Mentre nei Paesi arabi del sud del Mediterraneo l’attenzione è puntata sui processi democratici in corso, in Arabia Saudita il tema del giorno è l’apertura o meno dei cinema nel Regno.
Terrasanta.net - Proprio così: l’Arabia Saudita è una delle rare nazioni al mondo dove non esistono sale cinematografiche ed è ancora vietato agli uomini, e tanto più alle donne, uno dei divertimenti più popolari: quello di vedere un film nella magia del grande schermo. La «primavera» cinematografica potrebbe tuttavia sbocciare finalmente anche qui. Alcuni giorni fa, il principe Abdul Aziz Bin Ayyaf, sindaco della capitale Riyadh , nonché esponente di spicco della Famiglia reale, ha annunciato che presto avrà inizio in città la costruzione di sale cinematografiche. Un’affermazione che non avrebbe mai fatto – sottolineano gli esperti – se non avesse avuto certezze. Tanto che il ministero della Cultura e dell’Informazione ha assicurato, in una successiva nota diffusa dai media sauditi, la sua disponibilità a collaborare con il progetto.
Nonostante la crescente ricchezza e gli stretti legami con il mondo occidentale, l’Arabia Saudita, a differenza degli altri Paesi del Golfo, non si è potuta finora concedere il lusso politico di offrire ai suoi cittadini il cinema a causa del veto posto dal potente «clero» wahabita che ha sempre visto nella sale cinematografiche uno strumento del male in grado di portare il Paese alla rovina e alla sollevazione popolare.
Così si è creato il paradosso di decine di migliaia di sauditi che ogni mese oltrepassano la frontiera con gli Emirati Arabi Uniti per gustarsi gli ultimi successi di Hollywood. Nel solo 2010 , si calcola che siano stati 230 mila, ma la tendenza è in chiara crescita anche se non vi sono ancora dati sul 2011.
Mohamed Jabar, uno studente universitario di Gedda, racconta al sito arabo Bikyamasr.com di essersi recato a Dubai per vedere l’ultimo Mission Impossible. «Non capisco perché non sia permesso di vedere i film nei cinema in Arabia Saudita. Sanno benissimo – spiega il ragazzo – che abbiamo i mezzi per scaricare da Internet i film e guardarli in casa o anche i soldi per andare al Cairo e a Dubai».
L’industria cinematografica ha acquisito tra l’altro un’importanza crescente negli altri Paesi del Golfo, con i prestigiosi festival del cinema a Dubai, Abu Dhabi e Qatar, che ormai contendono scena, prestigio e star hollywoodiane ai tradizionali appuntamenti dell’Europa. Vi è inoltre il cinema di vecchia tradizione araba, come quello egiziano, su cui anche i Fratelli musulmani oggi puntano molto.
In ogni caso, se le sale cinematografiche dovessero approdare in Arabia Saudita, i film – informa il ministero della Cultura saudita - saranno sottoposti al controllo della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Ciò significa che le pellicole saranno pesantemente censurate, in quanto tutto ciò che è considerato «anti-islamico» dai religiosi sunniti deve rimanere al di fuori dei confini del regno. Giovani come Jabar sperano che almeno i film d’azione riescano a passare tra le strette maglie dell’ortodossia wahabita.
Due anni fa, con un permesso straordinario da parte della Commissione per la promozione della virtù, il principe Alwaleed bin Talal, anche lui rampollo della dinastia dei Saud, riuscì ad organizzare a Gedda, in una sala con 1.200, posti la proiezione di una commedia musulmana, Manahi. Fu un successo incredibile. In quell’occasione, la polizia religiosa locale tenne sotto controllo per tre giorni la sala, per evitare che ci fosse promiscuità tra i due sessi: agli uomini era riservata la platea, alle donne la galleria. Anche allora si accesero le speranze per una rapida costruzione di regolari complessi cinematografici in Arabia Saudita. Ma i timori degli ultra-conservatori religiosi erano troppo forti. Ora il clima, sull’onda delle primavere arabe, sta cambiando anche tra i ricchi e privilegiati cittadini dell’Arabia Saudita, come dimostrano le recenti battaglie delle donne per il diritto alla guida e quella per il diritto di voto. Così anche i cinema hanno adesso un’opportunità. In attesa del grande schermo, i cittadini del Regno intanto continuano a vedere i film proibiti nelle loro lussuose case, procurandosi dvd di contrabbando e godendoseli sui loro televisori di ultima generazione.
