lunedì, febbraio 27, 2012
Quasi ogni giorno, a Parigi, le bande di periferia ingaggiano battaglia contro la polizia. Organizzate attorno a un nucleo stabile di ‘dirigenti’, controllano i quartieri, combattono i rivali e fronteggiano le forze di sicurezza del ministero degli Interni.

E-ilmensile - Sono 313 le bande organizzate nelle banlieues, e il loro crescente attivismo ha portato nel 2011 a un bilancio di sei morti e 252 feriti. Lo rivela un rapporto riservato della Direzione centrale della pubblica sicurezza francese pubblicato dal quotidiano Le Figaro. Il documento riservato, mette in luce un fenomeno sociale che affligge la vita dei quartieri marginalizzati. L’esistenza di bande era nota da tempo, ma per la prima volta il ministero degli Interni francese ha condotto una ricerca senza precedenti, che ha rivelato come la quantità di gruppi organizzati sia la metà rispetto a quelli recensiti in passato.

Il motivo è da individuarsi nell’inerzia della maggior parte delle bande, che si attivano esclusivamente in occasione di eventi particolari, come eventi di cronaca simili a quelli che hanno fatto esplodere il tessuto multietnico parigino nel 2005 e 2007. Sono state pertanto prese in considerazione quelle formazioni che hanno dato segno di vitalità pressoché continua nel periodo preso in esame. Tutte le bande delle banlieues variano in base a ‘fluttuazioni stagionali’, con picchi estivi, perché i giovani smettono le scuole e vanno in vacanza, e chi rimane nel quartiere subisce di più l’effetto-gruppo.

Gli scontri sono per lo più conseguenze delle attività di spaccio o delle dinamiche di affermazione di superiorità su un dato territorio, scatenando vere e proprie ‘risse comunitarie’. Un cliché che si ripete anche nelle periferie extra-parigine. Gli scontri tra bande rivali possono caratterizzarsi per episodi di spietata efferatezza. A Mulhouse (Alto Reno), il 10 settembre 2011, si sono verificati violenti scontri tra una quarantina di ceceni e un centinaio di nord-africani armati fino ai denti con flash-ball e fucili da caccia. Appartenenti alla comunità d’Oltremare di Mayotte sono stati stigmatizzati per la scarsa integrazione a Lons-le-Saunier (nel Giura), mentre a Limoges i maliani sono stati aggrediti all’arma bianca per non aver rispettato i ‘codici’ del quartiere.

Statisticamente, su 331 tafferugli, 246 si sono verificati tra bande armate. Un aumento del dieci percento rispetto al 2010 (il 74,3 percento contro il 63,8). In 61 occasioni le armi hanno fatto fuoco per ‘proteggersi da altre bande, rapinare, intimidire, estorcere o spacciare’.

Di fronte al rischio di possesso di armi proibite, i membri delle bande usano oggetti di uso quotidiano (cacciaviti, martelli, coltelli). Per sfuggire alle maglie di una nuova legislazione che punisce severamente l’uso di armi da parte di membri di gang organizzate, vengono acquistati su internet armi elettriche sul modello dei taser. Associato all’uso di lacrimogeni, il loro effetto può avere conseguenze drammatiche.

Come il 26 novembre, quando ‘dieci individui incappucciati’ hanno spruzzato un lacrimogeno in faccia a un passeggero di 18 anni, prima di colpirlo con una scarica elettrica. Le fiamme si sono diffuse intorno alla testa ustionando gravemente il giovane. Gli autori, arrestati in seguito, avevano 17 anni.

La percentuale di minori coinvolti in violenze è in aumento, secondo il rapporto. Rappresentano il 56 percento dei 992 ‘gangster’ sottoposti a indagine, contro il 40 percento del 2010. Da un anno a questa parte sono aumentate le bande giovanili under 13 in diverse città dell’Ile-de-France. In mancanza di un’autorità degli adulti, i teen-ager ne imitano il comportamento, prendendo possesso dei loro ‘valori’ in cerca di affermazione e riconoscimento.

Come per i moti del 2005 e del 2007, quando venne sostituita la polizia di quartiere con quella di ‘prossimità’, ben più violenta, la risposta del governo ha carattere repressivo: il ministro degli Interni Claude Guéant, noto per le sue politiche intransigenti e classiste, ha proposto uno ‘strumento ideale’ di gestione del problema: una struttura di sicurezza interministeriale in grado di fornire ‘risposte operative’ contro il problema.

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