venerdì, febbraio 24, 2012
Il fallout radioattivo prodotto nel 2011 dalla catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi ha avuto impatti minimi negli Usa ed è stato riscontrato in circa il 20% dei 167 siti campionati da uno studio nazionale pubblicato dal Geological Survey Usa (Usgs), che lo ha condotto all'interno del National atmospheric deposition program (Nadp).

GreenReport - Dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi dalla centrale lesionata sono stati rilasciati elementi radioattivi e gas e piccole particelle (in forma liquida o solida) che sono state trasportate nell'atmosfera a grandi distanze. Molte agenzie e organizzazioni in tutto il mondo hanno rilevato un fallout radioattivo nell'aria e nelle precipitazioni nei giorni e nelle settimane successive alla tragedia atomica ed alle esplosioni avvenute nella centrale nucleare giapponese, anche in Nord America e in Europa. Si stima che ci siano voluti 18 giorni alle particelle radioattive per fare il giro del pianeta.

Secondo un comunicato del Dipartimento degli interni Usa e dell'Usgs «I livelli misurati sono simili ai controlli effettuati dall'Environmental protection agency Usa nei giorni e nelle settimane immediatamente successive agli incidenti del marzo 2011, che sono stati determinati come ben al di sotto di qualsiasi livello di preoccupazione per la salute pubblica».

Il Nadp spiega che molti dei suoi siti di indagine sono lontani dalle principali aree urbane, anche in zone rurali isolate, proprio per essere «Più rappresentativi del territorio statunitense nel suo insieme. Questo studio è complementare ai risultati Epa e insieme questi dati consentiranno di avere una migliore immagine della deposizione del fallout radioattivo negli Stati Uniti».

La direttrice dell'Usgs, Marcia McNutt, ha sottolineato che «L'incubo nucleare nello sfortunato Giappone offre una rara opportunità per gli scienziati Usa per testare la capacità nazionale, di rado necessaria, di rilevazione e monitoraggio di un fallout nucleare con un vasto network. Se questo fosse stato un incidente nazionale, il Nadp avrebbe rivelato i modelli spaziali e temporali di contaminazione radioattiva, al fine di proteggere le persone e l'ambiente». Verrebbe da dire come in Giappone...

Le precipitazioni sono state raccolte nei siti di monitoraggio della rete Nadp e gli scienziati dell'Usgs hanno rilevato iodio -131, cesio-134 e cesio-137, i principali prodotti radioattivi rilasciati durante un grande incidente nucleare come quello di Fukushima. I prelievi sono stati eseguiti soprattutto nelle aree dove è piovuto di più dopo la catastrofe nucleare giapponese: costa occidentale, centro e nel nord degli Stati delle Rocky Mountain e Stati Uniti orientali.

Lo studio aggiunge nuove importanti informazioni dal network Nadp e fornisce un quadro più dettagliato del fallout delle precipitazioni su gran parte degli Usa. L'Epa invece aveva utilizzato il rapid-response RadNet per monitorare fallout di Fukushima subito dopo l'incidente. I siti RadNet forniscono informazioni sui livelli di radiazioni nell'aria, nell'acqua potabile, nelle precipitazioni e nel latte pastorizzato. I livelli di fallout radioattivo misurati da RadNet e dai siti Nadp sono simili, e mentre l'Usgs non valuta i rischi per la salute umana, il monitoraggio RadNet Epa «Conferma che i livelli di radiazione erano di gran lunga al di sotto qualsiasi livello di preoccupazione per la salute umana negli Stati Uniti».

Questa è la seconda volta che i campioni del network Nadp sono stati utilizzati per misurare un fallout radioattivo: la prima fu dopo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986. Secondo Greg Wetherbee, il chimico dell'Usgs che ha condotto lo studio, «Questa analisi fornisce misurazioni scientificamente valide del fallout radioattivo nelle precipitazioni sul Nord America, il che aiuta ad aggiungere ulteriori dettagli al quadro del fallout negli Stati Uniti nelle settimane successive all'incidente Fukushima. Nadp ed Usgs hanno dimostrato che questa rete migliora le capacità nazionali di monitoraggio delle precipitazioni di radionuclidi seguita al rilascio in atmosfera».

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