Le sfide da affrontare nel nuovo anno nel commento del Direttore di Libera Informazione.
Liberainformazione - Il 2011 è stato un anno difficile; come sempre ci sono stati aspetti positivi,soprattutto il risveglio di una coscienza civile in Italia,ma anche molti passi indietro contro i quali abbiamo dovuto far valere la forza della ragione e della speranza, soprattutto sul fronte dell’antimafia e dell’informazione. Ne parleremo. Ma per noi tutti,il 2011 è stato l’anno nel quale abbiamo perso un caro amico, Roberto Morrione, che nella battaglia per la Giustizia, l’Informazione corretta ed i Diritti, ha speso tutta la sua vita e gli anni dell’impegno finale con Libera Informazione. A lui, in questi ultimi momenti dell’anno, va il nostro pensiero,il nostro Grazie, l’impegno a continuare questa battaglia.
Roberto avrebbe voluto poche chiacchiere e molto lavoro, inchieste e solidarietà. Così faremo nel 2012, ricordando anche quelle persone, tante, che in nome della Legalità e Giustizia sociale sono morti per mano mafiosa. Ed è infatti al prossimo anno che pensiamo ora, ricapitolando quel che ci attende. Con l’Informazione innanzitutto.
“Parlatene, parlatene, parlatene”: è stato uno degli ultimi appelli di Paolo Borsellino, rivolto ai giovani e soprattutto ai giornalisti, all’opinione pubblica. Parlare di mafia e mafie,far capire la loro pericolosità e consistenza, mettere in luce, con inchieste puntuali e periodiche, gli affari di quelle criminalità organizzate che si insinuano con la violenza nell’economia reale del Paese, alterando il mercato e la concorrenza con un giro d’affari che, secondo la Commissione Antimafia del Parlamento, si aggira oggi sui 150 miliardi di Euro l’anno.
Eppure nonostante queste cifre siano ormai note, il tema mafia è lentamente scivolato verso il fondo della classifica dei problemi più affrontati dai Media italiani. Secondo una ricerca di Vidierre Media Analysis, la mafia è stata citata nei Media italiani 925 volte nel 2009, 985 volte nel 2010, scendendo clamorosamente a sole 523 volte nel 2011.
Non va meglio per il problema ‘ndrangheta, nonostante la riconosciuta pericolosità di questa organizzazione a livello mondiale: citata 636 volte nel 2010, è scesa a sole 262 citazioni nel 2011. E’ vero che nel 2010 c’era stata la rivolta di Rosano con tutto quello che ne era conseguito. Ma la quasi scomparsa di inchieste o articoli di giornali e Tv per questa mafia calabro-internazionale non trova giustificazioni nella realtà della ramificazione pericolosa che essa sta edificando in tutta Italia, soprattutto al Nord. Diluiscono le citazioni anche per la camorra, nonostante gli arresti clamorosi, non ultimo quello di Michele Zagara o la vicenda politica dell’on. Cosentino: se nel 2009 era stata citata 456 volte su giornali, radio e TV, nel 2010 le citazioni erano scese a 393, arrivando a 375 nel 2011.
Troppo poco perché in questo campo dell’informazione non si può fare la media matematica dividendo le citazioni per i giorni dell’anno,poiché gli argomenti vengono alla ribalta quando ci sono fatti importanti o per scelta editoriale. E quindi appare imperdonabile non capire che la crisi economica è legata all’economia globale dove le mafie agiscono e,spesso, si sviluppano: e non capire che richiedere un risanamento della nostra economia significa anche agire contro le illegalità economiche e sociali; per la stampa, significa poi lavorare perchè queste illegalità emergano , scavando quotidianamente con inchieste e denunce.
