lunedì, febbraio 06, 2012
L’omicidio di Zhou Zheng apre nuove piste investigative sulla presenza della piovra gialla in Italia

di Paola Bisconti

Fare luce sul tragico omicidio avvenuto a Tor Pignattara mette in risalto la presenza di una mafia straniera infiltratasi in Italia. La morte di Zhou Zheng e della sua bimba di soli 9 mesi avvenuta nei dintorni del bar da lui gestito svela infatti uno scenario inaspettato: sono i tentacoli della piovra gialla che si è insinuata nel territorio italiano già da diversi anni acquisendo sempre più potere. I gruppi mafiosi che arrivano dall’oriente si distinguono in “Artiglieria del Dragone”, “Testa di tigre”, “Uccello Paradiso”, “Alleanza Orientale del Quien Tien”. Questi sono solo alcuni dei nomi delle associazioni criminali che fanno riferimento alla Triade Cinese, una mafia che conta più di 600.000 bande che operano tra Hong Kong, capitale mondiale del traffico di droga, e il cosiddetto “triangolo d’oro”, ossia la zona che comprende lo Yunnan, il Laos e la Thailandia, storico centro di produzione di oppiacei. Il commercio della “China White”, la sostanza purissima e mortale, è la loro principale fonte di guadagno, insieme alla tratta dei clandestini. Fuori dalla Cina ci sono invece delle piccole “Chinatown” controllate dai leader mafiosi, che fanno leva sulla disperazione e sul desiderio di affermazione dei cinesi espatriati e trovano così un terreno fertile per il reclutamento di manovalanza criminale, imponendo delle vere e proprie regole di mercato. Peccato che siano illegali.

Nelle città di Milano, Torino, Firenze e Roma si concentrano i tassi più alti di immigrazione clandestina, prostituzione, contraffazione commerciale, gioco d’azzardo. Nonostante la cura dei dettagli nelle azioni illecite e l’aiuto di complici italiani, spesso anche loro appartenenti alla mafia nostrana, molte operazioni sono state sventate grazie all’efficiente lavoro delle squadre di polizia. Il pm Salvatore Salvi è stato il primo magistrato a intuire la portata del fenomeno. Nel 1991 avvenne la cattura del boss Zhou Yi Ping, che controllava le attività imprenditoriali cinesi di Roma attraverso estorsioni e sequestri di persona. Nel 2005 venne arrestato il boss Dong Xueshi, che gestiva il traffico di clandestini cinesi provenienti dall’Albania grazie a una coppia di pluri-pregiudicati brindisini. Questa operazione, denominata “L’ultimo Imperatore”, fu seguita, nello stesso anno, da un’altra intitolata “Riso Amaro”, in cui la DIA liberò 40 ragazze costrette a prostituirsi e scoprì un ambulatorio dove si abortiva clandestinamente. L’operazione “Grande Muraglia” del 2008, invece, consentì l’arresto del primo pentito legato alla mafia cinese, il boss Salvatore Giuliano, che faceva da tramite per i traffici dei rifiuti tossici gestiti dalla camorra e dai casalesi. Grazie alle sue confessioni furono scoperti dei container carichi di rifiuti di ospedali, solventi, composti chimici, vernici, materiale radioattivo, che partivano dal porto di Napoli per raggiungere la Cina, dove venivano trasformati in giocattoli, occhiali da sole, cinte e scarpe. Nel 2009 fu sgominata l’organizzazione criminale cinese radicata a Torino e a Milano con l’operazione “Made in Italy”.
Presso l’attività gestita da Zhou Zheng, il cinese ucciso a Roma, avveniva uno dei servizi indispensabili per i cinesi in Italia: il “money transfer”, ossia la spedizione dei propri guadagni ai parenti rimasti in Cina. La sera in cui è stato ucciso, Zheng aveva con sé una borsa colma di questo denaro. Ma i motivi della morte rimangono ancora sconosciuti e le indagini procedono a pieno ritmo. Il ritrovamento presso il casolare abbandonato in zona Casolotti del corpo di uno dei due assassini, il maghrebino Mohamed Nasiri, lascia molte perplessità sulla morte. Il corpo, trovato appeso ad una corda con un cappo al collo, fa pensare ad un suicidio, ma non c’era nulla che potesse consentire di raggiungere il soffitto e fa dubitare anche il veleno per topi ritrovato sotto il cadavere insieme al suo cellulare. La crudeltà di entrambe le morti lascia sgomenti e apre una serie di interrogatori non solo per i poliziotti e gli investigatori ma anche per i cittadini, che rimangono sempre più sconcertati di fronte alla cattiveria dell’uomo.

La mafia cinese, chiamata, come già detto, Triade, è rappresentata da un triangolo equilatero raffigurante la cosmologia dove confluiscono le forze primordiali dell’Universo: uomo, terra, cielo. Nonostante il nobile e saggio riferimento, la triade cinese, come tutte le mafie, è stata in grado di compiere scempiaggini ai danni dei suoi simili, spargendo sangue senza limite territoriali, sotto un cielo che non evoca grazia ma implora giustizia.

Sono presenti 4 commenti

Anonimo ha detto...

Fa paura la mafia locale, ma associata a quella cinese fa ancor più paura e orrore per la cattiveria e la disumanità dei soggetti che vi appartengono. Che Dio ci aiuti.

Anonimo ha detto...

Ci vuole il pugno duro. Espulsioni dei delinquenti con spese di viaggio a carico dei paesi di origine. Rafforzare la polizia e dargli più potere d'intervento. Un cancro va curato anche chirurgicamente e definitivamente prima che ci uccida. Non sono uomini!

Anonimo ha detto...

I cinesi si stanno impadronendo dell'Italia perchè lo Stato italiano, governato in buona da parte anch'esso da delinquenti, glielo consente. Emblematico è il caso di Prato, dove i cinesi hanno raso al suolo le aziende tessili italiane con una competitività che nasce dalla mancanza di rispetto per la legge. Infatti, se fai lavorare i dipendenti 12/14 ore al giorno, pagandoli pochissimo e in nero, e quindi senza contributi , in locali che non hanno il minimo rispetto delle norme sanitarie, è chiaro che il prodotto ti costa molto meno. Ma qui è il punto: come mai ai cinesi è consentito fare, in Italia, quello che agli italiani è giustamente vietato? L'unica risposta è che nelle nostre istituzioni c'è troppa gente complice.
Simone

Anonimo ha detto...

Stato italiano perchè ammetti questa vergonia?
Ti fa comodo forse? Cosa si aspetta a sbattere fuori tutta sta gentaglia che non si sa nemmeno dove la mettano quando muoiano? Datti una mossa:

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa