordafricano e sulle risorse di cui dispone e che hanno ovviamente acceso appetiti in considerazione di un cambio di regime e del conseguente rimescolamento di carte

Misna - “Non è un caso – dice Sartori, che è esperto di energia e sicurezza per l’Istituto Affari Internazionali di Roma – che il Consiglio nazionale di transizione abbia pronosticato di arrivare in pochi anni a una produzione di tre milioni di barili al giorno nel medio periodo. Risorse che servono per la ricostruzione del paese e per far ripartire un’economia come quella libica strettamente legata alle sue riserve energetiche”.
Sartori sottolinea come la Libia sia riuscita molto più rapidamente del previsto a riavviare la macchina di produzione di gas e petrolio: “Un risultato possibile grazie all’Eni tornata in forze nel paese ancora prima della morte di Gheddafi”.

L’Ente nazionale idrocarburi (l’Eni appunto) è presente in Libia dal 1959 e prima del conflitto aveva una posizione dominante controllando tra l’altro l’unico gasdotto che consente di trasferire in Sicilia e quindi in Italia quasi l’intera produzione di gas. “Prima dell’inizio delle rivolte – continua Sartori – l’Eni produceva 300.000 barili di petrolio equivalente (greggio e gas) ovvero il 13/14% della sua produzione a livello globale. E deteneva una posizione di incontrastato dominio tra le compagnie straniere presenti che includevano società americane, austriache e spagnole”.

Una posizione che, secondo l’esperto dello Iai, l’Eni continuerà a mantenere ancora per un semplice motivo: “La società italiana continua a controllare infrastrutture strategiche di cui il nuovo governo non può fare a meno, e ha una conoscenza del territorio, del sottosuolo, dei meccanismi interni alla vita libica, che nessun altro ha in questo momento”. Ovviamente, continua Sartori, la situazione potrebbe cambiare nel medio e lungo periodo, anche per la volontà di Tripoli di sfruttare nuovi giacimenti, ma anche in quel caso l’Eni potrà far pesare il suo ruolo di primato rispetto agli altri attori internazionali”.

Resta l’incognita della stabilità del paese, dove nelle ultime settimane il Cnt si è trovato a fronteggiare una crescente contestazione, ma le riserve libiche non sono così strategiche come quelle di altri paesi produttori di petrolio e gas. “Soltanto in coincidenza con altre crisi internazionali si potrebbe assistere a problemi. Penso a problemi lungo lo stretto di Ormuz, per il petrolio soprattutto, mentre per il gas è anche il calo dei prezzi per l’eccesso di domanda a disinnescare in questo momento eventuali problemi”.

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