La ricerca di Vidierre indica invece dei pericolosi “vuoti di memoria” dell’informazione italiana, che sembra addormentarsi e pensare ad altro,mentre invece le mafie si nutrono proprio del silenzio per agire ed aumentare i propri affari: le cifre dovrebbero far riflettere. Circa 180 mila posti all’anno, secondo il Censis, sono persi nel Mezzogiorno a causa della presenza delle cosche e, come riportato in una recente relazione della stessa Commissione presieduta dal senatore Pisanu, la presenza delle mafie sottrae fino al 15% di PIL in regioni come la Basilicata e la Puglia. Nel documento si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell’economia legale, alimentando un’economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”. A questo si devono aggiungere i costi legati alla pratica del racket delle estorsioni, quelli dell’attività usuraia mafiosa, le truffe e la contraffazione. Secondo il rapporto di SOS Impresa di Confesercenti, sono circa 500 mila i commercianti oggetto di attenzione della malavita, per un giro d’affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Se a questo si somma l’economia sommersa illegale per evasione fiscale o fondi sottratti ed espatriati clandestinamente,pari a circa 120 miliardi di Euro, più i costi della corruzione stimati dalla Corte dei Conti in 60 miliardi di Euro, si arriva ad un ticket dell’illegalità che Avviso Pubblico ha calcolato in 330 miliardi di euro, vale a dire 5.500 euro pro capite, qualcosa come 15 euro al giorno al portafoglio di ciascuno di noi. Ed allora vale la pena far risaltare questi dati nei Media, proprio in questo bilancio di fine anno e guardando al 2012, in presenza di una crisi economica molto profonda che ha bisogno di provvedimenti e sacrifici ,ma che offre l’opportunità per incidere e tagliare il bubbone mafioso alla radice,cioè nell’illegalità mafiosa come nel contrasto militare della violenza cruenta di queste organizzazioni.
E’ confortante che il ministro Cancellieri abbia posto la lotta alle mafie come uno dei punti principali della sua azione governativa: così come è importante che il ministro della Giustizia Severino stia predisponendo un piano d’intervento per aumentare l’incisività delle leggi, a partire dal reato di falso in bilancio. E che il presidente del Consiglio Monti dichiari la lotta all’evasione fiscale come priorità del governo per il 2012.
Ma ci vuole anche altro: le centinaia di migliaia di firme raccolte da Libera chiedono una ferma lotta alla corruzione e nel recupero dei fondi sottratti da corruzione e concussione.
E’ necessario poi modificare nelle parti essenziali il codice antimafia emanato dall’ex ministro Alfano a settembre, rafforzando la legge sulla confisca dei beni mafiosi garantendone l’uso sociale , l’assegnazione agli enti locali e quindi alle cooperative di lavoro per il recupero dei beni stessi. Ed è urgente ripristinare il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura ,che rappresenta non solo il doveroso intervento dello Stato a fianco di cittadini che già hanno sofferto e spesso contrastato la criminalità organizzata, ma anche uno degli strumenti più efficaci per combatterla. Il ddl di stabilità del governo Berlusconi aveva invece ridotto di ben 10 milioni di euro il Fondo che scenderà dagli oltre 12 milioni inizialmente previsti per il 2012 a poco più di 2 milioni di euro. Senza considerare che tagliare il Fondo non è un risparmio, semmai il contrario. Al nuovo governo chiediamo che venga rivista tale decisione e che il Fondo venga ripristinato.Era l’appello lanciato da "Politicamente Scorretto" durante la VII edizione a Casalecchio di Reno,in questo 2011 che sta finendo; lo rilanciamo come promemoria per il Governo Monti per il 2012.
L’impegno di Libera Informazione, dopo questo anno contrastato e difficile nel campo della lotta alle mafie, con tante luci ed ombre, parte proprio da qui: contribuire ad accendere i riflettori ed a tenerli accesi ogni volta che è necessario ed importante, mettendo in risalto i fatti e le notizie che spesso non arrivano ai grandi network nazionali ed al Web. Alimentare quindi la rete di corrispondenti e giornalisti dai territori che sono i fari della nostra attenzione ed i “transistors” sempre accesi che ci mettono in risalto le notizie che il nostro sito rilancia. Pensando e non trascurando mai gli impegni verso le istituzioni e gli enti locali per studiare e mettere a disposizione le nostre conoscenze con dossier e ricerche mirate; con un occhio sempre attento al lavoro di forze di Polizia (tutte) e della Magistratura; ed all’esigenza di Giustizia che sale costantemente dalla società civile ed in particolare dalle vittime delle mafie.
Accompagnare infine le campagne dell’Antimafia nazionale , quella di base, dei gruppi, associazioni e singoli, lavorando perché nessuno si senta mai isolato, ma coinvolto viceversa nella giusta solidarietà di tutti,dai giornalisti agli operatori del contrasto sul territorio ed ai cittadini tutti. La giornata di ricordo e per la legalità di marzo a Genova sarà un primo momento di incontro e confronto; ma la nostra sarà una battaglia quotidiana ed un impegno continuativo: per un paese giusto e normale,per e nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno, avendo sempre il faro della Costituzione ad illuminare il nostro cammino.
