Si attenua la paura nel Nord Italia, dopo la sequenza sismica che ha avuto il suo apice, ieri, nell’Appennino parmense, con una scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter.
Radio Vaticana - Quella di oggi è stata la giornata dei controlli: in Emilia, in particolare nelle province di Parma e Reggio, concentrati soprattutto sulle scuole e sul patrimonio artistico. Lievi danni a edifici si sono registrati a Genova, caduta di cornicioni, chiusura di alcune scuole e quattro chiese lesionate nel nord della Toscana. Secondo il comitato operativo della Protezione civile, riunitosi ieri sera a Roma, i movimenti registrati negli ultimi giorni non hanno diretta correlazione tra loro e non è possibile fare ipotesi sulla loro evoluzione. Per una spiegazion e del fenomeno, Marco Guerra ha sentito Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: Per una spiegazione del fenomeno, Marco Guerra ha sentito Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: ascolta
R. – Lo sciame è una sequenza che avviene in una zona intanto più circoscritta: qui invece stiamo parlando di terremoti anche molto distanti fra loro. È possibile che lo sciame continui, però non c’è una verità scientifica, non c’è niente di specifico che lo faccia ritenere.
D. – Quindi non c’è un collegamento tra le scosse che si sono avvertite questa settimana in diverse zone del Nord Italia?
R. – Un collegamento sembra che ci sia e potrebbe esserci, ma diciamo a livello geodinamico, perché alcuni colleghi autorevoli hanno ipotizzato che tutte queste scosse abbiano in comune il fatto di essere sui bordi di quella che noi chiamiamo “microplacca adriatica”, una delle placche in cui è suddiviso il Mediterraneo.
D. – Cosa succede sotto la Pianura Padana?
R. – Si incontrano le due catene alpine a appenninica. Quindi, la Pianura Padana sembra una piana alluvionale, sembra un materasso così piatto e tranquillo, in realtà nasconde delle catene in evoluzione. Poi, sul fatto che queste zone siano così tranquille sono state dette tante cose inesatte in televisione. Nessuno da quelle parti si sente in una zona non sismica.
D. – Si continua a ripetere che i terremoti non si possono prevedere, ma prevenire. Le misurazioni di gas radon non sono ancora attendibili?
R. – Sul fronte previsione, forse, sono anche un po’ più pessimista degli altri. Anche se ci fosse la possibilità di prevedere i terremoti più superficiali, in ogni caso il terremoto di ieri – con un epicentro a 60 km sotto terra – chiunque può capire che è puramente nell’immaginario la possibilità di anticipare dove avverrà. Noi abbiamo i nostri metodi statistici e valutiamo la probabilità di occorrenza: sappiamo cosa si muove e cosa non si muove, tutto qui.
D. – L’Italia è un Paese fortemente sismico: nelle zone più colpite dai terremoti in passato si sono attivate quelle pratiche per mettere in sicurezza gli edifici, c’è stato effettivamente un cambio di passo?
R. – L’Italia eccelle negli sviluppi tecnologici, nell’ideazione di normative, poi però è manchevole nell’implementazione di queste leggi. Tutto questo penso sia stato vero fino a dieci anni fa. Con il sisma nel Molise del 2002, si è avuta una svolta decisiva perché da lì è partita la nuova normativa. Anche per il terremoto de L’Aquila, al di là della sua drammaticità, si è vista una risposta istituzionale decisamente diversa rispetto al passato. Tutti i decenni precedenti sono stati contrassegnati da situazioni sempre ambigue, quindi con norme non rispettate, con ricostruzioni parziali e tutto quello che gli italiani conoscono. (bi)
Radio Vaticana - Quella di oggi è stata la giornata dei controlli: in Emilia, in particolare nelle province di Parma e Reggio, concentrati soprattutto sulle scuole e sul patrimonio artistico. Lievi danni a edifici si sono registrati a Genova, caduta di cornicioni, chiusura di alcune scuole e quattro chiese lesionate nel nord della Toscana. Secondo il comitato operativo della Protezione civile, riunitosi ieri sera a Roma, i movimenti registrati negli ultimi giorni non hanno diretta correlazione tra loro e non è possibile fare ipotesi sulla loro evoluzione. Per una spiegazion e del fenomeno, Marco Guerra ha sentito Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: Per una spiegazione del fenomeno, Marco Guerra ha sentito Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: ascolta
R. – Lo sciame è una sequenza che avviene in una zona intanto più circoscritta: qui invece stiamo parlando di terremoti anche molto distanti fra loro. È possibile che lo sciame continui, però non c’è una verità scientifica, non c’è niente di specifico che lo faccia ritenere.
D. – Quindi non c’è un collegamento tra le scosse che si sono avvertite questa settimana in diverse zone del Nord Italia?
R. – Un collegamento sembra che ci sia e potrebbe esserci, ma diciamo a livello geodinamico, perché alcuni colleghi autorevoli hanno ipotizzato che tutte queste scosse abbiano in comune il fatto di essere sui bordi di quella che noi chiamiamo “microplacca adriatica”, una delle placche in cui è suddiviso il Mediterraneo.
D. – Cosa succede sotto la Pianura Padana?
R. – Si incontrano le due catene alpine a appenninica. Quindi, la Pianura Padana sembra una piana alluvionale, sembra un materasso così piatto e tranquillo, in realtà nasconde delle catene in evoluzione. Poi, sul fatto che queste zone siano così tranquille sono state dette tante cose inesatte in televisione. Nessuno da quelle parti si sente in una zona non sismica.
D. – Si continua a ripetere che i terremoti non si possono prevedere, ma prevenire. Le misurazioni di gas radon non sono ancora attendibili?
R. – Sul fronte previsione, forse, sono anche un po’ più pessimista degli altri. Anche se ci fosse la possibilità di prevedere i terremoti più superficiali, in ogni caso il terremoto di ieri – con un epicentro a 60 km sotto terra – chiunque può capire che è puramente nell’immaginario la possibilità di anticipare dove avverrà. Noi abbiamo i nostri metodi statistici e valutiamo la probabilità di occorrenza: sappiamo cosa si muove e cosa non si muove, tutto qui.
D. – L’Italia è un Paese fortemente sismico: nelle zone più colpite dai terremoti in passato si sono attivate quelle pratiche per mettere in sicurezza gli edifici, c’è stato effettivamente un cambio di passo?
R. – L’Italia eccelle negli sviluppi tecnologici, nell’ideazione di normative, poi però è manchevole nell’implementazione di queste leggi. Tutto questo penso sia stato vero fino a dieci anni fa. Con il sisma nel Molise del 2002, si è avuta una svolta decisiva perché da lì è partita la nuova normativa. Anche per il terremoto de L’Aquila, al di là della sua drammaticità, si è vista una risposta istituzionale decisamente diversa rispetto al passato. Tutti i decenni precedenti sono stati contrassegnati da situazioni sempre ambigue, quindi con norme non rispettate, con ricostruzioni parziali e tutto quello che gli italiani conoscono. (bi)
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