venerdì, febbraio 17, 2012
Alcune precisazioni sul presunto coinvolgimento della Gladio Italiana nella strage di Alcamo Marina del 1976 dove in una casermetta vennero trucidati due giovani carabinieri

di Silvio Foini

Leggiamo su “Liberainformazione” del 15 febbraio e su “La Perfetta Letizia” del 16 febbraio: “C'è una nuova confessione che è entrata nelle indagini riaperte sulla strage di Alcamo Marina del 1976, quando dentro una casermetta dei Carabinieri furono uccisi due militari dell'Arma che erano lì comandati di servizio. A quasi 35 anni dalla loro barbara uccisione (27 gennaio 1976) c'è il processo contro uno dei condannati per quella strage, Giuseppe Gulotta, che è ripartito dinanzi la Corte di Assise di Reggio Calabria; stessa cosa avverrà per gli altri due pure condannati, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo (fuggiti all'estero, in Brasile, prima che la condanna divenisse esecutiva): tutti e tre hanno ottenuto la revisione dopo che un ex sottufficiale dei carabinieri, Renato Olino, già sentito a dibattimento, ha affermato che quella «banda» di balordi finita arrestata nulla c'entrava con la strage, e le loro confessioni furono estorte con le torture... Svariate e diverse le ipotesi avanzate in questi anni su una strage maturata nell’ambito della strategia della tensione degli anni Settanta, attraverso un patto tra mafia ed eversione di destra, fino ai recenti contenuti delle dichiarazioni del pentito Vincenzo Calcara che nel processo di Reggio ha parlato del coinvolgimento di Gladio, struttura militare segreta che aveva basi proprie anche a Trapani. Quei carabinieri potrebbero essere stati uccisi per avere fermato un furgone carico di armi forse destinate a Gladio”.

L’articolo poi prosegue, ma noi invece desideriamo soffermarci e vederci chiaro sull’inquietante fatto che la Gladio Italiana sia spesso nominata quando si parli di stragi e di strategie della tensione. La storia che ammanta di mistero la struttura segreta facente parte del patto Atlantico e filiazione della C.I.A. (era presente in tutte le nazioni occidentali nel dopoguerra seppur con nomi differenti) sembra assurgere a paravento per altri. Le dichiarazioni recenti rilasciate dal pentito Vincenzo Calcara nel processo di Reggio parlano del coinvolgimento di Gladio, che secondo lui aveva delle basi segrete a Trapani. A tale proposito abbiamo chiesto chiarimenti al Generale Paolo Inzerilli, ex comandante della struttura segreta di Gladio e anche ex comandante del SISMI.

D. - Sig. generale, ogni tanto la struttura da lei comandata per un lungo periodo ed ora disciolta viene menzionata ed accostata a fatti che riguardano la strategia della tensione o ad atti tesi al sovvertimento dello Stato. Anche in questo caso della strage di Alcamo spunta il fantasma di Gladio. Cosa ci può dire al riguardo?

R. - Non parlo per memoria ma perché esistono atti parlamentari e giudiziari a riprova. Nel periodo ‘76 –‘78 io ero il Capo Sezione responsabile della Gladio. Innanzitutto in Sicilia non vi sono mai state armi di Gladio e nessun NASCO (nascondiglio segreto di armi) è mai stato a suo tempo posato in quel territorio, e comunque tutti i Nasco erano stati ritirati dal mio predecessore nel 1972. A gennaio ‘76 (data della strage di Alcamo) Gladio non esisteva in Sicilia. I primi reclutamenti di gladiatori sono avvenuti dopo il maggio 1976, data di arrivo delle informazioni dei primi due, successivamente "arruolati" uno a Messina ed uno a Palermo. Il Centro "Scorpione" è stato costituito dal mio successore solo nel 1987. Alla data del 1 maggio 1978 oltre ai due sopracitati erano stati reclutati altri due elementi, uno a Catania e uno a Messina. Tutti gli altri gladiatori siciliani sono stati reclutati tra il 1982 ed il 1988. Non ci furono mai commistioni di sorta con le Mafie.


Non crediamo servano altri commenti alle risposte di questo ufficiale dell’Esercito Italiano che comunque, dopo anni di traversie giudiziarie, assieme ai suoi 622 gladiatori è stato riconosciuto non colpevole dei reati che gli erano stati ascritti personalmente ed alla Struttura di Gladio (nel processo di Rebibbia). Chi volesse comunque approfondire cosa fu davvero la Gladio Italiana (Stay Behind) e quali fossero i suoi compiti, può fare riferimento ai libri scritti dallo stesso Generale Inzerilli “La Verità negata” e “La vittoria dei gladiatori” (editore Bietti).

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