Liberainformazione - Il 2011 è stato un anno difficile; come sempre ci sono stati aspetti positivi,soprattutto il risveglio di una coscienza civile in Italia,ma anche molti passi indietro contro i quali abbiamo dovuto far valere la forza della ragione e della speranza, soprattutto sul fronte dell’antimafia e dell’informazione. Ne parleremo. Ma per noi tutti,il 2011 è stato l’anno nel quale abbiamo perso un caro amico, Roberto Morrione, che nella battaglia per la Giustizia, l’Informazione corretta ed i Diritti, ha speso tutta la sua vita e gli anni dell’impegno finale con Libera Informazione. A lui, in questi ultimi momenti dell’anno, va il nostro pensiero,il nostro Grazie, l’impegno a continuare questa battaglia.
Roberto avrebbe voluto poche chiacchiere e molto lavoro, inchieste e solidarietà. Così faremo nel 2012, ricordando anche quelle persone, tante, che in nome della Legalità e Giustizia sociale sono morti per mano mafiosa. Ed è infatti al prossimo anno che pensiamo ora, ricapitolando quel che ci attende. Con l’Informazione innanzitutto.
“Parlatene, parlatene, parlatene”: è stato uno degli ultimi appelli di Paolo Borsellino, rivolto ai giovani e soprattutto ai giornalisti, all’opinione pubblica. Parlare di mafia e mafie,far capire la loro pericolosità e consistenza, mettere in luce, con inchieste puntuali e periodiche, gli affari di quelle criminalità organizzate che si insinuano con la violenza nell’economia reale del Paese, alterando il mercato e la concorrenza con un giro d’affari che, secondo la Commissione Antimafia del Parlamento, si aggira oggi sui 150 miliardi di Euro l’anno.
Eppure nonostante queste cifre siano ormai note, il tema mafia è lentamente scivolato verso il fondo della classifica dei problemi più affrontati dai Media italiani. Secondo una ricerca di Vidierre Media Analysis, la mafia è stata citata nei Media italiani 925 volte nel 2009, 985 volte nel 2010, scendendo clamorosamente a sole 523 volte nel 2011.
Non va meglio per il problema ‘ndrangheta, nonostante la riconosciuta pericolosità di questa organizzazione a livello mondiale: citata 636 volte nel 2010, è scesa a sole 262 citazioni nel 2011. E’ vero che nel 2010 c’era stata la rivolta di Rosano con tutto quello che ne era conseguito. Ma la quasi scomparsa di inchieste o articoli di giornali e Tv per questa mafia calabro-internazionale non trova giustificazioni nella realtà della ramificazione pericolosa che essa sta edificando in tutta Italia, soprattutto al Nord. Diluiscono le citazioni anche per la camorra, nonostante gli arresti clamorosi, non ultimo quello di Michele Zagara o la vicenda politica dell’on. Cosentino: se nel 2009 era stata citata 456 volte su giornali, radio e TV, nel 2010 le citazioni erano scese a 393, arrivando a 375 nel 2011.
Troppo poco perché in questo campo dell’informazione non si può fare la media matematica dividendo le citazioni per i giorni dell’anno,poiché gli argomenti vengono alla ribalta quando ci sono fatti importanti o per scelta editoriale. E quindi appare imperdonabile non capire che la crisi economica è legata all’economia globale dove le mafie agiscono e,spesso, si sviluppano: e non capire che richiedere un risanamento della nostra economia significa anche agire contro le illegalità economiche e sociali; per la stampa, significa poi lavorare perchè queste illegalità emergano , scavando quotidianamente con inchieste e denunce.
