100 morti ieri in Siria, di cui almeno 53 persone uccise dai bombardamenti a Homs e almeno 15 a Damasco. Quasi tutti civili. E nella città di Homs all’alba sono ripresi i cannoneggiamenti.
Radio Vaticana - Il Segretario generale dell’Onu parla di azioni “assolutamente inaccettabili di fronte all'umanità”. Gli Stati Uniti chiudono la loro ambasciata in Siria, intensificano le sanzioni e chiedono a tutti i connazionali di lasciare il Paese ma il presidente Obama continua a parlare di una soluzione politica escludendo un intervento militare. La Gran Bretagna richiama il suo ambasciatore a Damasco mentre la Farnesina esprime condanna e sdegno all’ambasciatore siriano a Roma. Marina Calculli ascolta
Dopo il veto posto insieme alla Cina alla Risoluzione del Consiglio di sicurezza che condannava fortemente la repressione in Siria, la Russia ha inviato il suo ministro degli Esteri a Damasco: dovrebbe consegnare oggi un messaggio del Cremlino al presidente Assadmore. Del ruolo di Mosca nella crisi siriana Fausta Speranza ha parlato con Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche Archivio Disarmo: ascolta
R. – Mosca è l’alleato storico della Siria insieme all’Iran. Prima l’Unione Sovietica e oggi la Russia. Gli arsenali militari siriani sono tutte armi di produzione russa. C’è un legame storico, quindi, e la Russia rivendica una sua leadership nelle trattative per arrivare a un’intesa con l’attuale governo di Damasco: insomma la Russia cerca un suo ruolo sulla scena internazionale. Lo possiamo vedere anche in una prospettiva di politica interna di Mosca, in un momento in cui Putin è sottoposto ad una aperta contestazione, cosa che negli anni passati c’è stata ma in forma decisamente più ridotta e – direi – anche decisamente più repressa. Attualmente, invece, Putin si sta trovando di fronte a manifestazioni di piazza significative per quello che è il quadro russo. Quindi è evidentemente comprensibile tutto questo.
D. – Che dire del ruolo della Cina?
R. – La Cina cerca di giocare un ruolo a livello internazionale ovunque sia possibile avere poi anche dei rapporti commerciali interessanti. Non dimentichiamo che la Siria è un produttore, seppur piccolo rispetto ad altri giganti del territorio, di petrolio: produce qualcosa come 500 barili di petrolio al giorno, di cui la metà è destinata al mercato interno ma l’altra metà è destinata all’esportazione e rappresenta una delle principali voci della sua economia. E’ un soggetto interessante dal punto di vista economico anche per la Cina, anche per Pechino. Tra l’altro la Siria – e questo non va dimenticato – a suo tempo ha tentato di realizzarsi anche un’arma nucleare: era soltanto pochi anni fa, nel 2007. Ci fu addirittura un attacco israeliano sul sito di al Kibar, dove risultava che stessero tentando di avviare la produzione dei materiali e delle attrezzature fondamentali per poi arrivare ad una vera e propria bomba atomica.