Terrasanta.net - Proprio così: l’Arabia Saudita è una delle rare nazioni al mondo dove non esistono sale cinematografiche ed è ancora vietato agli uomini, e tanto più alle donne, uno dei divertimenti più popolari: quello di vedere un film nella magia del grande schermo. La «primavera» cinematografica potrebbe tuttavia sbocciare finalmente anche qui. Alcuni giorni fa, il principe Abdul Aziz Bin Ayyaf, sindaco della capitale Riyadh , nonché esponente di spicco della Famiglia reale, ha annunciato che presto avrà inizio in città la costruzione di sale cinematografiche. Un’affermazione che non avrebbe mai fatto – sottolineano gli esperti – se non avesse avuto certezze. Tanto che il ministero della Cultura e dell’Informazione ha assicurato, in una successiva nota diffusa dai media sauditi, la sua disponibilità a collaborare con il progetto.
Nonostante la crescente ricchezza e gli stretti legami con il mondo occidentale, l’Arabia Saudita, a differenza degli altri Paesi del Golfo, non si è potuta finora concedere il lusso politico di offrire ai suoi cittadini il cinema a causa del veto posto dal potente «clero» wahabita che ha sempre visto nella sale cinematografiche uno strumento del male in grado di portare il Paese alla rovina e alla sollevazione popolare.
Così si è creato il paradosso di decine di migliaia di sauditi che ogni mese oltrepassano la frontiera con gli Emirati Arabi Uniti per gustarsi gli ultimi successi di Hollywood. Nel solo 2010 , si calcola che siano stati 230 mila, ma la tendenza è in chiara crescita anche se non vi sono ancora dati sul 2011.
Mohamed Jabar, uno studente universitario di Gedda, racconta al sito arabo Bikyamasr.com di essersi recato a Dubai per vedere l’ultimo Mission Impossible. «Non capisco perché non sia permesso di vedere i film nei cinema in Arabia Saudita. Sanno benissimo – spiega il ragazzo – che abbiamo i mezzi per scaricare da Internet i film e guardarli in casa o anche i soldi per andare al Cairo e a Dubai».
L’industria cinematografica ha acquisito tra l’altro un’importanza crescente negli altri Paesi del Golfo, con i prestigiosi festival del cinema a Dubai, Abu Dhabi e Qatar, che ormai contendono scena, prestigio e star hollywoodiane ai tradizionali appuntamenti dell’Europa. Vi è inoltre il cinema di vecchia tradizione araba, come quello egiziano, su cui anche i Fratelli musulmani oggi puntano molto.
In ogni caso, se le sale cinematografiche dovessero approdare in Arabia Saudita, i film – informa il ministero della Cultura saudita - saranno sottoposti al controllo della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Ciò significa che le pellicole saranno pesantemente censurate, in quanto tutto ciò che è considerato «anti-islamico» dai religiosi sunniti deve rimanere al di fuori dei confini del regno. Giovani come Jabar sperano che almeno i film d’azione riescano a passare tra le strette maglie dell’ortodossia wahabita.
Due anni fa, con un permesso straordinario da parte della Commissione per la promozione della virtù, il principe Alwaleed bin Talal, anche lui rampollo della dinastia dei Saud, riuscì ad organizzare a Gedda, in una sala con 1.200, posti la proiezione di una commedia musulmana, Manahi. Fu un successo incredibile. In quell’occasione, la polizia religiosa locale tenne sotto controllo per tre giorni la sala, per evitare che ci fosse promiscuità tra i due sessi: agli uomini era riservata la platea, alle donne la galleria. Anche allora si accesero le speranze per una rapida costruzione di regolari complessi cinematografici in Arabia Saudita. Ma i timori degli ultra-conservatori religiosi erano troppo forti. Ora il clima, sull’onda delle primavere arabe, sta cambiando anche tra i ricchi e privilegiati cittadini dell’Arabia Saudita, come dimostrano le recenti battaglie delle donne per il diritto alla guida e quella per il diritto di voto. Così anche i cinema hanno adesso un’opportunità. In attesa del grande schermo, i cittadini del Regno intanto continuano a vedere i film proibiti nelle loro lussuose case, procurandosi dvd di contrabbando e godendoseli sui loro televisori di ultima generazione.
di Lucia Balestrieri
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.