La ricerca di Vidierre indica invece dei pericolosi “vuoti di memoria” dell’informazione italiana, che sembra addormentarsi e pensare ad altro,mentre invece le mafie si nutrono proprio del silenzio per agire ed aumentare i propri affari: le cifre dovrebbero far riflettere. Circa 180 mila posti all’anno, secondo il Censis, sono persi nel Mezzogiorno a causa della presenza delle cosche e, come riportato in una recente relazione della stessa Commissione presieduta dal senatore Pisanu, la presenza delle mafie sottrae fino al 15% di PIL in regioni come la Basilicata e la Puglia. Nel documento si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell’economia legale, alimentando un’economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”. A questo si devono aggiungere i costi legati alla pratica del racket delle estorsioni, quelli dell’attività usuraia mafiosa, le truffe e la contraffazione. Secondo il rapporto di SOS Impresa di Confesercenti, sono circa 500 mila i commercianti oggetto di attenzione della malavita, per un giro d’affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Se a questo si somma l’economia sommersa illegale per evasione fiscale o fondi sottratti ed espatriati clandestinamente,pari a circa 120 miliardi di Euro, più i costi della corruzione stimati dalla Corte dei Conti in 60 miliardi di Euro, si arriva ad un ticket dell’illegalità che Avviso Pubblico ha calcolato in 330 miliardi di euro, vale a dire 5.500 euro pro capite, qualcosa come 15 euro al giorno al portafoglio di ciascuno di noi. Ed allora vale la pena far risaltare questi dati nei Media, proprio in questo bilancio di fine anno e guardando al 2012, in presenza di una crisi economica molto profonda che ha bisogno di provvedimenti e sacrifici ,ma che offre l’opportunità per incidere e tagliare il bubbone mafioso alla radice,cioè nell’illegalità mafiosa come nel contrasto militare della violenza cruenta di queste organizzazioni.
E’ confortante che il ministro Cancellieri abbia posto la lotta alle mafie come uno dei punti principali della sua azione governativa: così come è importante che il ministro della Giustizia Severino stia predisponendo un piano d’intervento per aumentare l’incisività delle leggi, a partire dal reato di falso in bilancio. E che il presidente del Consiglio Monti dichiari la lotta all’evasione fiscale come priorità del governo per il 2012.
Ma ci vuole anche altro: le centinaia di migliaia di firme raccolte da Libera chiedono una ferma lotta alla corruzione e nel recupero dei fondi sottratti da corruzione e concussione.
E’ necessario poi modificare nelle parti essenziali il codice antimafia emanato dall’ex ministro Alfano a settembre, rafforzando la legge sulla confisca dei beni mafiosi garantendone l’uso sociale , l’assegnazione agli enti locali e quindi alle cooperative di lavoro per il recupero dei beni stessi. Ed è urgente ripristinare il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura ,che rappresenta non solo il doveroso intervento dello Stato a fianco di cittadini che già hanno sofferto e spesso contrastato la criminalità organizzata, ma anche uno degli strumenti più efficaci per combatterla. Il ddl di stabilità del governo Berlusconi aveva invece ridotto di ben 10 milioni di euro il Fondo che scenderà dagli oltre 12 milioni inizialmente previsti per il 2012 a poco più di 2 milioni di euro. Senza considerare che tagliare il Fondo non è un risparmio, semmai il contrario. Al nuovo governo chiediamo che venga rivista tale decisione e che il Fondo venga ripristinato.Era l’appello lanciato da "Politicamente Scorretto" durante la VII edizione a Casalecchio di Reno,in questo 2011 che sta finendo; lo rilanciamo come promemoria per il Governo Monti per il 2012.
L’impegno di Libera Informazione, dopo questo anno contrastato e difficile nel campo della lotta alle mafie, con tante luci ed ombre, parte proprio da qui: contribuire ad accendere i riflettori ed a tenerli accesi ogni volta che è necessario ed importante, mettendo in risalto i fatti e le notizie che spesso non arrivano ai grandi network nazionali ed al Web. Alimentare quindi la rete di corrispondenti e giornalisti dai territori che sono i fari della nostra attenzione ed i “transistors” sempre accesi che ci mettono in risalto le notizie che il nostro sito rilancia. Pensando e non trascurando mai gli impegni verso le istituzioni e gli enti locali per studiare e mettere a disposizione le nostre conoscenze con dossier e ricerche mirate; con un occhio sempre attento al lavoro di forze di Polizia (tutte) e della Magistratura; ed all’esigenza di Giustizia che sale costantemente dalla società civile ed in particolare dalle vittime delle mafie.
Accompagnare infine le campagne dell’Antimafia nazionale , quella di base, dei gruppi, associazioni e singoli, lavorando perché nessuno si senta mai isolato, ma coinvolto viceversa nella giusta solidarietà di tutti,dai giornalisti agli operatori del contrasto sul territorio ed ai cittadini tutti. La giornata di ricordo e per la legalità di marzo a Genova sarà un primo momento di incontro e confronto; ma la nostra sarà una battaglia quotidiana ed un impegno continuativo: per un paese giusto e normale,per e nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno, avendo sempre il faro della Costituzione ad illuminare il nostro cammino.
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