Un gruppo di attivisti di Greenpeace New Zealand ha bloccato a sei miglia dal porto neozelandese di Taranakiuna la piattaforma di trivellazione petrolifera della Shell che era salpata per l'Artico.
Greenreport - I climbers dell'associazione ambientalista, tra i quali c'è l'atrice Lucy Lawless, hanno scalato le fiancate della nave e sono riusciti a salire sulla torre di trivellazione della Noble Discoverer diretta verso il mar di Chukchi, in Alaska, dove l'amministrazione Usa di Barack Obama ha appena dato il via libera ad programma di attività di ricerca di idrocarburi che secondo Greenpeace minaccerebbero l'ecosistema marino e le coste. Gli attivisti sono equipaggiati per resistere a oltranza ed utilizzando un laptop ad energia solare stanno pubblicando in diretta aggiornamenti e foto sul sito di Greenpeace New Zealand. Il blitz vuole tenere fuori la Shell e le altre multinazionali dall'Artico e gli attivisti neozelandesi dicono che l'industria petrolifera «vede la propria fine all'orizzonte. Per sopravvivere è disposta ad andare fino agli estremi confini della terra e prendere rischi estremi in cerca delle ultime gocce di petrolio. Dal Great South Basin sotto la Nuova Zelanda, ai confini della regione artica, nulla è sacro per le Big Oil. Quindi dobbiamo agire».
I permessi di ricerca alla Shell «potrebbero segnare l'inizio di una corsa al petrolio artico, che potrebber causare danni irreparabili a questo fragile mondo gelato ed ai suoi abitanti. Una fuoriuscita di petrolio nella regione artica sarebbe un disastro ambientale. Gli esperti dicono che sarebbe praticamente impossibile da ripulire, a causa delle dure condizioni atmosferiche e della mancanza assoluta di navi e delle infrastrutture della zona». Ci sono volute più di 6.000 imbarcazioni affrontare il disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico ed è stato recuperato solo il 17% del petrolio sversato. La Coast Guard Usa ha già detto che non sarebbe in grado di schierare le migliaia di navi necessarie per uno sversamento simile nella artica.
Secondo Greenpeace «l'Artico è già sotto la forte pressione dal cambiamento climatico. Le temperature stanno aumentando più velocemente che altrove sulla terra e il ghiaccio si sta sciogliendo rapidamente. Se vogliamo avere qualche speranza di mantenere il coperchio sui cambiamenti climatici, allora dobbiamo lasciare il petrolio artico nel sottosuolo. Non possiamo vedere il ghiaccio ritirarsi per poi guardare i giganti del petrolio che inviano le loro piattaforme. Questa è una battaglia per la nostra sopravvivenza. Ecco perché non possiamo lasciare che questa piattaforma da trivellazione raggiunga l'Artico. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. La Shell e gli altri giganti del petrolio devono sentire questo messaggio forte e chiaro da parte della gente di tutto il mondo: l'Artico è off-limits per le piattaforme petrolifere».
Greenreport - I climbers dell'associazione ambientalista, tra i quali c'è l'atrice Lucy Lawless, hanno scalato le fiancate della nave e sono riusciti a salire sulla torre di trivellazione della Noble Discoverer diretta verso il mar di Chukchi, in Alaska, dove l'amministrazione Usa di Barack Obama ha appena dato il via libera ad programma di attività di ricerca di idrocarburi che secondo Greenpeace minaccerebbero l'ecosistema marino e le coste. Gli attivisti sono equipaggiati per resistere a oltranza ed utilizzando un laptop ad energia solare stanno pubblicando in diretta aggiornamenti e foto sul sito di Greenpeace New Zealand. Il blitz vuole tenere fuori la Shell e le altre multinazionali dall'Artico e gli attivisti neozelandesi dicono che l'industria petrolifera «vede la propria fine all'orizzonte. Per sopravvivere è disposta ad andare fino agli estremi confini della terra e prendere rischi estremi in cerca delle ultime gocce di petrolio. Dal Great South Basin sotto la Nuova Zelanda, ai confini della regione artica, nulla è sacro per le Big Oil. Quindi dobbiamo agire».
I permessi di ricerca alla Shell «potrebbero segnare l'inizio di una corsa al petrolio artico, che potrebber causare danni irreparabili a questo fragile mondo gelato ed ai suoi abitanti. Una fuoriuscita di petrolio nella regione artica sarebbe un disastro ambientale. Gli esperti dicono che sarebbe praticamente impossibile da ripulire, a causa delle dure condizioni atmosferiche e della mancanza assoluta di navi e delle infrastrutture della zona». Ci sono volute più di 6.000 imbarcazioni affrontare il disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico ed è stato recuperato solo il 17% del petrolio sversato. La Coast Guard Usa ha già detto che non sarebbe in grado di schierare le migliaia di navi necessarie per uno sversamento simile nella artica.
Secondo Greenpeace «l'Artico è già sotto la forte pressione dal cambiamento climatico. Le temperature stanno aumentando più velocemente che altrove sulla terra e il ghiaccio si sta sciogliendo rapidamente. Se vogliamo avere qualche speranza di mantenere il coperchio sui cambiamenti climatici, allora dobbiamo lasciare il petrolio artico nel sottosuolo. Non possiamo vedere il ghiaccio ritirarsi per poi guardare i giganti del petrolio che inviano le loro piattaforme. Questa è una battaglia per la nostra sopravvivenza. Ecco perché non possiamo lasciare che questa piattaforma da trivellazione raggiunga l'Artico. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. La Shell e gli altri giganti del petrolio devono sentire questo messaggio forte e chiaro da parte della gente di tutto il mondo: l'Artico è off-limits per le piattaforme petrolifere».
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