D. – Il ministro degli Esteri russo ha definito “indecente ed isterica” la reazione dell’Occidente dopo il veto di Mosca e Pechino in Consiglio di Sicurezza dell’Onu alla Risoluzione che condannava la repressione in Siria…
R. – Al di là dei termini, che ovviamente sono rivolti ad un pubblico interno ed esterno e fanno parte – come dire – del “teatrino della politica”, certamente l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare da tempo stanno premendo per una soluzione diplomatica. Ma direi che non è soltanto l’Occidente: dobbiamo ricordare che la Lega Araba è da un anno che sta cercando di operare pressioni nei confronti di Assad… Mi sembra che i risultati siano stati praticamente nulli. Ci sono state anche le minacce statunitensi di bloccare addirittura le forniture di armi nei confronti della Siria, che vorrebbe dire andare a bloccare i commerci tra Mosca e Damasco e dunque certamente andare a creare ostacoli ad un gigante della politica internazionale. Alla luce di tutto questo la risposta russa è più comprensibile… (mg)
Radio Vaticana - Il Segretario generale dell’Onu parla di azioni “assolutamente inaccettabili di fronte all'umanità”. Gli Stati Uniti chiudono la loro ambasciata in Siria, intensificano le sanzioni e chiedono a tutti i connazionali di lasciare il Paese ma il presidente Obama continua a parlare di una soluzione politica escludendo un intervento militare. La Gran Bretagna richiama il suo ambasciatore a Damasco mentre la Farnesina esprime condanna e sdegno all’ambasciatore siriano a Roma. Marina Calculli ascolta
Dopo il veto posto insieme alla Cina alla Risoluzione del Consiglio di sicurezza che condannava fortemente la repressione in Siria, la Russia ha inviato il suo ministro degli Esteri a Damasco: dovrebbe consegnare oggi un messaggio del Cremlino al presidente Assadmore. Del ruolo di Mosca nella crisi siriana Fausta Speranza ha parlato con Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche Archivio Disarmo: ascolta
R. – Mosca è l’alleato storico della Siria insieme all’Iran. Prima l’Unione Sovietica e oggi la Russia. Gli arsenali militari siriani sono tutte armi di produzione russa. C’è un legame storico, quindi, e la Russia rivendica una sua leadership nelle trattative per arrivare a un’intesa con l’attuale governo di Damasco: insomma la Russia cerca un suo ruolo sulla scena internazionale. Lo possiamo vedere anche in una prospettiva di politica interna di Mosca, in un momento in cui Putin è sottoposto ad una aperta contestazione, cosa che negli anni passati c’è stata ma in forma decisamente più ridotta e – direi – anche decisamente più repressa. Attualmente, invece, Putin si sta trovando di fronte a manifestazioni di piazza significative per quello che è il quadro russo. Quindi è evidentemente comprensibile tutto questo.
D. – Che dire del ruolo della Cina?
R. – La Cina cerca di giocare un ruolo a livello internazionale ovunque sia possibile avere poi anche dei rapporti commerciali interessanti. Non dimentichiamo che la Siria è un produttore, seppur piccolo rispetto ad altri giganti del territorio, di petrolio: produce qualcosa come 500 barili di petrolio al giorno, di cui la metà è destinata al mercato interno ma l’altra metà è destinata all’esportazione e rappresenta una delle principali voci della sua economia. E’ un soggetto interessante dal punto di vista economico anche per la Cina, anche per Pechino. Tra l’altro la Siria – e questo non va dimenticato – a suo tempo ha tentato di realizzarsi anche un’arma nucleare: era soltanto pochi anni fa, nel 2007. Ci fu addirittura un attacco israeliano sul sito di al Kibar, dove risultava che stessero tentando di avviare la produzione dei materiali e delle attrezzature fondamentali per poi arrivare ad una vera e propria bomba atomica.
D. – Il ministro degli Esteri russo ha definito “indecente ed isterica” la reazione dell’Occidente dopo il veto di Mosca e Pechino in Consiglio di Sicurezza dell’Onu alla Risoluzione che condannava la repressione in Siria…
R. – Al di là dei termini, che ovviamente sono rivolti ad un pubblico interno ed esterno e fanno parte – come dire – del “teatrino della politica”, certamente l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare da tempo stanno premendo per una soluzione diplomatica. Ma direi che non è soltanto l’Occidente: dobbiamo ricordare che la Lega Araba è da un anno che sta cercando di operare pressioni nei confronti di Assad… Mi sembra che i risultati siano stati praticamente nulli. Ci sono state anche le minacce statunitensi di bloccare addirittura le forniture di armi nei confronti della Siria, che vorrebbe dire andare a bloccare i commerci tra Mosca e Damasco e dunque certamente andare a creare ostacoli ad un gigante della politica internazionale. Alla luce di tutto questo la risposta russa è più comprensibile… (mg)
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