Sì al dialogo, ma senza abbandonare la lotta armata: è la posizione espressa dal movimento dei taleban che nelle scorse settimane si era reso disponibile ad un negoziato con le autorità afghane e gli Stati Uniti, annunciando l’apertura di un ufficio per il coordinamento politico all’estero
Afghanistan (Agenzia Misna) - In un comunicato che porta la firma dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, gli insorti si dicono propensi ad utilizzare anche lo strumento politico, ma che ciò “non vuol dire rinuncia alla Jihad (Guerra santa) o accettazione della Costituzione” del presidente Karzai. Nel messaggio, in lingua pashtun, gli insorti ricordano che stanno lottando da 15 anni per introdurre un governo islamico “su richiesta della popolazione” includendo nel conto i cinque anni passati al governo del paese, dal 1996 al 2001, quando furono cacciati dall’intervento militare internazionale.
Dal canto loro, gli Stati Uniti invieranno nel paese il rappresentante speciale per l’Afghanistan Marc Grossman, la prossima settimane, con il compito di tastare il terreno e consultare l’alleato Hamid Karzai per l’eventuale avvio di una mediazione. Grossman si recherà quindi in Turchia, negli Emirati e in Arabia Saudita per sollecitare il sostegno regionale all’iniziativa.
Finora – sottolinea l’emittente panaraba ‘Al Jazeera’ – il presidente afghano si è mostrato ‘freddo’ all’ipotesi di un negoziato che potrebbe portare ad una ripartizione del potere con i talebani e ha richiamato l’ambasciatore in Qatar dopo l’annuncio dell’apertura di un ufficio politico del movimento nel paese.
Afghanistan (Agenzia Misna) - In un comunicato che porta la firma dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, gli insorti si dicono propensi ad utilizzare anche lo strumento politico, ma che ciò “non vuol dire rinuncia alla Jihad (Guerra santa) o accettazione della Costituzione” del presidente Karzai. Nel messaggio, in lingua pashtun, gli insorti ricordano che stanno lottando da 15 anni per introdurre un governo islamico “su richiesta della popolazione” includendo nel conto i cinque anni passati al governo del paese, dal 1996 al 2001, quando furono cacciati dall’intervento militare internazionale.
Dal canto loro, gli Stati Uniti invieranno nel paese il rappresentante speciale per l’Afghanistan Marc Grossman, la prossima settimane, con il compito di tastare il terreno e consultare l’alleato Hamid Karzai per l’eventuale avvio di una mediazione. Grossman si recherà quindi in Turchia, negli Emirati e in Arabia Saudita per sollecitare il sostegno regionale all’iniziativa.
Finora – sottolinea l’emittente panaraba ‘Al Jazeera’ – il presidente afghano si è mostrato ‘freddo’ all’ipotesi di un negoziato che potrebbe portare ad una ripartizione del potere con i talebani e ha richiamato l’ambasciatore in Qatar dopo l’annuncio dell’apertura di un ufficio politico del movimento nel paese.
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