Il sindaco di Palermo, Diego Cammarata si è dimesso. Lo ha annunciato oggi durante una conferenza stampa organizzata a villa Niscemi a Palermo.
E-ilmensile - Cammarata è stato eletto per la prima volta sindaco di Palermo il 25 novembre del 2001, con il 56,1% dei voti. Rieletto nel 2007, il suo mandato sarebbe scaduto la primavera prossima. Da tempo circolavano indiscrezioni circa la decisione di dimettersi in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. “Non solo ho amato e amo Palermo ma posso affermare che in questi 10 anni – ha detto Cammarata – mi sono dedicato con spirito di servizio e abnegazione all’amministrazione della città. L’ho fatto privilegiando l’interesse generale e non quello particolare, peggio quello personale”.
Cammarata ha spiegato che aveva deciso di dimettersi già il 2 gennaio, ma prima di andar via ha aspettato la relazione del ragioniere generale sul patto di stabilità. “Era andato in ferie – ha affermato – e ho atteso il suo ritorno. Volevo rassicurazioni che anche quest’anno sarà rispettato il patto di stabilità”.
Barricato a Villa Niscemi, impossibilitato a comparire in pubblico nel timore di aspre e rabbiose contestazioni per il suo controverso operato, verrà ricordato come il simbolo del potere di Berlusconi che lo impose, attraverso Gianfranco Miccichè, da perfetto sconosciuto, a una città che in quegli anni credeva ciecamente nel berlusconismo.
E-ilmensile - Cammarata è stato eletto per la prima volta sindaco di Palermo il 25 novembre del 2001, con il 56,1% dei voti. Rieletto nel 2007, il suo mandato sarebbe scaduto la primavera prossima. Da tempo circolavano indiscrezioni circa la decisione di dimettersi in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. “Non solo ho amato e amo Palermo ma posso affermare che in questi 10 anni – ha detto Cammarata – mi sono dedicato con spirito di servizio e abnegazione all’amministrazione della città. L’ho fatto privilegiando l’interesse generale e non quello particolare, peggio quello personale”.
Cammarata ha spiegato che aveva deciso di dimettersi già il 2 gennaio, ma prima di andar via ha aspettato la relazione del ragioniere generale sul patto di stabilità. “Era andato in ferie – ha affermato – e ho atteso il suo ritorno. Volevo rassicurazioni che anche quest’anno sarà rispettato il patto di stabilità”.
Barricato a Villa Niscemi, impossibilitato a comparire in pubblico nel timore di aspre e rabbiose contestazioni per il suo controverso operato, verrà ricordato come il simbolo del potere di Berlusconi che lo impose, attraverso Gianfranco Miccichè, da perfetto sconosciuto, a una città che in quegli anni credeva ciecamente nel berlusconismo.
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