Tragedia all'Isola del Giglio; ancora 15 dispersi. La testimonianza del cappellano della Costa Concordia
La tragedia del mare all’Isola del Giglio: è finora di cinque morti e 40 feriti, il bilancio dell’incidente alla nave da crociera Costa Concordia, semi-affondata dopo aver urtato, venerdì sera, uno scoglio al largo dell’isola.
Radio Vaticana - Ma 15 persone mancano ancora all’appello. Una coppia di sposi coreani, in luna di miele, e un commissario di bordo sono stati raggiunti nelle loro cabine e salvati. Restano molte domande sulla dinamica dell’incidente. Il comandante è in stato di fermo: è accusato di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono della nave. Indagato anche un altro ufficiale. Ma cosa è successo dopo l’urto? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cappellano di bordo, don Raffaele Malena: ascolta.
R. – Quei momenti sono momenti di panico…. Forse non hanno dato subito l’allarme, l’abbandono nave… Cercavano un’altra cosa, quando si è verificato il fatto, lo squarcio alla nave: erano, infatti, andati a vedere in sala macchina se potevano risolvere il black out…. Ma è stato troppo tardi, perché in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall’acqua: non c’è stato niente da fare! Il comandante ha cercato di arrivare con la nave sottoriva, vicino al porto: ma la nave ha incominciato ad inclinarsi a 150-200 metri dal porto, non più lontano.
D. – Lei conosce l’equipaggio, ma molti passeggeri hanno denunciato il caos e l’impreparazione…
R. – E’ troppo facile dire “impreparazione”…. Il disordine non è stato creato dall’equipaggio, l’ha creato il panico, l’ha creato la paura tra i passeggeri. Il panico fa quello che fa. Per carità di Dio, lì, in quei momenti, si vede la propria vita in pericolo! L'equipaggio si è prodigato, non è vero che era passivo. Ma io, quando ho capito che c’era stato uno squarcio di 60-70 metri, ho detto a Gesù: “Pensaci Tu!”.
D. – Don Raffaele, lei quali soccorsi ha portato ai passeggeri?
R. – Il cappellano dove è chiamato deve correre. Li ho incoraggiati… C’erano tanti bambini, una bambina me la sono presa in braccio, ho chiamato la mamma e ho detto di mandarla subito nella scialuppa e la mamma l’hanno fatta evacuare per prima. Sono momenti di panico e di paura per i passeggeri. Poi, devo ringraziare molto il parroco del Giglio, che ha aperto subito la chiesa. Questa è un’isola di mille e 200 persone in estate e 700 in inverno. Tutti volevano dare un mano: hanno aperto gli alberghi, ci hanno dato da mangiare, ci hanno dato coperte e tutto quello che avevano ce lo davano. Agli abitanti dell’Isola del Giglio dovremmo fare un monumento… Non ci hanno abbandonati!
D. – Ci sono ancora alcune persone che mancano all’appello…
R. – Si sta ancora cercando di salvare le persone che sono sulla nave: persone che credevamo morte, perché non so a che piano sia arrivata l’acqua… questo non lo so. Abbiamo ancora 6-7 persone dell’equipaggio che io conosco tutte e che penso che se sono al ponte 7 o 8 saranno ancora vive; ma se sono al ponte 0 o al ponte A B C, non so …. La nave ha preso lo scoglio e uno squarcio di 70 metri non ti perdona…. Ti manda subito a fondo! (mg)
Radio Vaticana - Ma 15 persone mancano ancora all’appello. Una coppia di sposi coreani, in luna di miele, e un commissario di bordo sono stati raggiunti nelle loro cabine e salvati. Restano molte domande sulla dinamica dell’incidente. Il comandante è in stato di fermo: è accusato di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono della nave. Indagato anche un altro ufficiale. Ma cosa è successo dopo l’urto? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cappellano di bordo, don Raffaele Malena: ascolta.
R. – Quei momenti sono momenti di panico…. Forse non hanno dato subito l’allarme, l’abbandono nave… Cercavano un’altra cosa, quando si è verificato il fatto, lo squarcio alla nave: erano, infatti, andati a vedere in sala macchina se potevano risolvere il black out…. Ma è stato troppo tardi, perché in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall’acqua: non c’è stato niente da fare! Il comandante ha cercato di arrivare con la nave sottoriva, vicino al porto: ma la nave ha incominciato ad inclinarsi a 150-200 metri dal porto, non più lontano.
D. – Lei conosce l’equipaggio, ma molti passeggeri hanno denunciato il caos e l’impreparazione…
R. – E’ troppo facile dire “impreparazione”…. Il disordine non è stato creato dall’equipaggio, l’ha creato il panico, l’ha creato la paura tra i passeggeri. Il panico fa quello che fa. Per carità di Dio, lì, in quei momenti, si vede la propria vita in pericolo! L'equipaggio si è prodigato, non è vero che era passivo. Ma io, quando ho capito che c’era stato uno squarcio di 60-70 metri, ho detto a Gesù: “Pensaci Tu!”.
D. – Don Raffaele, lei quali soccorsi ha portato ai passeggeri?
R. – Il cappellano dove è chiamato deve correre. Li ho incoraggiati… C’erano tanti bambini, una bambina me la sono presa in braccio, ho chiamato la mamma e ho detto di mandarla subito nella scialuppa e la mamma l’hanno fatta evacuare per prima. Sono momenti di panico e di paura per i passeggeri. Poi, devo ringraziare molto il parroco del Giglio, che ha aperto subito la chiesa. Questa è un’isola di mille e 200 persone in estate e 700 in inverno. Tutti volevano dare un mano: hanno aperto gli alberghi, ci hanno dato da mangiare, ci hanno dato coperte e tutto quello che avevano ce lo davano. Agli abitanti dell’Isola del Giglio dovremmo fare un monumento… Non ci hanno abbandonati!
D. – Ci sono ancora alcune persone che mancano all’appello…
R. – Si sta ancora cercando di salvare le persone che sono sulla nave: persone che credevamo morte, perché non so a che piano sia arrivata l’acqua… questo non lo so. Abbiamo ancora 6-7 persone dell’equipaggio che io conosco tutte e che penso che se sono al ponte 7 o 8 saranno ancora vive; ma se sono al ponte 0 o al ponte A B C, non so …. La nave ha preso lo scoglio e uno squarcio di 70 metri non ti perdona…. Ti manda subito a fondo! (mg)
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