lunedì, gennaio 23, 2012
Fervono i preparativi in Messico e a Cuba per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dal 23 al 28 marzo prossimo.

Radio Vaticana - Una doppia visita per rinvigorire la missione della Chiesa in America Latina. E’ quanto sottolinea il prof. Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, intervistato da Alessandro Di Bussolo del CTV:

R. – Dopo la celebrazione eucaristica, presieduta dal Papa il 12 dicembre dell’anno scorso nella festività di Nostra Signora di Guadalupe, a motivo del bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latino-americani, è assai significativo, simbolico che il cuore della visita del Santo Padre in Messico sia la Messa che presiederà il 24 marzo proprio nel parco chiamato del Bicentenario; Messa che sarà seguita da un incontro con tutti i vescovi messicani, rappresentanti di tutto l’episcopato latino-americano. Questo offrirà al Papa la preziosa occasione di rivolgersi esplicitamente a tutti i popoli dell’America Latina, a tutta la Chiesa in America Latina. Un’America Latina che, negli ultimi dieci anni, sta vivendo un processo di fortissima crescita economica senza subire gli effetti della crisi dei Paesi del “primo mondo”, che vede diminuire le tuttora presenti situazioni di povertà. Come diceva il Papa il 12 dicembre scorso, l’America Latina emerge con protagonismo proprio nel concerto mondiale, è impegnata in un processo di integrazione e sviluppo, ma deve affrontare gravissime sfide: la difesa di una cultura della vita, la difesa e la promozione della verità e della bellezza del matrimonio e della famiglia, il superamento dei deficit educativi e di gestione delle istituzioni politiche, la lotta per una maggiore equità sociale. La missione della Chiesa in America Latina è fondamentale per rigenerare, rafforzare tra i latino-americani consapevolezze molto forti, molto profonde di filiazione e di fraternità nella vita dei nostri popoli.

D. – Quale Messico troverà Benedetto XVI, a dieci anni dall’ultima delle cinque visite di Giovanni Paolo II?

R. – Certamente il Santo Padre sarà portatore di un messaggio di pace e riconciliazione, di giustizia, di speranza in un Paese dilaniato da inaudite violenze, con radicate sacche di povertà e dure polarizzazioni politiche, ideologiche. Penso che il Papa terrà presente anche che il Messico è un incrocio strategico che guarda verso il Nord - verso gli Stati Uniti, il Canada - attraverso i flussi commerciali economici, le migrazioni, e guarda verso il Sud - il Centro America, il Sud America - a popoli a cui è unito da un sostrato storico, culturale e religioso. Ciò che succederà nel futuro del Messico avrà una ripercussione fondamentale per tutto il continente americano.

D. – La visita a Cuba nasce nel segno di Maria. In un’America Latina che vede il continuo avanzare delle sette, può essere il culto popolare mariano la scintilla per rilanciare la nuova evangelizzazione nelle zone dove la Chiesa è meno presente e più secolarizzata?

R. – La visita a Cuba del “pellegrino della carità”, come hanno chiamato il Papa i vescovi cubani, si svolgerà in pieno anno giubilare mariano, a 400 anni dalla scoperta dell’immagine della Vergine del Cobre, dopo 16 mesi e 28 mila chilometri in cui questa immagine è stata portata casa per casa a tutte le famiglie di Cuba, negli ospedali, nelle istituzioni culturali, nelle piazze pubbliche, dappertutto, segnando “una primavera della fede nell’isola”, come diceva l’arcivescovo dell’Avana poco tempo fa. La presenza della Vergine Maria è così importante in tutti quei posti, dove la presenza istituzionale della Chiesa è assai debole o assente, cosa che favorisce la proliferazione di numerose sette. La nuova evangelizzazione in America Latina sarà mariana o non sarà: senza Maria il cristianesimo diventa astrazione, freddo discorso ideologico; lei è la compagna materna che ci aiuta a renderci figli e fratelli, oltre le inimicizie e le divisioni esistenti nelle nostre nazioni. (ap)

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