domenica, febbraio 12, 2012
Ricorre oggi l’83.mo anniversario dei Patti Lateranensi, lo strumento legislativo siglato tra l’Italia e la Chiesa cattolica l’11 febbraio del 1929 che sancì la nascita dello Stato della Città del Vaticano e portò a compimento il cammino di conciliazione tra i due soggetti iniziato subito dopo la creazione dello Stato unitario italiano e la presa di Porta Pia.

Radio Vaticana - Per l’occasione, l’Osservatore Romano ripropone una lettura degli eventi che portarono alla firma dello storico trattato, inserendolo nel lungo percorso dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa segnati “più nel senso della continuità che in quello della rottura”, come dimostra la promulgazione della Legge delle Guarentigie del 13 maggio 1871 che si propose di risolvere subito il problema all’indomani della presa di Roma del 20 settembre del 1870. Secondo il quotidiano della Santa Sede i Patti Lateranensi segnarono, quindi, lo sviluppo di un’idea che fu ulteriormente evidente con l’avvento della Costituzione repubblicana del 1948, “basata su una distinzione tra gli ordini – quello politico e quello religioso – come antidoto ad ogni assolutizzazione della politica così come ad ogni fondamentalismo ideologico o religioso”. “La revisione del Concordato del 1984 – aggiunge l’Osservatore Romano - esprime il momento di più alto di questo percorso di indipendenza e sovranità nei rispettivi ordini”. Grande risalto alla ricorrenza della firma dei Patti Lateranensi viene data anche sul numero di oggi del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Avvenire, che pone l’accento sugli effetti benefici apportati dal trattato alla società civile italiana. La Chiesa e la fede cattolica hanno, infatti, plasmato il sentire della comunità nazionale prima ancora che avvenisse l’unità politica del Paese. E anche durante il fascismo i Patti consentirono “la formazione di una classe dirigente cattolica pronta a guidare la Stato dopo la tragedia della guerra”. Avvenire parla, dunque, di relazioni “divenute un esempio per l’Europa, perché fondate sul reciproco rispetto della sovranità di Stato e Chiesa e del carattere pubblico della religione”. Gli esiti scaturiti dall’amicizia tra Italia e Santa Sede ancora oggi sono serviti ad evitare derive relativiste e individualiste – conclude l’editoriale – “che in altri Paesi hanno prodotto danni e guasti sui quali si torna a ragionare”.

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